Tornata elettorale senza sussulti | Comandano i (piccoli) leader - Live Sicilia

Tornata elettorale senza sussulti | Comandano i (piccoli) leader

In provincia di Catania si va al voto in sette Comuni: si chiude una campagna per le amministrative con pochi contenuti. E dove i partiti hanno dimostrato di arrancare.

Verso le amministrative
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CATANIA. Lo diciamo subito. Non è stata una grande campagna elettorale. Un leit motiv tutt’altro che nuovo e che si trascina da tempo, in verità: in linea probabilmente con quella che è l’attuale crisi irreversibile della politica. E non solo. Ecco, allora, che forse, la parte più interessante sarà quella che scatta domani: ovvero, il silenzio elettorale. Il momento in cui tra gli sfidanti ci si guarderà in cagnesco per capire se c’è chi bara e con la gente, con gli elettori, che passeranno le ultime ore a meditare sulla “propria voglia di cabina elettorale”. Il clima del resto è questo: tanta sfiducia, tanto scoramento in chi si propone di rappresentare le istituzioni. C’è poco da fare. Come biasimare del resto?

Nella provincia di Catania si vota in sette comuni: sono quelli di Bronte, Maniace, Mascali, Milo, San Giovanni La Punta, Tremestieri Etneo e Pedara. Una corsa alla poltrona di primo cittadino e ad uno scranno al consiglio comunale: “Un concorso pubblico ppi pigghiarisi i soddi”, come liquida maliziosamente qualcuno. Ma sarebbe ingeneroso parlarne (solo) in questi termini. C’è anche una questione di tensioni ed equilibri che va affrontata. Proprio in provincia di Catania, ad esempio, vi sarà da ragionare su cosa decreterà l’urna a proposito di Comuni come Bronte e Pedara che hanno per sindaci uscenti (e non più ricandidabili) rispettivamente Pino Firrarello e Anthony Barbagallo. Il gioco-forza all’interno delle candidature la fanno ormai i piccoli leader. L’idea di partito è saltata: ognuno ha il proprio riferimento, sganciato da qualsiasi contesto organizzativo. Poco importa se si chiama Sammartino o D’Agostino; Castiglione o Musumeci. Ogni candidato – con le dovute eccezioni, s’intende – si è proposto dopo essere andato alla ricerca di una casa, una corrente, alla quale appigliarsi. Ed alla fine, soprattutto a Catania il conto verrà presentato per tutti: sia all’interno di un frastagliassimo Pd che nella stessa città si permette il lusso di appoggiare due candidati diversi (leggasi Tremestieri Etneo); sia in un centrodestra che prova a riconteggiare le proprie truppe. 

E la tornata che porta al voto di domenica e lunedì, è anche quella che ha visto proliferare una marea di liste civiche. Un modo per ammaliare la gente ma in molte di quelle liste civiche non sono mancati i volti vecchi della politica. I partiti che provano a reinventarsi seguendo altre strade collaterali.


Ma, si diceva, è stata una tornata appiattita e senza sussulti. E se la stretta di mano tra i nemici Firrarello a Crocetta al termine del comizio brontese di qualche giorno fa si erge a “momento di alto coinvolgimento politico”, vi lasciamo immaginare.
 Nemmeno i “buffetti mediatici” al comizio di Salvini a San Giovanni la Punta hanno destato dal grande sonno nel quale è caduta la politica che resta lontana da temi attualissimi (come lo sviluppo dei territori e la possibilità di creare lavoro) e nuovi (la questione sicurezza): non ci sono denari ed in balia di una spending review permanente diventa difficile persino fare promesse. Ed, allora, forse sì: il silenzio di domani sarà forse il momento più appassionante di questa tornata elettorale.


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