Vampolieri, sito in emergenza | Tra dissesti e monitoraggi - Live Sicilia

Vampolieri, sito in emergenza | Tra dissesti e monitoraggi

Il geologo Carlo Cassaniti fa il punto sullo stato dell’arte del sito. “L’evoluzione di tutti i dissesti ha portato a un modello sempre più complesso, e non potendo attribuire un grado di rischio certo, l’area è stata definita come sito d’attenzione da studiare”. In arrivo fondi comunitari per analizzare il sito.

L'approfondimento
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ACICASTELLO. Vampolieri: sito d’attenzione da monitorare. A cavallo tra i Comuni di Aci Castello e Aci Catena si adagia una delle colline siciliane più monitorate dai geologi e temute dai residenti. Il terreno argilloso, le numerose abitazioni presenti nell’area e le acque sub superficiali sono un mix in grado di tenere i catanesi con il fiato sospeso durante le copiose piogge che sempre più spesso si abbattono sul territorio. Non si tratta di un’emergenza è un problema che ha radici antiche. Bisogna tornare indietro “di almeno quarant’anni”. Il geologo Carlo Cassaniti fa il punto sullo stato dell’arte del sito che presto sarà oggetto di intervento. “La prima frana è registrata nel 1973, la collina è stata interessata da diversi fenomeni di dissesto accompagnati, accelerati da una grossa fase di urbanizzazione di tipo residenziale”, spiega il geologo. “Quest’urbanizzazione ha spesso determinato interruzioni e deviazioni di corsi d’acqua originari: la conformazione geologica ha ovviamente giocato un ruolo decisivo perché ci troviamo su un terreno argilloso”, spiega.

L’acqua piovana, però, non è l’unico fattore da tenere in considerazione. “La problematica è collegata – sottolinea Cassaniti – sia alla circolazione delle fonti superficiali (quando si hanno delle forti piogge) sia delle acque sub superficiali quelle che ruscellano a pochi metri dalla superficie”. Ma non solo.  “La realizzazione di insediamenti ha portato anche a caricare il versante di quelli che sono i reflui delle abitazioni”. Un assetto complessivo che ha avuto conseguenze di non poco conto: “diversi dissesti”. Tanto che nel 2004 il “Pai (piano per l’assetto idrogeologico) ha analizzato e definito la collina di Vampolieri a rischio R4: un livello molto elevato di rischio”. Da allora però sono stati condotti numerosi studi che quest’anno hanno portato a “rivedere la classificazione della zona”. “Con una delibera dell’assessorato al Territorio la zona è stata definita sito d’attenzione”, spiega il geologo. “Di fatto l’evoluzione di tutti i dissesti ha portato a un modello sempre più complesso, e non potendo attribuire un grado di rischio certo, l’area è stata definita come sito d’attenzione da studiare”, spiega Cassaniti.

Per comprendere le motivazioni della decisione bisogna sapere come funziona il piano. “Non è possibile secondo la metodologia del piano attribuire un rischio (che va da R1 a R4) in assenza di tutte le informazioni necessarie da avere un modello dell’area in dissesto, l’area oggi viene definita come sito d’attenzione”. A colpo d’occhio sembrerebbe un passo indietro. Fatto smentito dal geologo. “Non è un passo indietro perché negli ultimi dieci anni il dissesto si è esteso, l’urbanizzazione è aumentata quindi è un dissesto sempre attivo che va monitorato nel tempo per definire un modello ben preciso.” Se di passo indietro si può parlare si può fare solo in termini “di conoscenza”. Ma c’è una questione legata alla possibilità di edificazione. “Il Pai per le aree R4 prevede delle norme tecniche d’attuazione ovvero delle norme prescrittive che dicono che non è possibile edificare quindi i piani regolatori devono tenere conto del Pai”, spiega Cassaniti. “Oggi non è stata allentata la morsa perché davanti a un sito d’attenzione per eventuali nuove edificazioni vanno comunque condotti studi approfonditi”, precisa.

Approfondimenti geologici sono d’obbligo. “Anche nella delibera dell’assessorato Territorio e Ambiente c’è scritto che ulteriori dati verranno sia dal piano appena finanziato sia dal monitoraggio che il Genio Civile di Catania sta conducendo ormai da anni sul fenomeno”. “E’ un fenomeno molto complesso: non c’è una sola frana, ma una vastissima area caratterizzata da diverse tipologie di frane e non è stato più possibile, con l’evoluzione del dissesto attribuire un grado preciso di rischio quindi si è tornati alla definizione di sito d’attenzione”, argomenta. La zona va quindi monitorata e attraverso il piano ci sono dei fondi in arrivo. “Il Pai, – spiega Passaniti- essendo uno strumento di pianificazione e di programmazione dei fondi per mitigare il rischio idrogeologico ha previsto un finanziamento relativo al piano di rendicontazione delle acque superficiali che sono le cause dei dissesti”. La cifra dei “fondi comunitari” si aggira intorno “ai quattro milioni”. La road map del progetto è a buon punto: “la gara d’appalto è stata espletata e siamo in fase di aggiudicazione: tra pochi giorni dovrebbero partire i lavori”. Infatti “è stata completata la progettazione degli interventi per irreggimentare queste acque provenienti sia dall’area residenziale sia dal ruscellamento causato dalle piogge”.


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