Un tesoro sepolto dalla lava |La Chiesa riemerge dall'oblio - Live Sicilia

Un tesoro sepolto dalla lava |La Chiesa riemerge dall’oblio

L'antico edificio religioso, ricoperto dall’eruzione del 1669, sta lentamente riemergendo. Lunga circa 40 metri, provvista di altari e circa 13 cripte, dell'antica Chiesa Madre di Misterbianco si parla in una pergamena conservata nella biblioteca Ursino-Recupero, e datata metà del 1300. GUARDA LE IMMAGINI

La storia restituita alla comunità
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MISTERBIANCO – La storia restituita alla collettività. Nonostante i secoli, nonostante dodici metri di durissima pietra lavica da scavare. Certo, di tempo ce n’è voluto e ancora ce ne vorrà, ma lo spettacolo del recupero archeologico di un bene senza eguali rappresenta una ricchezza non solo per il territorio etneo, ma per la Sicilia e per l’Italia tutta. A Misterbianco, è stata lentamente recuperata, letteralmente strappata all’oblio, l’antica chiesa madre dell’ormai scomparso paese alle pendici dell’Etna, raso al suolo dall’eruzione del 1669, la stessa che attraversò Catania (risparmiando il Castello Ursino) e si getto nel mar Ionio. Il paese venne in seguito ricostruito più a valle rispetto al sito originario dove, però, rimangono le tracce del passato, fermate dalla lava che, in alcuni casi, non ha distrutto ma solo coperto.

È questo il caso dell’antica Chiesa Madre del Campanarazzu, il nome che fu dato alle vestigia dell’antico campanile dell’edificio e che adesso indica non solo il campanile diroccato, ma una intera contrada, oltre al sito archeologico da cui è emerso uno dei beni più antichi conservati da un territorio devastato prima dall’eruzione e poi dal terremoto alla fine del Seicento.

Lunga circa 40 metri, ricca di altari e di circa 13 cripte, di questo edificio religioso si parla in una pergamena conservata all’interno della biblioteca Ursino-Recupero, e datata metà del 1300. Come l’anfiteatro romano di piazza Stesicoro, anche in questo caso gli archeologi hanno dovuto scavare i durissimi basalti per portare alla luce il bene che, secondo gli studiosi e le testimonianze avrebbe subito modifiche nell’arco della storia, prima di essere sepolta dalla lava.

Gli studi e la volontà di riportare alla luce il magnifico sito sono partiti nel XIX secolo ma solo nei primi anni del 2000 questa si concretizzò, con l’avvio dei cantieri. Dopo aver riportato alla luce prima il campanile e la scalinata e, grazie alla spinta dell’onorevole Lino Leanza, misterbianchese doc e ai finanziamenti europei, la navata principale e gli altari laterali, oltre all’arco di ingresso e al pavimento, nella terza fase degli scavi, è stata portata alla luce una cappella risalente al periodo Gotico, probabilmente nucleo originale dell’edificio religioso.

Un iter lungo, partito nel 2003 grazie a un finanziamento di circa un milione, che ha subito una battuta di arresto intorno al 2007 quando una frana sul costone nord del sito non ha obbligato all’interruzione dei lavori e alla messa in sicurezza. Un secondo finanziamento da parte, un paio di anni fa, sempre dell’Assessorato regionale alle Attività culturali nel frattempo retto dallo stesso Leanza, per altre 500 mila euro, ha permesso di proseguire nei lavori, il recupero della cappella Gotica e del pavimento originario – preservato dal tetto originario che, investito dalla colata lavica, è crollato al suolo, salvandolo dalla distruzione.

Attualmente, si lavora – il cantiere riaprirà a settembre – al rifacimento del tetto e dell’impianto elettrico, per permettere l’illuminazione del sito. Per non lasciare l’opera incompleta, la Parrocchia e la Fondazione Monasterium Album hanno lanciato una raccolta di fondi per eseguire le opere necessarie a rendere fruibile la chiesa che riaprirà i battenti in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna degli Ammalati.

 

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