CATANIA – Nuova operazione della Direzione investigativa antimafia guidata da Renato Panvino: sono state eseguite, tra Roma, Milano e Catania “misure cautelari nei confronti di funzionari pubblici, con ruolo apicale, del comune di Catania ed imprenditori impegnati nel settore Ecologia e Ambiente, tutti ritenuti responsabili di vari reati contro la Pubblica Amministrazione, per l’affidamento di un appalto dell’importo di 350 milioni di Euro suddivisi in tre anni”.
Il primo nome è quello del funzionario Orazio Stefano Fazio, classe 1954, fedelissimo di Enzo Bianco, responsabile del servizio esternalizzazioni, promosso da classe C a classe D con l’assegnazione di mansioni superiori. LEGGI: IL PROFILO DI ORAZIO FAZIO
Il secondo è quello di Massimo Rosso, destinatario di una misura interdittiva, ragioniere generale del Comune di Catania, vicinissimo, da sempre, al primo cittadino.
Un vero terremoto che scaturisce dall’inchiesta coordinata dal procuratore capo Carmelo Zuccaro. Indagini che già, nel settore rifiuti, hanno portato a numerosi arresti, anche di noti imprenditori e colletti bianchi non solo catanesi.
Ecco i nomi dei destinatari delle misure cautelari. Antonio Deodati, classe 1962, comproprietario della Ipi srl socio della Ecocar, affidataria in Rti con Senesi, vicepresidente del consorzio Seneco. Per lui custodia in carcere: è accusato di turbata libertà degli incanti e corruzione.
Stefano Orazio Fazio, dirigente dle comune classe 1954, è finito in carcere con le stesse accuse di Deadati.
Domiciliari per: Antonio Natoli, classe 1972, dipendente della Ipi srl, dal 2017 dipendente del consorzio Seneco – attuale affidatario in Rti del servizio di raccolta dei rifiuti. E’ accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Interdizione per dodici mesi dell’esercizio di uffici direttivi per Francesco Deodati, amministratore unico della Ecocar e cugino di Antonio Deodati, accusato di turbata libertà degli incanti.
Interdizione per 12 mesi per Massimo Rosso, classe 1964, Ragioniere generale del Comune e presidente della Srr, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Per lui anche una sospensione per un anno dal pubblico ufficio.
Sospensione per un anno anche per Leonardo Musumeci, 33 anni, direttore della Direzione Ecologia e ambiente, e Rup per l’affidamento per l’affidamento dell’appalto settennale, accusato di turbata libertà degli incanti.
L’INCHIESTA – Al centro dell’inchiesta la gara ponte – già prorogata – per l’appalto sui rifiuti al Comune di Catania. La Dia ha scoperto che l’aggiudicazione al consorzio Seneco presenta diverse irregolarità. E inoltre – attraverso le intercettazioni – sarebbero state accertati episodi corruttivi molto gravi. Sullo sfondo regali, viaggi, raccomandazioni.
Ma andiamo per ordine. Il Gip di Catania ha accolto “le ipotesi di reato formulate dalla Procura della Repubblica, che ha delegato per le indagini la Dia della procedura ad evidenza pubblica indetta dal Comune di Catania ed avente ad oggetto, nello specifico: “l’affidamento – per l’anno 2017 – del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani differenziati e indifferenziati e altri servizi di igiene pubblica”. Il Comune di Catania ha indetto “una gara ad evidenza pubblica – scrivono gli inquirenti – per un periodo di 84 mesi, all’intero territorio comunale con un impegno di spesa di € 351.171.561,26 (pari ad € 50.167.365,89 annui), che – pubblicata sulla G.U.C.E. il 18.11.2016 con termine fissato all’l’11.1.2017 per la presentazione delle offerte – andava, tuttavia, deserta.
LA GARA PONTE – Quindi è stato avviato l’iter procedurale per lo svolgimento di una gara ponte, avente ad oggetto, cioè, l’affidamento temporaneo (106 giorni) del servizio di raccolta, spazzamento, trasporto e smaltimento dei rifiuti esteso a circa il 75% del territorio comunale, con termine di scadenza per la presentazione delle offerte fissato inizialmente per il 29.12.2016 e, poi, prorogato al 9.1.2017. “Tale gara si concludeva con l’aggiudicazione all’unico offerente, il Rti Senesi Spa – Eco. Car. Srl. Proprio l’analisi della documentazione – si legge nel comunicato della Dia – inerente la gara e le connesse investigazioni hanno evidenziato come l’aggiudicazione con mezzi fraudolenti che turbavano la regolarità della gara, sintetizzabili in due punto. Primo punto – spiegano gli inquirenti – è quello della mancata esclusione del predetto R.T.I. nonostante la mancanza del requisito, previsto dall’art. 12.5 del bando, dell’avere eseguito, almeno una delle ditte del raggruppamento per intero, nel triennio precedente (2013/2015) servizi analoghi per un importo complessivo pari ad almeno euro 23.353.246,65 o comunque per un numero complessivo di utenza servita pari alla popolazione residente nel Comune di Catania (315.576 secondo la rilevazione ISTAT del 2015). Il secondo – aggiunge la Dia – la mancata esclusione del RTI nonostante la riconducibilità della ECO.CAR ad un soggetto già destinatario, in qualità di legale rappresentante della Ipi srl dell’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Roma il 16.6.2014”.
