E’ il brivido dell’imprevisto. Giuliano Pisapia: nemmeno lui credeva ai suoi occhi. Nelle apparizioni in tv, nella cavalcata catodica di ieri, sprizzava stupore e gioia da tutti i pori. Io al ballottaggio con la Moratti? Davvero ragazzi? E dall’altra zona d’ombra, del campo il silenzio. L’incapacità di ammettere una sconfitta politica. La destra sta reagendo allo schiaffo inatteso con un confuso gracidio, appena interrotto da lampi d’occhiate fiammeggianti. Hanno vinto tanto. E’ grottesco che non sappiano perdere.
Silvio Berlusconi si può battere. Ma a che prezzo? E con quali forze? E’ il bisbiglio di centrosinistra, la parola d’ordine, il tema del giorno. I primi commenti – anche in Sicilia – convergono verso un’analisi scontata. Dice Giuseppe Lupo a ‘Repubblica’: “Il risultato delle amministrative sancisce il fallimento definitivo del berlusconismo. Fallimento che già da tempo si è manifestato in Sicilia. Ai partiti moderati del terzo polo consiglio di allearsi con il centrosinistra”. Il rapporto con i centristi è forse l’approdo naturale per la “reconquista” agognata”. Ma la lezione delle amministrative corre esattamente nel senso opposto.
A Milano i voti premiano Giuliano Pisapia: un prodotto delle primarie, istituto che i democratici hanno da tempo messo in discussione. Pisapia è un’eccezione proprio rispetto al percorso immaginato dai dirigenti del Pd. Non è un uomo d’apparato, di quella curia un tempo rossa, oggi rosè, che dovrebbe garantire una sicurezza mai in effetti raggiunta. E’ uno che viene dalla società civile. E’ un segno di discontinuità rispetto a Berlusconi, però anche rispetto al tandem Bersani-D’Alema e al concetto base di “alleanza con chiunque”, pur di mandare a casa Silvio. Fassino vince a Torino, soprattutto per la sua faccia pulita e per la sua storia di dirigente onesto. A Napoli trionfa un altro irregolare, quel De Magistris che ha fatto della demagogia la sua arma vincente. Chi scrive pensa che De Magistris rappresenti l’altro eccesso. Se Berlusconi punta sull’assalto indiscriminato e inconcepibile alla toga, Luigi dell’Idv è il simbolo di un fanatismo eguale e contrario, riassumibile in uno slogan: con le Procure a prescindere.
Adesso è utile salire tutti insieme appassionatamente sul carro del vincitore. Presto, gli alleati presenteranno il conto al Pd. La lezione ci appare chiara come non mai. Per convincere, al centrosinistra, occorrono passione, schieramenti coesi e programmi netti. Non serve certo un’altra gioiosa e squinternata macchina da guerra.