“Non abbiamo intenzione di uscire, piuttosto siamo disposti a morire”. Sono determinati gli occupanti della struttura comunale di Partanna Mondello, l’ex casa di cura “Ompi”. Eppure in queste case sembra impossibile riuscire a vivere. Come nel caso di Anna che vive su un pavimento di cemento grezzo coperto da cartoni, con i suoi tre figli asmatici. Loro padre è stato licenziato a dicembre. Adesso vende verdura per “venti euro al giorno”.
I locali sono stati sgomberati perché inagibili. Oggi oltre alla postazione decentrata del comune, ci sono gli spazi abbandonati occupati abusivamente da sessanta famiglie. Sono consapevoli del pericolo ma “meglio rischiare che stare in mezzo alla strada o dormire in macchina – spiega Rita – Io, poi, neanche ne ho. Mi potrei coricare su una panchina”.
Siamo “una sessantina” dice Michela, che prova a contare le persone davanti alla telecamera. E si sono adeguati alla situazione, ormai le sentono come le loro case e hanno cercato di migliorare le loro condizioni. “I carabinieri mi hanno detto che grazie a noi questo è diventato un posto civile” spiega una donna. “Abbiamo fatto sacrifici, ci siamo tolte il pane dalla bocca” raccontano altre donne che hanno imbiancato le proprie case, alzato muri, piastrellato i bagni. “Per fortuna i nostri mariti sono del mestiere e anche noi li abbiamo aiutati”. Loro stessi hanno ripulito il piazzale esterno, “pieno di sporcizia e siringhe”. Le mura degli appartamenti sono annerite dagli incendi appicati dai vandali nel corso degli anni di abbandono. “Abbiamo trovato cani e gatti impiccati, e strani simboli sulle pareti. Probabilmente sarà stata qualche setta satanica”.
Dì qui, poi, “sono passati tutti”. Candidati a sindaco e al consiglio comunale. Hanno promesso di tutto: “Aggiustare il prospetto, la strada, mettere a disposizione autobus per i bambini. Poi più niente”. Tra loro ci sarebbe stato anche “il sindaco Orlando, che prima di essere eletto è venuto e ci ha detto: voi restate qui, uscirete solo quando avrete una casa”.
“Io da venti anni sono in graduatoria per avere una casa – dice Michela – ho visto che gli altri sono entrati e sono entrata pure io. Non sapevo dove andare”. All’Istituto case popolari le avrebbero detto di cercarsela da sola. Altrimenti sarei rimasta in mezzo a una strada”. La sua è una casa diversa dalle altre, non ci sono solo i letti e le sedie ma anche quadri, divani, un televisore al plasma e un computer.
“La settimana prossima si insedierà l’osservatorio per le emergenze abitative” assicura Agnese Ciulla, l’assessore alle Politiche sociali: “Incontreremo le famiglie – ha aggiunto – per trovare le giuste soluzioni”.