Via i gettoni agli allievi| Avviso 20, istruzioni per l'uso - Live Sicilia

Via i gettoni agli allievi| Avviso 20, istruzioni per l’uso

Fissate le regole alla base della terza annualità dei corsi: l'82% dei finanziamenti dovrà andare al personale. Pronto un elenco speciale per gli operatori senza lavoro. Stanziati in tutto 150 milioni.

PALERMO – Via i gettoni di presenza per gli allievi. Regole più ferree per gli enti di Formazione. Le istruzioni per l’uso dell’Avviso 20 sono raccolte in una delibera di nove pagine, approvata ieri pomeriggio in giunta di governo. Il testo riguarda la terza annualità del Piano, posto a carico dei Fondi europei dal governo Lombardo e “rilanciato” dall’assessore Scilabra. Una delibera che, si legge nel testo del documento, si pone l’obiettivo di “portare a conclusione il percorso politico amministrativo già avviato per riformare in modo significativo il settore della Formazione preofessionale e superare, quindi, quelle criticità che nel passato hanno spesso prosotto ineffcienze, sprechi, inadempienze nonché uno sviamento dell’assessorato regionale al ramo dalla sua funzione tipico”. E se sul riferimento al “passato” c’è poco da eccepire, il presente e il futuro fanno già discutere.

Intanto, però, si parte da un dato: per la terza annualità dell’Avviso 20 è stata destinata una somma di 150 milioni. La maggior parte di quei soldi provengono dal cosiddetto “Piano giovani”. Dalla “priorità 3”, nello specifico, alla quale il governo, nell’ultima versione del Piano, ha destinato una somma di 310 milioni di euro. Una parte residuale (quasi 23 milioni) invece deriva dalla somma “avanzata” per il confinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per il 2012.

Ma quei soldi non serviranno per pagare agli studenti la partecipazione al corso, come avveniva invece negli anni passati. “E’ intendimento dell’amministrazione regionale – si legge infatti – prevedere la partecipazione gratuita da parte degli utenti ai percorsi formativi e non corrispondere loro alcuna indennità di partecipazione”. Chi vorrà partecipare ai corsi, insomma, dovrà farlo gratuitamente. I corsi, però, si legge sempre nella delibera, saranno struturati in modo da “consentire l’acquisizione da parte dei destinatari, di una qualifica professionale corrispondente al Quadro europeo delle qualifiche (Eqf), e comunque, in ogni caso, dei livelli di competenze e conoscenze tecniche di base necessarie per rafforzarne le opportunità di accesso al mercato del lavoro”.

E a proposito di lavoro, un elenco speciale “per la mobilità orizzontale” suddiviso per ambito provinciale, servirà per facilitare il riassorbomento degli operatori della Formazione iscritti all’Albo unico ma non impegnati in attività lavorative, formative, amministrazione, nell’erogazione di politiche attive del lavoro e di formazione a qualsiasi titolo finanziata dalle Pubbliche amministrazioni.

I limiti per gli enti

Limiti ferrei, invece, per le cosiddette “spese di gestione”, sulle quali in passato erano sorti molti dubbi confermati in qualche caso anche dalle recenti inchieste della magistratura. Gli enti, adesso, potranno destinare a quelle spese solo 18% del finanziamento, mentre l’82% sarà destinato alle spese per il personale. Non verrà corrisposto un euro agli enti, invece, per l’assunzione, a qualsiasi titolo, di nuovo personale o per il conferimento di incarichi di collaborazione, studio e ricerca. Un passaggio che, a dire il vero, rischia però di aprire le porte a nuove assunzioni: la Regione insomma non pagherà, ma nuovi soggetti, in linea teorica, potrebbero entrare nel già enorme calderone della Formazione siciliana. Gli enti, poi, dovranno sottostare a regole più strigenti per l’acquisto di beni e forniture. Ogni spesa dovrà attenersi a parametri in qualche modo stabiltii da norme e convenzioni o da dettagliate indagini di mercato.

Le buone intenzioni del governo

La delibera, poi, prevede una serie di “impegni” da mantenere nel tempo. In qualche caso, però, un po’ vaghi. Come quello di “adottare specifici provvedimenti di carattere gestionale volti alla semplificazione dei procedimenti amministrativi, al fine di consentire il soddisfacimento rapido del diritto dei lavoratori alla retribuzione, nonché l’introduzione di sistemi di anticipazione delle risorse alle istituzioni formative che possano consentire l’integrale pagamento delle retribuzioni per il personale impegnato nelle attività”. Quali siano questi provvedimenti ancora non è dato sapere.

Le “buone intenzioni” del governo proseguono con gli atti da adottare “nelle more dell’approvazione della legge di riforma del settore”. Tra questi, l’istituzione del Catalogo regionale dell’offerta formativa: non proprio un dettaglio, visto che si tratta dell’elenco dei percorsi formativi finanziabili. Poi ecco il “libretto formativo del cittadino” nel quale verranno registrate le competenze acquisite dalla persona nei percorsi formativi regionali, l’istituzione del “repertorio dei profili professionali” costituito da un elenco di figure professionali “caratterizzanti il sistema economico-produttivo regionale”. E infine, il governo si ripromette di “prevedere nei nuovi avvisi e nei nuovi rapporti con gli enti formativi la savaguardia dei livelli occupazionali quale condizione particolare per l’esecuzione dei contratti da parte degli operatori economici, apponendo un’apposita clausola sociale e imponendo agli operatori economici interessati all’assegnazione dei percorsi formativi l’impiego del personale inserito nell’elenco regionale per la mobilità orizzontale”. Se l’ente vorrà assumerne di nuovi, insomma, dovrà pagarli con i propri soldi.


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