PALERMO – Lunghi applausi e cori di approvazione hanno caratterizzato il conferimento della laurea magistrale honoris causa in “Teorie della comunicazione” a Giulio Rapetti, in arte Mogol. La cerimonia ha preso il via nella poetica cornice di Palazzo Chiaramonte Steri dove il paroliere milanese ha esposto la propria lectio magistralis dal titolo “Mogol racconta Mogol”.
Mogol, visibilmente emozionato, ha parlato del legame con la Sicilia e della grande gioia provata alla richiesta del rettore di insignirlo dell’ambizioso titolo. “Adoro questa terra dai colori e dai sapori meravigliosi, ma soprattutto adoro i siciliani. Palermo è lontana mille chilometri dalla città in cui sono nato ma qui mi sento a casa – racconta – Ho un amico catanese straordinario, un grandissimo compositore che è Gianni Bella col quale ho scritto un’opera che è piaciuta a livello internazionale. Un capolavoro che, adesso, Gustav Kuhn vorrebbe mettere in scena al Festival di Salisburgo”.
Da “Io non so parlar d’amore” a “L’arcobaleno”, da “Una lacrima sul viso” a “La canzone del sole”: sono oltre 1500 i capolavori concepiti da Giulio Rapetti nel corso della sua carriera artistica. Testi, parole, melodie che hanno fatto la storia della musica italiana. Eppure, alla domanda se il successo ottenuto sia stato fonte di una deviazione nello stile di vita e nella personalità dell’artista il paroliere risponde: “Mogol sono io, sono un uomo qualsiasi non molto diverso da altri. Sono uno che ha sempre cercato di fare tutto il possibile per essere come gli altri perché ero fermamente convinto di essere un po’ più mediocre – precisa -. Poi però alcune cose sono guidate dal cielo, il destino degli uomini è sicuramente affidato agli uomini però gran parte non dipende da noi”.
“A che scopo i poeti nel tempo del bisogno? Perché i poeti e nel tempo della povertà e del dolore? Giulio Rapetti Mogol è uno di questi poeti. A lui è stato dato il privilegio di accompagnare verso una risposta tutta la cultura italiana del secondo novecento e oltre – sono queste le parole, tratte da un’elegia di Friedrich Holderlin, che il preside Michele Cometa ha recitatio durante la cerimonia – Ha avuto molte fortune Mogol, soprattutto quella di essere accompagnato a sua volta da alcuni esseri speciali, artisti che hanno segnato le sorti della musica popolare italiana tuttavia la sua più grande fortuna rimane quella di essere stato incoraggiato da un intero popolo, da una nazione che con lui ha scambiato parole, sentimenti, emozioni”.