Protestano i lavoratori del call center Alicos, a Palermo. E’ in corso un’assemblea di 8 ore, dalle 10 alle 18, per manifestare il disagio dovuto al ritardo degli stipendi del mese di febbraio.
“Il futuro del centro Alicos e il pagamento degli stipendi di tutti i lavoratori (Az, Tim, Edison, Che Banca ecc.) dipendono da cio’ che succedera’ nei prossimi mesi. I lavoratori del call center manifestano in difesa del posto di lavoro, per rivendicare il diritto di ricevere puntualmente lo stipendio. Sono al vaglio ulteriori iniziative a sostegno della vertenza”, affermano i segretari di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil rispettivamente Angela Biondi, Francesco Assisi, Giuseppe Tumminia.
Ieri nella sede Alicos si e’ tenuto un incontro tra le segreterie provinciali dei sindacati e i vertici aziendali Almaviva e Alicos. L’azienda, secondo quanto reso noto dai sindacati, ha comunicato che gli stipendi di febbraio verranno pagati in settimana. “Ma al contempo – aggiungono Biondi, Assisi e Tumminia – non sono stati in grado di fornirci garanzie per quelli di marzo, poiche’ sono ancora aperte le trattative con Fantozzi per il recupero del credito dei mesi di novembre e dicembre 2008 e gennaio 2009.
L’azienda inoltre ci ha comunicato che il precedente contratto con Alitalia e’ decaduto il 12 gennaio e che dal 13 gennaio Cai si e’ fatta garante dell’attivita’ in Alicos con un contratto ponte, a parita’ di condizioni, fino a giugno, con l’opzione di estenderlo fino a fine anno rinegoziandolo entro aprile”.
I sindacati si rivolgono agli amministratori della vecchia Alitalia per il pagamento degli stipendi arretrati. “Non si possono scaricare sui lavoratori, anello debole di tutta la vicenda che ha interessato il passaggio da Alitalia a Cai, colpe di una cattiva gestione dell’ex compagnia di bandiera. A Cai chiediamo invece – continuano i sindacati – garanzie sul futuro della commessa gestita da Alicos, ad Almaviva di fronteggiare i pagamenti degli stipendi e alle istituzioni locali e nazionali di intervenire per contrastare l’emergenza del rischio occupazionale di circa 1600 famiglie, derivante da una gestione superficiale della vicenda”.