FUNZIONARI INTERCETTATI. Le attività tecniche di intercettazione avrebbero dimostrato come gli indagati avrebbero “operato consapevolmente con l’intento di indirizzare la procedura di gara verso l’aggiudicazione alla Rti Senesi Spa – Eco.Car. s.r.l., quest’ultima in sostanziale continuità con la Ipi s.r.l. (che aveva gestito il medesimo servizio, unitamente alla Oikos nel periodo dal febbraio 2011 al maggio 2017), essendo entrambe sostanzialmente riferibili alla persona dell’indagato Antonio Deodati (cugino di Francesco Deodati, formalmente amministratore unico della società, ma di fatto prestanome di Antonio Deodati, che ha interloquito e ha assunto tutte le decisioni per conto e nell’interesse della società nelle fasi antecedenti, concomitanti e successive allo svolgimento dell’appalto)”.
I RUOLI DI FAZIO E MUSUMECI. “Particolarmente rilevante – scrivono gli investigatori – è il ruolo svolto nella vicenda dai due funzionari comunali indagati, Leonardo Musumeci, Rup del procedimento e a capo della Direzione Ecologia e Ambiente del Comune di Catania, e Orazio Stefano Fazio, assunto per chiamata diretta in quanto invalido civile come impiegato inquadrato nella categoria B2 e ben presto giunto in posizioni apicali all’interno del comune di Catania, responsabile dei Servizi Esternalizzati della medesima Direzione Ecologia e Ambiente e Direttore Esecuzione del Contratto per il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di altri servizi di igiene del comune di Catania”.
Dalle conversazioni captate tra i due “risulta evidente – scrive la Dia – la loro consapevolezza sia della sostanziale continuità tra una delle società (la Ipi srl) aggiudicataria del servizio per il periodo precedente e la nuova aggiudicataria Eco Car s.r.l., sia della mancata precedente esperienza, per entrambe le società, in servizi analoghi nel triennio 2013-2015 in territori con densità abitativa pari a quella del comune di Catania. I due funzionari avrebbero dovuto escludere il Raggruppamento Senesi S.p.A. – Eco.Car. sr.l., a cui invece la è stata aggiudicata”. Fazio, inoltre, avrebbe “addirittura assunto una condotta attiva nel cercare di condizionare i vari attori intervenuti nella procedura antecedente e successiva all’aggiudicazione del servizio, dapprima per impedire che venissero rilevate, ad esempio, le inadempienze e i disservizi delle ditte Ipi s.r.l. – Oikos spa in vigenza di contratto, con conseguente applicazione di penali, facendo valere il suo peso all’interno della struttura comunale, quindi assumendo in prima persona la gestione e il controllo degli stessi sorveglianti che avevano il compito di segnalare eventuali disservizi. A fronte di questo suo impegno, il Fazio veniva remunerato con utilità di vario genere, come emerso dalle intercettazioni (dall’acquisto di smartphone e computer al pagamento di vacanze da parte di Antonio Deodati e di Antonio Natoli), giungendo a chiedere perfino l’assunzione di dipendenti presso il Consorzio Seneco”.
IL RUOLO DEL RAGIONIERE GENERALE. Massimo Rosso, Direttore della Direzione Ragioneria Generale Provveditorato ed Economato del Comune di Catania, è stato definito dal Gip “nel novero dei soggetti stabilmente a disposizione del Deodati”. In particolare nel corso delle indagini “è stato accertato che Massimo Rosso – si legge ancora nel comunicato – si è attivato per consentire pagamenti a favore del Consorzio Seneco con tempistiche e modalità del tutto vantaggiose per la parte privata, accentrando su di se ogni responsabilità in merito ai pagamenti da effettuare in relazione alle prestazioni oggetto del contratto e fornendo inoltre la propria opera di consulenza in materia contabile e commerciale, non solo in relazione al contratto citato, ma anche in relazione agli affari complessivi del gruppo Deodati, ciò anche in evidente conflitto di interessi con la propria posizione di funzionario apicale del Comune di Catania”. Ma non è finita, perché le condotte illecite troverebbero una corrispondenza nella remunerazione “nel pagamento da parte del Deodati del canone di affitto delle abitazioni occupate dalle figlie del Rosso a Roma, dove frequentano i rispettivi corsi di studi universitari, nonché nell’assunzione dei fidanzati delle figlie a tempo indeterminato presso società riconducibili a Deodati”.
NATOLI, LONGA MANUS DI DEODATI. Sulla figura di Antonio Natoli, dirigente della Ipi srl e del Consorzio Seneco, il Gip ne riconosce “il ruolo di fidato collaboratore e longa manus di Antonio Deodati a Catania, sia nelle attività lecite che illecite”. Sarebbe stato lui infatti a “finanziare gli acquisti di beni, viaggi e altre utilità da offrire a Stefano Orazio Fazio e a Massimo Rosso, in cambio del loro interessamento in favore delle società del Deodati”.