CATANIA – E’ una sentenza che lascia l’amaro in bocca ai familiari di Giuseppe Giuffrida, il 22 enne ferito mortalmente da un colpo di pistola esploso dal vigilante Giuseppe Longo Minnolo al Maas il 3 ottobre del 2013. Il Gup Marina Rizza lo ha condannato a due anni e 6 mesi di reclusione con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Non è stata accolta la richiesta del pm Angelo Brugaletta che aveva chiesto al giudice di infliggere una pena di 14 anni di carcere per omicidio volontario. Il reato, dunque, è stato derubricato. Il Gup inoltre ha sospeso per l’imputato, che non era presente in aula, i termini di custodia cautelare. Il 24enne al momento è ai domiciliari.
LA SPARATORIA. La sparatoria avvenne la mattina del 3 ottobre 2013. Una rissa scoppiò tra i due fratelli Giuffrida, che lavoravano in una delle aziende ortofrutticole, e alcune guardie giurate poste alle sbarre per controllare gli accessi al Mercato di Contrada Jungetto. Dietro la furiosa lite ci sarebbe stato il diniego da parte dei vigiliantes di fare entrare i due fratelli all’interno in quanto il pass era scaduto. Da lì sarebbe scoppiata una violenta colluttazione culminata con il colpo esploso dall’imputato, oggi condannato, con la sua Glock 19 calibro 9per21 in dotazione per il servizio di vigilanza che ferì all’addome Giuseppe. Il 22enne morì il giorno dopo al Vittorio Emanuele, dopo una lunga agonia. Ogni istante di quella tragica mattina fù registrato dagli impianti di video sorveglianza: un filmato che è stato anche proiettato in aula, anche su richiesta dei difensori Fabrizio Siracusano e Salvatore Trombetta, che hanno sempre avvalorato la tesi della legittima difesa.
LE REAZIONI DELLA FAMIGLIA. “Animali, ma questa la chiamano giustizia?”. Urla e grida mamma Giovanna nei corridoi del Tribunale di Catania quando si rende conto che il vigilantes che ha sparato quel colpo di pistola è stato condannato a 2 anni e sei mesi. E la disperazione della famiglia continua anche fuori dal Palazzo di Giustizia. Per i familiari che si sono costituiti parte civile il Gup Rizza ha condannato l’imputato al risarcimento del danno con una provvisionale di 10 mila euro per la madre e il padre Vincenzo, e 5000 euro ciascuno per i fratelli della vittima Anna e Agatino.
LE PARTI CIVILI. “E’ una sentenza sconcertante”- dichiara l’avvocato Giuseppe Lipera che insieme a Grazia Coco, Claudia Branciforti e Salvatore Cavallaro hanno assistito i familiari della vittima che si sono costituiti parte civile nel processo. Lipera annuncia il ricorso ma chiede che ci sia anche “l’impugnazione da parte della Procura Generale”.
LA DIFESA. “Restiamo contenti da un certo punto di vista – è il commento a caldo dell’avvocato Salvatore Trombetta, difensore di Longo Minnolo- anche se crediamo fermamente nella sussistenza della legittima difesa. Non abbiamo mai chiesto in subordinata l’eccesso colposo di legittima difesa per una questione di linearità della nostra difesa, anche se in effetti l’eccesso colposo era da noi auspicato come sentenza equilibrata. E’ così è stato. Teniamo conto – aggiunge il legale – che con l’eccesso colposo la pena poteva arrivare anche a cinque anni. Certamente per noi è una sentenza positiva, attendiamo il deposito delle motivazioni e poi decideremo il da farsi. Sicuramente faremo l’appello. La sentenza di oggi ha ristabilitp un po’ la verità che traspariva dai filmati, dove traspare un’aggressione continua e reiterata per oltre sei minuti che poi purtroppo si conclude con una tragedia. Tragedia per il povero ragazzo che è morto, ma anche – conclude il difensore – per un ragazzo di 24 anni che la sua vita l’ha vista sconvolta”.