Verso la fine dell'asilo Crocetta | Quattro scenari per un epilogo - Live Sicilia

Verso la fine dell’asilo Crocetta | Quattro scenari per un epilogo

Si chiudono cinque anni di capricci e pasticci. Il Pd adesso spera in Grasso ma deve assumere una decisione.

Un lustro di pasticci, capricci, scandali e mezzi disastri va a concludersi. L’era del crocettismo al potere questa settimana potrebbe arrivare al capolinea. Dopo l’abbandono dei centristi, sarà il Pd a dover dire la sua. Oggi è convocata la direzione regionale del partito che dovrà tirare le somme. E decidere: dentro o fuori.

Una cosa è ormai fin troppo chiara. E in fondo era già chiara da un pezzo. La coalizione che ha sostenuto Rosario Crocetta non ha nessuna intenzione di ricandidarlo. E anzi, aspetta trepidante di sapere se Piero Grasso deciderà di candidarsi, offrendo a Pd e compagni la possibilità di far dimenticare questo infelice quinquennio.

Sono stati cinque anni scanditi da una lunga serie di passi falsi, da una costante instabilità che ha portato al record di assessori entrati e usciti dalla giunta. Un record che potrebbe migliorarsi, si fa per dire, se anche il Pd uscirà e Crocetta darà vita a un governo del presidente, toccando quota cinquanta assessori cambiati in cinque anni.

È stato il governo dei capricci, come quelli che sembrano emergere dall’inchiesta su Ustica lines che ha coinvolto il governatore, e dei pasticci, dal terremoto della formazione professionale alla devastante pagina della riforma delle Province, ancora commissariate. E chi più ne ha più ne metta. Una specie di asilo, con dispettucci e ripicche, fino all’ultima boccaccesca pagina della diatriba tra il governatore e Pistorio, che ha dato la stura all’uscita dalla compagine governativa dei Centristi, che già da qualche mese avevano un piede e mezzo fuori.

Ora, l’impresa per Pd e soci sarà quella di sganciarsi dall’immagine del governatore e addossargli per intero la paternità del fallimento. Un’operazione abbastanza complicata e spregiudicata che punta tutto oggi sulla carta Grasso. Che è poi ancora poco più che un auspicio. Ma il presidente con l’autorevolezza della sua storia personale e della sua attuale carica sarebbe per dem e alleati la foglia di fico perfetta per nascondere lo sfacelo di questo quinquennio, che si sta chiudendo in modo grottesco basti pensare all’uscita annunciata dei centristi e agli assessori che se ne infischiano e restano al loro posto.

Cosa può succedere adesso? Gli scenari legati al governo sono almeno quattro.

Il primo è che il Pd oggi scelga di non scegliere. E temporeggi. Magari aspettando Grasso. Gli assessori resterebbero al loro posto come ha fatto Carmencita Mangano (e formalmente anche gli altri due), sembra che a qualcuno non dispiacerebbe, ma sarebbe molto complicato per i dem non offrire l’impressione di un effetto bostik alla poltrona a quel punto.

Il secondo è che il Pd esca dal governo, come hanno fatto i centristi. E passi all’opposizione di un Governo del Presidente, con un Crocetta completamente fuori controllo e imprevedibile. Una strada non priva di insidie che Crocetta sta tentando di evitare e che potrebbe scontrarsi con molte resistenze.

Il terzo si spinge più in là: il Pd esce dal governo e a quel punto, per marcare la discontinuità politica, sfiducia Crocetta insieme agli alleati. Una mossa che potrebbe anche anticipare di qualche settimana il voto. Al momento è un’eventualità lontana ma non impossibile.

Il quarto, al momento solo un’ipotesi di scuola è che Crocetta sparigli e guasti la festa a tutti dimettendosi. E innescando così la macchina delle elezioni che dovrebbero tenersi entro novanta giorni, a metà settembre. Sarebbe un colpo gobbo per il governatore: il suo Pd non è ancora pronto a una scadenza così ravvicinata e una sua candidatura “di disturbo” potrebbe avere un peso. Ma le recenti dichiarazioni accomodanti di Crocetta al quotidiano La Sicilia sembrano andare in tutt’altra direzione.

Sullo sfondo resta la questione candidatura. Un sì di Grasso risolverebbe tutti i problemi dei dem, che avrebbero un candidato autorevole, discontinuo rispetto a Crocetta, gradito agli alleati della sinistra radicale e concorrenziale rispetto ai grillini, a cui potrebbe pure togliere qualche voto. Una sorta di perfetto burqa per nascondere i risultati modesti di questa legislatura e restare in gioco, offrendo agli elettori un’opzione di peso. Il presidente del Senato, sondato dai big del Nazareno, ci starebbe pensando eccome.

Ma se Grasso invece non sarà della partita, i democratici si ritroveranno punto e a capo. Con le loro beghe fra correnti e col fardello dell’eredità di Crocetta sul groppone. La settimana potrebbe essere decisiva anche su questo fronte.


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