"Violenza durante una visita" | Medico condannato a cinque anni - Live Sicilia

“Violenza durante una visita” | Medico condannato a cinque anni

Il palazzo di giustizia di Palermo

Sotto processo c'era un grastroenterologo. L'amarezza del difensore: "Un accertamento sanitario scambiato per un atto sessuale".

PALERMO - LA SENTENZA
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PALERMO – La vicenda era complicata, la pena è pesante. Un gastroenterologo è stato condannato a cinque anni di carcere per violenza sessuale. Una violenza commessa ai danni di una giovane donna durante una visita.

E qui sta il nocciolo della questione. Il medico, Antonino Trizzino, sarebbe andato oltre quanto era stato prescritto dal medico curante. Dopo avere eseguito la prevista ecografia all’addome fece anche una visita vaginale e rettale alla paziente. In questa maniera si sarebbe reso responsabile di violenza sessuale.

A denunciarlo è stata la paziente che si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Roberta Pezzano e che ha ricevuto diecimila euro di provvisionale per il risarcimento danni. Il Tribunale presieduto da Benedetto Giaimo ha accolto la ricostruzione del pubblico ministero Alessia Sinatra. La donna si era affidata all’imputato che ne avrebbe approfittato, tradendo il rapporto medico-ammalato.

I fatti sono del 2010. La paziente si presenta al poliambulatorio Oreto, una struttura pubblica. Soffre di forti dolori addominali e il medico curante le ha prescritto un esame e una visita. Lo specialista in malattie dell’apparato digerente esegue l’ecografia e poi chiede alla donna se soffra di altri disturbi. “Dal suo racconto sono emersi problemi legati alle emorroidi – spiega il legale dell’imputato, l’avvocato Giuseppe Pinella -. Solo allora, sulla base dell’anamnesi della paziente, il medico ha eseguito la visita. Un ulteriore e consequenziale accertamento medico viene ora considerato una violenza sessuale”.

Pur nel rispetto della sentenza, il legale non nasconde l’amarezza e annuncia il ricorso in appello certo di potere dimostrare l’innocenza del medico. A pesare contro l’imputato è stato soprattutto il fatto che non avesse citato le manovre vaginali e rettali nel referto della visita. Se si fosse davvero trattato di un normale protocollo sanitario perché mai, ha sostenuto l’accusa, avrebbe dovuto tenerlo nascosto? Dopo la denuncia della donna, costretta a ricorrere alle cure di uno psicologo, il giudice ha raccolto il suo racconto nel corso di un incidente probatorio.


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