"Una testimonianza pertinente | Non escludo strategie stragiste" - Live Sicilia

“Una testimonianza pertinente | Non escludo strategie stragiste”

Nino Di Matteo

PARLA DI MATTEO.

Il pm Di Matteo
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PALERMO- “La testimonianza di Napolitano è pertinente come quella delle altre 175 persone citate”. Lo dice il sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo ad Affaritaliani.it. Questa mattina la corte d’assise, davanti alla quale si svolge il processo sulla “trattativa”, ha ammesso come teste il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, pur fissando alcuni paletti. La politica ha un importante ruolo nella mafia, secondo Di Matteo. “Rispetto a vent’anni fa si è indebolita solo l’ala militare – spiega – la mafia continua tuttora a infiltrarsi nelle istituzioni e a condizionare le decisioni politiche, dagli enti territoriali sino ai piani alti. I politici all’apparenza sono tutti antimafia ma nella realtà si fa molto poco. Senza la politica Cosa Nostra sarebbe una banda criminale comune a tante altre”.

“Lo Stato – aggiunge – dovrebbe rendersi conto della centralità del problema e punire più duramente i rapporti esterni con la mafia. Purtroppo manca una visione unitaria. Fenomeni come l’abuso d’ufficio, la turbativa d’asta o la corruzione sono solo apparentemente estranei alla criminalità organizzata. Sono invece il grimaldello che la mafia utilizza per arrivare ai piani alti”. L’ipotesi di amnistia e indulto per svuotare le carceri, viene bollata da Di Matteo come “grave errore”. “Contribuirebbero – conclude – a minare la certezza del diritto e diffonderebbero una prospettiva di impunità, dando così un aiuto più o meno diretto alle mafie. Certo, c’è il sacrosanto diritto dei detenuti di ricevere un trattamento adeguato, ma questo non può passare attraverso un’impunità che renderebbe innocua la macchina repressiva. Il rischio è che si diffonda una mentalità secondo la quale il delitto paga”.

“Chi oggi esclude un possibile ritorno a una strategia stragista mostra di non conoscere la storia”. Lo ha detto, ad Affaritaliani.it, il sostituto procuratore di Palermo, Nino Di Matteo. “Da sempre – ha aggiunto – quando si parla di mafia, si sono alternati periodi di basso profilo ad altri di improvvisi mutamenti di rotta. È successo così nel 1963, con la prima ondata di attentati eccellenti e la calma seguita alla repressione dopo la strage di Ciaculli. Nel 1971 si tornò all’attacco frontale con l’omicidio del procuratore Pietro Scaglione”. Per Di Matteo, “abbandonare inchieste che cercano verità legate alle stragi o altri punti neri della storia italiana sarebbe un errore imperdonabile. Con tutti gli elementi che sono emersi a rafforzare le ipotesi di elementi esterni alle mafie in qualche modo coinvolti in questi eventi smettere di indagare costituirebbe un gravissimo regalo alle mafie e al terrorismo. Credo che la ricerca della verità, e di una verità completa, sia un dovere etico e morale”.

(Fonte ANSA)


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