Una chiesa e un centro commerciale | La 'nuova vita' di Brancaccio FOTO - Live Sicilia

Una chiesa e un centro commerciale | La ‘nuova vita’ di Brancaccio FOTO

Il progetto della nuova piazza

Il santuario di don Pino Puglisi va a rilento, ma dai privati arriva una proposta al Comune di Palermo che darebbe lavoro a 600 persone.

PALERMO – Una nuova chiesa dedicata a don Pino Puglisi che faccia anche da centro polivalente al servizio del quartiere, un asilo nido, una piazza ma anche un centro commerciale accanto all’autostrada che darebbe lavoro a 600 persone, con tanto di viabilità nuova di zecca e un sovrappasso sulla rotonda Oreto realizzato dai privati.

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A guardare tavole e bozzetti, Brancaccio si prepara a cambiare completamente volto grazie a una serie di iniziative già in cantiere e altre pronte a partire. Un processo che però non è esente da intoppi, se si pensa che la prima pietra della nuova chiesa è stata posata nel 2013 e, in questi cinque anni, si è ancora alla fase di definizione del progetto. Un iter che procede a passo di lumaca tra lungaggini burocratiche e questioni finanziarie, ma che potrebbe rappresentare il primo tassello di un processo che rivoluzionerebbe letteralmente il quartiere dove visse e fu ucciso don Pino Puglisi.

Il progetto della chiesa di don Pino Puglisi a Brancaccio

LA NUOVA CHIESA
E’ proprio intorno alla nuova chiesa che si affiancherebbe un progetto messo a punto da alcuni investitori privati che, in cambio dell’autorizzazione alla costruzione di un centro commerciale con 600 posti di lavoro più l’indotto, sarebbero pronti a realizzare la nuova viabilità della zona per collegare la nuova chiesa con l’autostrada e col resto di Brancaccio, comprendendo anche il sovrappasso della rotonda Oreto, ormai chiusa parzialmente da anni perché considerata pericolosa.

La beatificazione di don Pino Puglisi, figura celebrata a settembre da Papa Francesco, ha dato una nuova luce a Brancaccio e alla parrocchia di San Gaetano: un crescendo che è culminato con la visita del Pontefice nel venticinquesimo anniversario dell’uccisione del parroco, con tanto di sosta nel luogo del martirio, e che ha già portato a un incremento dei flussi dei pellegrini. Ma ad oggi la parrocchia è troppo piccola e le spoglie mortali del beato sono state posizionate addirittura in Cattedrale, tanto che nel 2013 è stata posata la prima pietra di una nuova grande chiesa, con tanto di campi sportivi, aule e laboratori, in cui (familiari permettendo) andrebbero anche traslati i resti del beato.

Ma in cinque anni, su quel terreno da 13mila metri quadrati confiscato all’impero di Ienna, non si è mossa neanche una ruspa e del cantiere non c’è alcuna traccia. “Se fosse per me, già ci sarebbero i bambini che giocano – dice con una punta di amarezza don Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano – ma speriamo che adesso le cose vadano più speditamente”. Nel 2013, come detto, è stata posata la prima pietra ma il progetto è stato definito da alcuni architetti della parrocchia soltanto l’anno dopo e da lì è iniziato l’iter tra pareri ambientali e urbanistici, che però non è ancora terminato. Nel frattempo, infatti, alla Conferenza episcopale italiana sono cambiate le regole e la costruzione di nuove chiese non è più così semplice. Il progetto costa circa otto milioni di euro, di cui quattro a carico della Cei (per la chiesa e le pertinenze) e l’altra metà a spese della diocesi di Palermo per l’agorà, le aule e gli spazi ludici; ma se fino ad alcuni anni fa la Chiesa italiana erogava subito i fondi, lasciando a vescovi e parroci il compito di racimolare il resto della cifra a cantieri già avviati, adesso la Cei pretende che i soldi ci siano tutti e subito prima ancora che partano i lavori, così da evitare le incompiute.

Il compito di trovare gli altri quattro milioni di euro, come detto, è della Curia ma in questi anni il vescovo è cambiato: Paolo Romeo ha lasciato il posto a Corrado Lorefice che, non appena insediatosi, ha voluto studiare la pratica. Un cambio di vertice che ha inevitabilmente contributo a rallentare l’iter del progetto, così come è cambiato il responsabile dell’ufficio tecnico della diocesi. “La Conferenza episcopale ha il compito di verificare il progetto nei dettagli, sia da un punto di vista liturgico che architettonico – spiega don Maurizio – e oggi le procedure sono più stringenti. La Curia sta adeguando il progetto alle nuove normative e, non appena sarà pronto, lo sottoporremo nuovamente alla Cei che ha già dato un primo benestare”.

Insomma l’iter procede, anche se a passo di lumaca, ma un momento dopo il via libera da Roma bisognerà pensare anche a racimolare i quattro milioni a carico di Palermo. “La parrocchia finora ha speso 25 mila euro tra il terreno che ci è stato dato in concessione per 99 anni, i documenti e i saggi geologici – continua il parroco – fondi raccolti tramite un conto corrente dedicato alle offerte. Spero che i lavori inizino il prima possibile, ma non abbiamo tutti i soldi che servirebbero: confidiamo nella Provvidenza e nella generosità della gente, come ha fatto don Pino quando ha acquistato i primi locali qui a Brancaccio”. La pratica è in mano al vescovo, che dovrà stabilire come procedere. Il terreno, nel frattempo, si ritrova però in balia dei vandali: la parrocchia lo ha recintato ma, a volte, ignoti lo trasformano in una discarica, la rete sul lato destro è stata perfino divelta e il palo è addirittura piegato.

