Che i giorni del Coronavirus abbiano messo a dura prova Nello Musumeci è fuori discussione. Ed è del resto anche comprensibile. L’emergenza sanitaria a cui si è associata la ancora più pericolosa psicosi ha creato un clima tutt’altro che semplice. Ma il marzo che comincia non promette di allentare la morsa sul governo regionale e sulla sua zoppicante coalizione. Le settimane da qui a venire metteranno alla prova la giunta e il centrodestra siciliano in un percorso disseminato di insidie che richiederà forse nervi più saldi di quanto si sia visto in questi giorni dalle parti di Palazzo d’Orleans. Dal virus alla pratica del Bilancio, passando per il puzzle dei dirigenti e per la spinosa pratica delle amministrative, ogni giorno si annuncia carico di prove in questo marzo per Musumeci e compagni di strada.
I giorni del virus
È chiaro che il primo enorme problema per il governo e per la Sicilia al momento si chiama coronavirus. A oggi i pochi casi individuati nell’Isola e arrivati dalla Lombardia sono stati circoscritti, vanno verso al guarigione, e sembrerebbe che le misure adottate per contrastare il rischio della diffusione dell’epidemia stiano funzionando. Musumeci è inciampato su una frase infelice, ha avuto il torto di tirare la polemica per le lunghe, ma è noto che il presidente della Regione avrebbe optato per misure ancora più rigide di controllo degli ingressi e che su questo la sintonia tra Roma e Palazzo d’Orleans sia stata scarsa. Ciò non di meno, al momento la situazione sanitaria impone cautela e prudenza ma non giustifica il panico. Quello che invece preoccupa è l’effetto del virus sull’economia. Gli allarmi degli operatori economici sono univoci, gli scenari descritti dalle associazioni di categoria tragici. L’assessore all’Economia ha già fatto sapere che il grosso degli interventi spetta a Roma, e questo è sensato. Ciò non di meno, il governo regionale non potrà permettersi di stare a guardare e dovrà fare al più presto la sua parte per contribuire a lenire la sofferenza delle imprese che rischia di azzerare il tessuto imprenditoriale siciliano, già malconcio e sottosviluppato.
Il cammino del Bilancio
E qui si passa all’altra corsa a ostacoli, quella dei documenti contabili. Perché in una situazione di recessione come quella che si prospetta per gli effetti del coronavirus sulla già boccheggiante economia siciliana, approvare il bilancio e liberare la spesa della Regione, al momento bloccata ai dodicesimi dall’esercizio provvisorio, è una leva anticiclica da utilizzare, seppur con tutti i limiti legati alle modeste risorse a disposizione. Gaetano Armao lo ha già sottolineato e nelle prossime settimane la pratica di bilancio e finanziaria entrerà nel vivo all’Ars. Se si riuscisse a far prima del 30 aprile la Sicilia ne avrebbe solo da guadagnarci. Ma è un’ipotesi plausibile dato il contesto?
Le spine della coalizione
La domanda rinvia allo stato di salute della coalizione che sostiene il governo. Quella coalizione che in questi primi due anni si è schiantata spesso e volentieri all’Ars. In che stato di salute arriva il centrodestra alla prova di bilancio e finanziaria? Diciamo che ci sono almeno un paio di pratiche che agitano le già agitate acque della coalizione. Da una parte, la partita dei direttori generali, un puzzle quanto mai strategico negli equilibri di potere della Regione. Il percorso sembra avviato a conclusione, la quadra si troverà questa settimana, le caselle stanno per riempirsi, e come sempre in questi casi alla fine dei giochi ci saranno inevitabilmente degli scontenti. Questo potrà ulteriormente destabilizzare la coalizione, come se no bastassero da sole le amministrative. Per il voto locale il centrodestra aveva mostrato le migliori intenzioni, parlando di un tavolo regionale che affrontasse le sfide con una visione di insieme per garantire l’unità. Il tavolo non s’è riunito, sono volati gli stracci, i centristi hanno colto l’occasione per sparare qualche cartuccia polemica su Micciché, la Lega ne ha cantate quattro a Diventerà Bellissima, dove si pensava di essere ormai vicini all’obiettivo della federazione con Salvini, pure all’interno dei partiti c’è chi se l’è cantate,basta guardare a cosa sta succedendo in Forza Italia. In breve, le premesse per un marzo travagliato, a prescindere dall’emergenza virus, ci sono davvero tutte.