PALERMO – Antonio Venturino non fa più parte del Movimento cinque stelle. La decisione è stata presa dal gruppo parlamentare con una nota ufficiale, a poche ore di distanza dalla pubblicazione sull’edizione online dell’Espresso di un’intervista in cui lo stesso deputato ennese criticava la strategia del movimento.
La cacciata del vicepresidente vicario dell’Ars prende però le mosse, secondo i suoi colleghi, da un’altra motivazione. I parlamentari pentastellati di stanza a Palazzo dei Normanni accusano infatti Venturino di aver violato una regola fondamentale, non restituendo le somme eccedenti i 2500 euro più rimborsi spese già dal mese di marzo. Ed in effetti, come annunciato da LiveSicilia , il deputato ennese era l’unico a non aver ancora rendicontato le proprie spese. L’ultima restituzione di parte degli emolumenti fatta da Venturino è relativa allo stipendio di febbraio. Da allora il black-out, “nonostante i pressanti e ripetuti inviti fatti dai tutti i colleghi, ma sempre rimasti lettera morta”. Venturino ha finora restituito circa 13 mila euro a fronte dei circa 30 mila di tutti gli altri componenti del gruppo.
La vera frattura è però quella definita da Venturino, quando tira le orecchie a Grillo. “Prima di tutto non capisco più se Grillo abbia una strategia politica – dichiara – e nel caso ce l’avesse sarei lieto di conoscerla. C’è un fatto che mi preoccupa: non ho mai ricevuto una telefonata dal mio leader, anzi non ci ho proprio mai parlato. Da altre parti, sarebbe successo di sicuro”. Parole dure, che non sono le sole. “Ci chiamiamo movimento, ma in questo momento ci distinguiamo per una incomprensibile e inaccettabile staticità”. L’intervista rilasciata al periodico diretto da Bruno Manfellotto tocca anche punti specifici. Soprattutto quello del mancato accordo a Roma, dove le posizioni del M5S hanno di fatto portato all’abbraccio fra Pd e Pdl, culminato nel governo di larghe intese. “Volevamo e potevamo fare la rivoluzione e invece abbiamo consegnato il Paese nelle mani di Berlusconi – afferma Venturino -. La gente che non arriva alla fine del mese, le imprese strangolate da tasse e dalle banche, non ci capisce più nessuno. Siamo inermi e la nostra ignavia rischia di far fare all’Italia un balzo all’indietro di vent’anni. Se non cambiamo rotta rapidamente avremo tradito gli oltre otto milioni di elettori che hanno creduto in noi”.
Non ci sta però il gruppo parlamentare del Movimento cinque stelle, che replica a muso duro. “Le presunte divergenze di natura politica accampate da Venturino sono da ritenersi una foglia di fico posta a copertura di precise scelte evidentemente maturate da tempo. Se il problema, infatti, non fosse solo, o soprattutto, di natura economica Venturino avrebbe la possibilità di dimostrarlo a noi e, soprattutto, ai cittadini, ricominciando a restituire parte del suo stipendio per alimentare il fondo del microcredito per le imprese, cui lui ha sempre detto di credere”. La cacciata intanto è un dato di fatto. Servirà però l’ufficiale scomunica di Beppe Grillo per far sì che Venturino venga diffidato all’uso del marchio del movimento. Una formalità, comunque necessaria.
La dichiarazione di Cancelleri
“E’ la questione dei soldi che pone Venturino fuori dal movimento. Le motivazioni politiche che adduce semplicemente non esistono, sono semplici foglie di fico poste per coprire motivazioni economiche”. Lo afferma Giancarlo Cancelleri, portavoce dell’M5s in Sicilia e capogruppo all’Assemblea regionale siciliana. “Venturino – spiega Cancelleri – ha di fatto scelto la posizione di non restituire i soldi: da due mesi non li dà, a fronte delle pressanti richieste dei colleghi all’Ars e di tanti cittadini che gli chiedono di farlo con garbate email. Fino ad oggi non ha voluto né restituire né rendicontare: il che significa venir meno a un impegno assunto con gli elettori. Il fondo per il microcredito lo aspetta, è aperto e lui può contribuirvi anche se non fa più parte del movimento: sarebbe il primo esterno a farlo”, conclude Cancelleri.