"Un sequestro per 'dare un occhio'| alle società del porto di Palermo" - Live Sicilia

“Un sequestro per ‘dare un occhio’| alle società del porto di Palermo”

Caso New Port. Gli inquirenti
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Il prefetto aveva chiesto loro di “bonificare” la società dalla presenza di personaggi che la ponevano a rischio infiltrazioni. “Ma la cessione dei rami d’azienda della New Port a due nuove società – spiega il procuratore aggiunto alla Dda di Palermo, Vittorio Teresi (nella foto) – temiamo siano modifiche solo di facciata”. Così è scattata la misura di prevenzione patrimoniale e personale richiesta dalla procura e dal direttore della Dia di Palermo e ammessa dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo. L’amministrazione della New Port spa, della Portitalia srl e della Tcp srl è stata sospesa, mentre sono stati sequestrati i beni di Antonino Spadaro (classe ’49), Antonino Spadaro (classe ’56), Maurizio Gioè e Girolamo Buccafusca.

Ma non si tratta del classico sequestro finalizzato alla conseguente confisca. “E’ un provvedimento dal sapore preventivo – spiega ancora Teresi – in sostanza serve a dare allo Stato la possibilità di dare un occhio a queste società. Io Stato – semplifica – mi metto al tuo posto per verificare che all’interno dell’attività ci sono infiltrazioni”. Un provvedimento, dunque, che ha la durata di 6 mesi, rinnovabile per altri sei. “Se non si ravviseranno le paventate infiltrazioni – prosegue Teresi – i beni saranno restituiti agli originari amministratori. Se invece si riscontra effettivamente l’infiltrazione, le società e i beni potranno essere sequestrate definitivamente e confiscate”.

“E’ la prima volta che questo normativa, contenuta nel nuovo codice antimafia, viene applicata” aggiunge il capocentro della Dia di Palermo, il colonnello Giuseppe D’Agata. Che aggiunge come a far insospettire gli investigatori siano state le modalità con le quali la New Port – “divenuta una scatola vuota” – abbia ceduto i rami d’azienda alle altre due società oggetto della sospensione dell’amministrazione. “Ci sono gli stessi soci, gli stessi organi direttivi, i rami d’azienda sono stati acquisiti nella stessa data, hanno la stessa sede e, soprattutto, hanno programmato un pagamento molto comodo che non considera nemmeno gli interessi”.

Effettivamente la vendita dei rami d’azienda dalla New Port alla Portitalia e alla Tcp, prevede un pagamento, in ambo i casi, in 216 rate mensili. “Così  diluiti – ha aggiunto Vittorio Teresi – la New Port, e di conseguenza i suoi soci, continua a incassare per 18 anni. Le modalità dell’operazione hanno insospettito il prefetto e quindi si deve verificare che l’infiltrazione mafiosa sia ancora presente. Insomma – conclude Teresi – seppur i personaggi ‘inquietanti’ sembravano formalmente usciti, il cambiamento è solo di facciata. Come sempre, tutto cambia perché nulla cambi”.


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