Veronica: "È stato un incidente | Loris morto mentre giocava" - Live Sicilia

Veronica: “È stato un incidente | Loris morto mentre giocava”

Veronica Panerello all'arrivo nella sua abitazione a Santa Croce Camarina (Foto di Andrea Cassisi)

La madre del bambino morto a Santa Croce Camerina avrebbe fornito agli investigatori una nuova versione, secondo quanto riporta l'agenzia Ansa: il figlio sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche che lo hanno strangolato.

il giallo di santa croce camerina
di
3 min di lettura

ROMA – Loris Stival sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche che lo hanno strangolato. Sarebbe questa l’ultima versione che la madre del bambino morto a Santa Croce Camerina avrebbe fornito agli investigatori, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa. Per Veronica Panarello, al momento unica accusata dell’omicidio del piccolo, si sarebbe trattato, dunque, di un “incidente”, avvenuto dopo che lei era tornata a casa dopo avere accompagnato a scuola il figlio più piccolo. Sulle ragioni che l’avrebbero spinta a non raccontare il fatto, secondo l’Ansa, la paura che nessuno le avrebbe creduto. Dopo avere fatto di tutto per salvare Loris, avrebbe raccontato la madre del piccolo ai magistrati di Ragusa, presa dal panico e non sapendo come giustificarsi, Veronica avrebbe deciso di liberarsi del corpo del figlio abbandonandolo nel canalone di Mulino Vecchio e gettando, poi, lo zaino del bambino sulla strada verso Donnafugata.

Proprio quello zaino che la donna ha cercato per tutta la giornata di oggi con la polizia e il suo avvocato. Veronica, che per effettuare le ricerche ha ottenuto il permesso di uscire dal carcere Petrusa di Agrigento dove è detenuta, ha ripercorso all’interno di una volante della Polizia il tragitto episodio dello scorso 29 novembre. Il nuovo sopralluogo è stato deciso dagli inquirenti alla luce delle dichiarazioni rese dalla madre di Loris la scorsa settimana, quando ha ammesso di non aver portato a scuola Loris. Ammissione che Veronica Panarello avrebbe per la prima volta rivelato dieci giorni fa, incontrando il marito Davide Stival. Occasione nel corso della quale avrebbe anche ribadito di non ricordare nulla e di non aver uscciso il figlio. Dichiarazioni confermate anche venerdì scorso, quando la donna è stata interrogata per quasi otto ore dal sostituto procuratore Marco Rota.

La Corte di Cassazione, intanto, ha reso note le motivazioni della conferma della custodia in carcere per Veronica Panarello. Una misura che, ad avviso dei giudici della prima sezione penale della Suprema Corte, deve essere mantenuta perché si basa “su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilità logica e giuridica nell’attribuzione a detti elementi del requisito della gravità nel senso della conducenza con elevato grado di probabilità della responsabilità dell’indagata per l’omicidio”.

Secondo gli ‘ermellini’, tra gli elementi a carico della madre di Loris, ci sono “gli spostamenti dell’indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere pubbliche e private”, “il mancato arrivo a scuola del bambino mentre l’indagata ha continuato ad affermare di avere accompagnato a scuola Loris”, “la localizzazione della Panarello tra le ore 9,25 e le ore 9,36 di quella mattina in zona prossima a quella in cui è stato trovato il cadavere, successivamente giustificata con il percorso fatto per buttare l’immondizia, benché fosse in direzione opposta a quella per Donnafugata, luogo dove la donna si doveva recare”.

Ulteriori elementi, prosegue la Cassazione, “il ritrovamento a casa dell’indagata di fascette di plastica del tipo di quella utilizzata per strangolare il bambino, che la donna aveva giustificato sostenendo che il figlio le aveva portate in classe perché servivano per fare esperimenti. Circostanza smentita dalle insegnanti”. E poi, si legge ancora nelle diciassette pagine che contengono la decisione della Suprema Corte, “le menzogne dell’indagata nella ricostruzione dei suoi spostamenti”, e “il fatto di non aver contattato il marito una volta resasi conto della scomparsa del figlio”. A afavore della donna deponne, secondo la Cassazione, anche “il fatto di non aver contattato il marito una volta resasi conto della scomparsa del figlio”. Quanto alla personalità di Veronica, la Suprema Corte spiega che è stata lei stessa a dare ai magistrati gli elementi per definirla come un soggetto dalla “personalità contorta”, più che le testimonianze di chi la ha descritta con un “carattere instabile”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI