TRABIA (PALERMO) – Sono beni del capomafia di Trabia e dei suoi parenti. E valgono un milione e mezzo di euro. I carabinieri del Gruppo di Monreale hanno sequestrato tredici appartamenti, cinque box, trentotto terreni agricoli e sei conti correnti intestati a Vincenzo Salpietro, al figlio Sebastiano, e al genero Antonino Teresi. Sono tutti e tre detenuti.
Il provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo nasce dall’inchiesta Camaleonte che nel 2002 azzerò il mandamento mafioso di Trabia. L’unico che riuscì a scappare fu il boss Salvatore Rinella. Un anno dopo la sua latitanza sarebbe finita in un covo a Palermo. Le indagini proseguirono e nel 2009 un nuovo blitz disarticolò la nuova mappa del potere nella provincia di Palermo.
In manette finì, tra gli altri, Antonino Teresi, genero di Salpietro che avrebbe continuato a guidare il mandamento nonostante si trovasse detenuto. Gli investigatori ricostruirono le vicende del mandamento segnate da lotte interne per il potere. Lo scettro del comando era passato da Caccamo a Trabia. Del vuoto di potere provocato dagli arresti avevano approfittato i palermitani Fabrizio Iannolino (nativo di Termini ma palermitano d’adozione) e Liborio Pirrone che si misero alla testa di un gruppo di picciotti pronti a tutti. Innanzitutto, ad imporre il pizzo a tappeto. I malumori dei termitani provocò l’intervento di Provenzano e la decadenza dei palermitani. Di mano in mano lo scettro sarebbe così finito al bracciante agricolo Nino Teresi.