Una città in ostaggio - Live Sicilia

Una città in ostaggio

Tra precari e proteste
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Palermo è talmente ostaggio del suo futuro che più nessuno si preoccupa del suo presente. Non se ne preoccupa troppo l’uomo della foto. Sarebbe il sindaco, invero, ma ha altro a cui pensare. Deve riflettere su una possibile via d’uscita, su una ciambella di salvataggio elettorale che – prima o poi – lo traghetti da un’ingloriosa esperienza amministrativa, fino a una calda poltrona di parlamentare. Non se ne preoccupa, né potrebbe,  il disarmato e disarmante Consiglio comunale, assemblea oltraggiata dai comportamenti non sempre adamantini dei suoi componenti. Dove non ci sono traffichini di preferenze, a Palazzo delle Aquile, ci sono uomini onesti che hanno paura. Chiunque può varcare il portone di Palazzo delle Aquile e pretendere la sua fetta di torta, in cambio di una minaccia. E’ accaduto ieri con la Gesip. Succederà ancora, nella debolezza anarchica causata dall’assenza di un potere responsabile.

E mentre la città naufraga, sotto l’inerzia e il timore delle maggiori istituzioni della municipalità, le strade diventano un malsicuro campo di battaglia. Ieri sono scesi in piazza quelli di via Perpignano e hanno paralizzato la circolazione generale per parecchie ore. Domani a chi toccherà? Sarà la volta dei padroni di cani che non hanno abbastanza aiuole per passeggiare, o protesteranno coloro che hanno la cucina a piastrelle gialle e la vorrebbero a piastrelle rosse? Logicamente, il cittadino normale si chiude in casa e non ha più voglia di partecipare ai gloriosi dibattiti sul futuro di Palermo, tra questa e quella candidatura. Parlateci del presente, invece, se proprio volete parlare. Non è detto, con siffatti chiari di luna,  che ci sia un futuro.


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