Ventisette coltellate per uccidere | Reo confesso condannato a 12 anni - Live Sicilia

Ventisette coltellate per uccidere | Reo confesso condannato a 12 anni

L'officina dove avvenne il delitto

Secondo il giudice, non ci fu efferatezza. Il delitto fu commesso ad Agrigento da un palermitano.

PALERMO – Non ci fu efferatezza nonostante le 27 coltellate inferte alla vittima. All’assassino, reo confesso, sono state concesse le attenuanti generiche.

Il palermitano Giovanni Riggio, originario del rione Brancaccio, è stato condannato a 12 anni di carcere dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento per l’omicidio di Giuseppe Mattina. Il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo.

Riggio, difeso dall’avvocato Marco Martorana, subito dopo l’omicidio si era costituito al commissariato Brancaccio, consegnando i vestiti sporchi di sangue e l’arma del delitto, un coltello da cucina. Fu lui a raccontare che avevano deciso di aprire un’officina meccanica con Mattina, le cui richieste di denaro sarebbero divenute pressanti. L’assassino si sentiva minacciato. Temeva per la sua famiglia. L’ultima discussione sarebbe degenerata.

La decisione di costituirsi e raccontare tutto, secondo il legale, meritava il riconoscimento delle generiche che fanno diminuire di un terzo la pena. E poi c’era il capitolo della mancata efferatezza che sembrava cozzare con il numero di coltellate. L’autopsia, però, ha rilevato che furono tutte inferte con l’obiettivo di uccidere e non per infierire sulla vittima. Codice alla mano, secondo l’avvocato Martorana, l’aggravante non poteva essere contestata. E così da una richiesta di ergastolo si è giunti a una condanna a 12 anni, anche in virtù della scelta del rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena per l’imputato.

 

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