Il terreno su cui sorgerà la chiesa di don Pino Puglisi

LA NUOVA VIABILITÀ
Ma anche se la chiesa fosse costruita, rischierebbe di trasformarsi in una cattedrale nel deserto: il problema è infatti anche la viabilità. Ad oggi il terreno dove dovrebbe sorgere è raggiungibile solo dalla strettissima via Fichidindia, che è peraltro a senso unico verso Brancaccio: i residenti, in pratica, dovrebbero raggiungere la chiesa a piedi, percorrendo una strada senza marciapiedi e quasi al buio, o con l’automobile rientrando dalla parallela dell’autostrada e facendo un percorso molto più scomodo e tortuoso. Nel 2015 il Comune ha approvato una variante che comprende una nuova strada di collegamento con via Oreto, da un lato, e Brancaccio, dall’altro, ma della quale non c’è ancora traccia. “Un ritardo che mi preoccupa – ammette don Maurizio -. Dopo la visita del Papa abbiamo avuto una ventina di pullman di pellegrini, che hanno avuto non poche difficoltà. Inoltre, se il cantiere partisse oggi, il quartiere soffrirebbe di enormi disagi, anche perché accanto ci sono due scuole superiori”.

LA ROTONDA ORETO
Il problema in realtà riguarda tutta la viabilità della zona, anche perché la rotonda Oreto, tratto di congiunzione tra l’autostrada per Catania e viale Regione Siciliana, da anni è stata in parte chiusa per motivi di sicurezza col risultato che, chi viene da via Oreto, deve immettersi da Bonagia intasando quel quartiere. La soluzione sarebbe un sovrappasso, visto che a monte della rotonda dovrebbe sorgere il deposito della Metropolitana automatica leggera che in sotterranea arriverebbe fino alla Stazione: progetto faraonico rimasto alle battute iniziali, ma ancora in piedi.

IL NUOVO CENTRO COMMERCIALE
Il sovrappasso è già stato previsto dal Comune, ma al momento non ci sono i soldi. E qui si è fatta avanti una cordata di imprenditori che sarebbero pronti a investire su Brancaccio, sfruttando le trasformazioni in atto. Il progetto, denominato Brancaccio 2.0, prevede un nuovo centro commerciale formato non da un unico blocco edilizio ma da una serie di edifici bassi e immersi nel verde tra viale Regione Siciliana e via San Ciro, in una zona chiamata Fondo Bagnasco. In cambio, nell’ambito di un programma integrato, gli imprenditori realizzerebbero a proprio carico tutta la nuova viabilità e anche il sovrappasso Oreto che, da solo, costa circa sei milioni.

I terreni sarebbero già stati acquistati e a mancare all’appello sarebbe solo il via libera del Comune per il centro commerciale. “Serve una sinergia tra tutti i soggetti coinvolti – dice Maurizio Artale, presidente del Centro Padrenostro -. Il dialogo tra gli imprenditori e il sindaco è già partito, c’è la possibilità di dare un posto di lavoro a gente che, in altre condizioni, non potrebbe mai trovarlo. Noi siamo pronti a contribuire, siamo la dimostrazione che a Brancaccio si possono fare grandi cose”.

Il nuovo centro commerciale creerebbe 600 posti di lavoro (più l’indotto) che, assicura Artale, andrebbero in parte a chi abita a Brancaccio, grazie anche a una formazione ad hoc. “Noi ci siamo confrontati con questi imprenditori – spiega il presidente del Centro Padrenostro – che adesso attendono una risposta. Serve un protocollo di legalità? Lo si faccia allora e ci si attivi con la Prefettura per i controlli del caso”.

Il progetto del nuovo asilo

L’ASILO E LA PIAZZA
Ma Artale chiede soprattutto un confronto a tutto campo sul futuro del quartiere che si arricchirà anche di una nuova piazza e di un asilo nido: due progetti portati avanti proprio dal Centro Padrenostro e che in totale costano circa sei milioni di euro. “Noi abbiamo realizzato i progetti e siamo pronti a donarli al Comune – continua Artale -. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione della sua visita a Brancaccio ci ha assicurato che le risorse si troveranno, ma noi ci siamo già attivati iniziando a raccogliere i fondi”. La piazza sorgerebbe su un terreno privato, il cui proprietario si è detto pronto a vendere, tra via Brancaccio e la nuova chiesa: sarebbe grande 14.500 metri quadrati e comprenderebbe uno specchio d’acqua, una scultura che ricorderà don Pino ma anche Papa Francesco e un anfiteatro di 650 metri quadrati che ospiterebbe fino a 350 persone per attività sociali e culturali, con tanto di caffè culturale in un padiglione. L’asilo, con 12 posti gratuiti e 28 a pagamento, sorgerebbe su un terreno a ridosso della nuova rotonda Norman Zarcone, costruita dalle Ferrovie per il sottopasso, in un’area rimasta praticamente inutilizzata, grazie alla collaborazione della fondazione Giovanni Paolo II che si occuperebbe della progettazione esecutiva e della costruzione. La struttura sarebbe su due livelli, con quasi 800 metri quadrati di spazi esterni per i giochi.

“Bisogna convocare una conferenza di servizi con il sindaco, il vescovo, il parroco, gli uffici tecnici della Curia e il quartiere puntando sulla coralità – spiega Artale -. Bisogna fare sinergia con gli imprenditori, o quantomeno intanto confrontarsi, e riprogettare questo quartiere. La nuova viabilità consentirebbe inoltre di collegare la rotonda Oreto con la nuova piazza, passando davanti alla chiesa di don Pino Puglisi e arrivando fino all’asilo: in questo modo apriremo Brancaccio alla città”.


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