Valeri ne combina un'altra |Ma la salvezza resta possibile - Live Sicilia

Valeri ne combina un’altra |Ma la salvezza resta possibile

Con la complicità del direttore di gara, il Palermo a Cagliari getta alle ortiche una ghiotta occasione per riportarsi a ridosso della zona tranquillità. Adesso occorre battere l'Atalanta per riprendere il cammino verso la meta.

IL PROCESSO DEL LUNEDì
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PALERMO – Comincio anch’io dall’arbitro di Cagliari-Palermo. Appena conosciuta la designazione di Valeri mi si è bloccato lo stomaco, perché la memoria mi ha subito rimandato a due suoi precedenti specifici: un Genoa-Palermo, allora allenato da Delio Rossi, di un paio di anni fa e il Bologna-Palermo dello scorso 18 novembre. A Genova ne combinò di tutti i colori e sempre a danno del Palermo. Il suo “capolavoro” fu un calcio di rigore fischiatoci contro al 95′ quando il Palermo conduceva per 2-1. Ma si trattava solo del suo atto finale perché in precedenza aveva fischiato praticamente a senso unico ed aveva espulso Kjaer per doppia ammonizione. Ricordo che entrambi i falli, commessi dal biondo danese, per me erano normali falli di gioco e non meritavano affatto l’ammonizione. Soprattutto in considerazione del fatto che, al contrario, i falli dei genoani per lui erano tutti veniali e, quindi, non passibili di cartellino giallo.

A Bologna è stato addirittura strepitoso. Roba da record, insomma: diede due rigori ai felsinei e cacciò via tre nostri giocatori. Il tutto sempre con quella sua faccia da schiaffi, che non vuole essere un insulto ma neanche un complimento. Finimmo in otto e, per quanto patetici se non ridicoli come squadra, quel pomeriggio l’accanimento di Valeri contro di noi mi sembrò pari se non peggiore di quello di Maramaldo contro Ferruccio Ferrucci. Mancava solo che, alla terza espulsione, quella di Labrin, costui, prima di lasciare il campo, gli dicesse, come fece Ferrucci con Maramaldo: “Tu uccidi un uomo morto”.

Ora io non voglio assolutamente sostenere che il Cagliari abbia rubato il pareggio, visto che per tutta la durata del secondo tempo ha bivaccato nella nostra area di rigore, né posso negare che con un altro portiere al posto di Sorrentino (vedi Ujkani, ma non vorrei infierire) il pareggio l’avrebbero raggiunto anche mezz’ora prima. Dico solo che l’azione del pari rossoblu è partita da una valutazione così sbagliata da arbitro e quarto uomo da sembrare quasi sospetta.

Cerco di chiarire il concetto. Sospetta per via della gestione della gara tenuta da Valeri, soprattutto nella ripresa: falli interpretati al contrario, ammonizioni a go-go ai rosa, non altrettanta severità nei confronti dei rossoblù. Insomma, sembrava che Valeri cercasse il pelo nell’uovo per castigare il Palermo, reo di cercare la sua prima vittoria esterna proprio al suo cospetto. E, infatti, si è sfogato subito dopo il pareggio, cacciando via anche Miccoli, che aveva protestato col quarto uomo, davanti ai piedi del quale era finito quel rinvio di Rossettini, che aveva poi originato la rimessa data al Cagliari. E non soddisfatto, ha spedito anzitempo negli spogliatoi anche un furibondo Gasperini, che s’era fatto mezzo campo di corsa per dire la sua all’arbitro romano. Ma dicevo: c’era una rimessa laterale ed era palesemente del Palermo e invece Valeri l’ha assegnata al Cagliari. Da lì è cominciata la lunga azione che ha portato al pareggio dei padroni di casa. Si può ragionevolmente eccepire: guarda che dalla rimessa laterale sbagliata al gol passa un minuto, quindi l ‘errore arbitrale diventa ininfluente. E io rispondo: può darsi, ma può darsi pure – anzi questo è quasi certo – che se la rimessa la batte il Palermo, l’azione si sposta dall’altra parte e al Cagliari non capita più di mandare un cross come quello che ha portato Thiago Ribeiro al pareggio. E la partita finisce 1-0 per il Palermo. Che volete farci, nessuno me lo leva dalla testa che, a prescindere dalle evidenti lacune del Palermo, questa è un’annata maledetta, che si ripresenta come tale sempre negli ultimi sgoccioli di partita, quando, poi, non c’è più niente da fare. E se non è malasorte questa, ditemi voi com’è giusto chiamarla.

Ragionamenti parossistici, i miei, me ne rendo conto, tipici più della mente esacerbata di un tifoso che di un avveduto cronista e quindi riconosco che in quella palla finale spiovuta sulla testa di Thiago Ribeiro ci voleva più attenzione e che bastava che un solo rosanero contrastasse il brasiliano e gli impedisse di spingere in rete a colpo sicuro. Insomma, anche in questo patatrac finale, com’è successo tante altre volte in precedenza, c’è lo zampino del Palermo, della sua paura di vincere, ormai acclarata, tante di quelle volte è capitato che stiamo portando a casa il risultato, manca solo un istante, il tempo di un sospiro, di un battito di ciglia, e puntualmente ecco il gol del pareggio o della vittoria dell’avversario. Troppe volte è successo per dire che è solo sfortuna e io sono sì uno sfegatato tifoso rosanero ma capisco anche che se lasci la metà campo nelle mani dell’avversario solo perché sei passato in vantaggio, dai e dai, alla fine il pareggio arriva. Magari per fortuna, magari per una svista arbitrale, magari per la nostra ormai cronica paura di vincere, che è la paura peggiore, quella che non si vede e non si tocca ma c’è e colpisce sempre a tradimento. Magari, diciamocela tutta, per nostre carenze strutturali e a queste non si rimedia con uno-due innesti ma con una mentalità diversa, possibilmente continuando ad attaccare anche dopo il vantaggio, con un diverso approccio alla gara, qualunque essa sia, interna o esterna, e scendere in campo prima per vincere e dopo, solo dopo, per tentare di non perdere. Quindi, basta piangersi addosso e fare del vittimismo: l’una e l’altra cosa non portano da nessuna parte: Anzi, no: portano direttamente in serie B.

E invece, l’ennesima beffa, quella di ieri, una buona novella l’ha portata, a parte Sorrentino e la conferma d’aver preso il portiere giusto per compiere l’impresa. La buona novella sta nel fatto che Lo Monaco c’è, sta ancora lavorando alacremente per completare il mosaico: un attaccante vero, un esterno che fili sulla fascia e cambi fulmineo il fronte del gioco e, possibilmente, anche un difensore col pelo sullo stomaco. Che non si incarti sul più bello, com’è successo troppe volte in questa sventurata stagione dai finali thrilling, tutti ai danni del Palermo. E vedrete che le cose cambieranno e non ci sarà Valeri che tenga per farci perdere le partite che meritiamo di vincere. Tranquilli, ragazzi: la salvezza è sempre lì, alla nostra portata e non ce la lasceremo sfuggire. Intanto, pensiamo a battere l’Atalanta e poi si vedrà.


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