PALERMO – Docenti e ricercatori siciliani hanno annunciato un’adesione in massa allo sciopero indetto dal “movimento per la dignità della docenza universitaria”. A rischio gli appelli della sessione estiva, considerato che gli aderenti dichiarano che si asterranno dallo svolgimento degli esami di profitto nel periodo fra il 1 giugno e il 31 luglio. Al momento le firme raccolte negli atenei siciliani fra i docenti aderenti e quelli a sostegno a Palermo sono più di duecento, mentre sia a Catania che a Messina superano il centinaio. La protesta si pone in continuità con quello promosso nella sessione di settembre, quando gli studenti registrarono disagi per l’impossibilità di conseguire gli esami di profitto.
Lo sciopero estivo promosso dal “movimento per la dignità della docenza universitaria”, è stato proclamato con le firme di circa settemila professori e ricercatori universitari e ricercatori di 79 Università e enti di ricerca italiani. Un numero, quello degli aderenti, si presume destinato a crescere nei prossimi mesi se si considera che le adesioni allo sciopero di settembre furono più di diecimila. I firmatari lamentano principalmente l’assenza di risposte soddisfacenti allo sblocco definitivo delle classi e degli scatti nella legge di bilancio 2018.
Nella lettera di proclamazione dello sciopero, però, i promotori sperano in uno shock al mondo universitario anche per gli studenti chiedendo 80 milioni di euro per le borse di studio. Infine, gli aderenti allo sciopero protestano per l’ottenimento di nuovi concorsi: quattromila posti per professore ordinario , seimila posti per professore associato e quattromila posti per ricercatore. “Non si possono lasciare i quattordicimila ricercatori a tempo indeterminato nel limbo di un ruolo a esaurimento, né diciannovemila professori associati senza prospettive di carriera. Già tantissimi di loro conseguito l’abilitazione scientifica nazionale e sono già pronti per tali concorsi, così come altri studiosi non ancora strutturati”.
Rivolgendosi al CNSU, Consiglio nazionale degli studenti universitari, il movimento afferma: “Ci saranno certamente disagi. Vi assicuriamo però fin da ora, come abbiamo già dimostrato nel primo sciopero, che anche questa volta avremo la massima disponibilità a risolvere problemi di pari livello che dovessero emergere”. Anna Azzalin, presidente del Cnsu, espone così i pericoli dello sciopero: “Ancora una volta, si rischia di danneggiare pesantemente gli studenti: basti pensare alle scadenze non prorogabili riguardanti il diritto allo studio, oltre alla ‘banale’ necessità di svolgere esami di profitto (non entrando nel merito dei singoli casi, tutti meritevoli di tutela e rispetto). É evidente sia necessario un confronto, affinché il danneggiamento non avvenga nei confronti di un soggetto debole, ma avvenga nei confronti della parte datoriale, dalla quale gli studenti sono esclusi”.
Vincenzo Calarca, senatore accademico presso l’Università di Palermo sottolinea: “A nome dell’associazione di rappresentanza Link – Onda, devo sottolineare come lo sciopero precedente abbia penalizzato gli studenti incolpevoli. Qui al sud, sono stati riscontrati disagi per via dell’inefficienza degli atenei che non hanno saputo ben gestire le criticità. Inoltre, i fuori sede hanno dovuto affrontare anche lunghe trasferte per poi vedersi negare la possibilità di celebrare l’esame”.