PALERMO – La protesta delle lavoratrici e dei lavoratori Almaviva e Covisian si sposta sotto l’assessorato al Lavoro. Questa mattina un nuovo sit-in si è svolto in via Trinacria. Sempre in mattinata si è registrato un incontro tra le segreterie Nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL e UGL TLC e Covisian. L’azienda ha confermato che le attività della commessa ITA cesserrano il 30 aprile, quindi 221 operatori occupati nella gestione del servizio clienti della compagnia aerea dal primo maggio saranno senza lavoro.
Protestano, cantano, urlano slogan per chiedere la riapertura del tavolo di confronto tra sindacato, governo, Ita e Covisian, dopo che la compagnia aerea la scorsa settimana ha disertato il tavolo convocato dal governo, dando notizia di 150 assunzioni per chiamata diretta finalizzate a internalizzare il servizio.
“Oggi una delegazione è stata ricevuta dal Capo di Gabinetto Signorino, la Regione Sicilia – dichiara Massimiliano Fiduccia della SLC CGIL Sicilia – a nostro avviso deve dare una spinta politica con il Ministro Orlando per la riapertura del tavolo alla presenza di ITA. Inoltre – aggiunge Fiduccia – questa mattina si è tenuto l’esame congiunto previsto dalle procedure con l’azienda Covisian. Le Segreterie Nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL e UGL TLC hanno richiesto il ritiro della procedura di licenziamento, Covisian non si è resa disponibile ed individuando nel tavolo Ministeriale, il luogo preposto alla risoluzione della vertenza, ha confermato che le attività della commessa ITA cesserrano il prossimo 30 Aprile. Chiediamo che il tavolo venga convocato a stretto giro – conclude Fiduccia – basta con i rimbalzi di responsabilità e le pacche sulle spalle, stiamo valutando altre azioni di protesta ed anche di adire alle vie legali”
“L’occupazione, avvenuta ieri, della sede di Covisian da parte dei lavoratori misura il loro stato di disperazione – commenta Giuseppe Tumminia, segretario della UilCom Sicilia – risulta incomprensibile, infatti, come il management di Ita continui imperterrito a non dare risposte alle richieste di convocazioni da parte dei sindacati, delle commissioni parlamentari e del ministero del lavoro. È una situazione paradossale – prosegue- l’azienda in questi mesi sta sommando una serie di decisioni e misure illegittime come ad esempio la presentazione del bando di gara che non tiene conto dell’applicazione della clausola sociale. E ancora, l’offerta commerciale che è stata un’offerta al massimo ribasso, al di sotto delle previsioni della legge italiana. E infine patti commerciali tra i due soggetti che determinano la condizioni di crisi trasformando le persone in merce. Un atto gravissimo. Chiediamo ai vertici di Ita di smetterla con questi giochini e presentarsi ai tavoli di confronto venga per spiegare cosa sta succedendo evitando la macelleria sociale”.
Gli addetti dei call center dell’ex Alitalia scrivono a Mattarella
I 543 lavoratori del call center ex Alitalia, oggi Ita, hanno scritto una lettera al capo dello Stato Sergio Mattarella, ricordando l’articolo 4 della nostra Carta e spiegando che “nella vertenza le basi della Costituzione vengono disattese ed è proprio lo Stato a ignorare le norme. Qualcuno sostiene che il Sud è ‘l’Italia che non piace’. Invece questi 543 sono dei gran lavoratori, che per 20 anni sono stati la voce della compagnia di bandiera e lo hanno sempre fatto con serietà, dignità e orgoglio. Abbiamo creduto – aggiungono – in un accordo siglato alla presenza del Governo, che ci impoveriva economicamente, ma che ci garantiva di poter continuare a lavorare, e invece dopo 6 mesi ci buttano fuori. Siamo tutti licenziati! Perché? Gli attori principali di questa vicenda, Ita e Covisian, si addossano reciprocamente le colpe e si dichiarano parti lese. E noi cosa siamo? I colpevoli? Lo Stato snobba lo Stato. Ita non si presenta al tavolo. Una mancanza di rispetto assoluta nei confronti di noi lavoratori e degli italiani, che hanno contribuito, loro malgrado, alla creazione di Ita, partecipata al 100% dallo Stato”. “Presidente – conclude la missiva – lei il Sud lo conosce bene. Sa quanto è difficile trovare un lavoro. Le persone che hanno in mano le nostre vite giocano a chi è più ricco, mentre noi chiediamo solo di continuare a lavorare. Palermo e Rende non possono permettersi 543 famiglie per strada. Presidente, chiediamo a Lei, in quanto capo dello Stato, di portare al tavolo le parti coinvolte e invitarle a rispettare l’accordo firmato. La invitiamo a lottare con noi e per noi affinché lo Stato non rinneghi lo Stato e non si renda complice delle ingiustizie e degli illeciti ormai evidenti in questa vertenza”.