Virus sinciziale, i bambini e le cure in Sicilia: l'allerta delle regioni

Virus sinciziale, l’allerta e le cure in Sicilia: i rischi per i bambini

Le dosi potrebbero non bastare per tutti

PALERMO – Virus sinciziale, le dosi dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab-Beyfortus, utilizzato per la cura, potrebbero non bastare per tutte le regioni.

Dopo i casi gravi di bronchiolite nei neonati, le regioni lanciano l’allerta per l’indisponibilità del farmaco. In ballo c’è classificazione nazionale dell’anticorpo, per questo in Sicilia “la partita non è ancora definita”, fanno sapere dai piani alti dell’assessorato alla Salute.

A Palermo “nessuno ha mai richiesto il farmaco”, spiega l’Asp, ma a Catania, spiega il manager Giuseppe Laganga Senzio: “La Regione ha fatto la gara per tempo quindi non dovremmo avere problemi”.

Virus sinciziale, l’allarme delle Regioni

In una lettera inviata al ministro della Salute, Orazio Schillaci e all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), le regioni parlano della possibilità di uno “scenario di grave sperequazione sul territorio nazionale, che richiede un immediato intervento, con territori che hanno disponibilità del farmaco per una campagna universale e regioni che non riescono a proteggere neanche i pazienti fragili”.

Cos’è il virus sinciziale, la fase epidemica

Il virus respiratorio sinciziale può portare nei neonati a casi gravi di bronchiolite (Leggi: cos’è il virus sinciziale).

Considerando che la fase epidemica è imminente – ipotizzata tra ottobre e marzo – Raffaele Donini, assessore emiliano-romagnolo, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, sottolinea che tutte le Regioni hanno “necessità” di “disporre quanto prima delle dosi necessarie dell’anticorpo monoclonale” utilizzato per la prevenzione del delle infezioni in età pediatrica, per “limitare le complicanze e i ricoveri ospedalieri”.

Sicilia, cosa dice il ministero

Amerigo Cicchetti, direttore generale del dipartimento della Programmazione del ministero della Salute, ha diramato una nota sull’anticorpo monoclonale Nirsevimab, spiegando “che è stato classificato tra i farmaci di classe “C” con ricetta ripetibile limitativa (RRL), e vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti”.

“Il predetto anticorpo monoclonale – aggiunge – non è incluso, peraltro, nel vigente Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. Tale prestazione si configura pertanto come un extra lea”.

In pratica, l’anticorpo per la cura del virus sinciziale non rientra nei livelli essenziali di assistenza (lea). Molte regioni hanno previsto “autonomamente – continua ancora Cicchetti – la somministrazione del farmaco senza oneri per i pazienti”.

Il direttore generale della Programmazione del ministero punta l’attenzione sulla Sicilia e sulle altre regioni in piano di rientro dal disavanzo sanitario: Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Puglia. Queste regioni “non possono, ad oggi, garantire la somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab (classificato in fascia “C” da AIFA) in quanto, come già rappresentato, trattasi di prestazione “extra LEA””.

I chiarimenti

Dopo la prima nota, Cicchetti ha diffuso una seconda comunicazione con i “chiarimenti”.

Virus sinciziale,iIl direttore generale della Programmazione del ministero della Salute spiega di aver “avviato le opportune interlocuzioni con l’Agenzia Italiana del Farmaco e la Direzione Generale della Prevenzione dello scrivente Ministero, al fine di garantire un equo e tempestivo accesso per i pazienti a tutte le terapie approvate che mostrano adeguati profili di appropriatezza, sicurezza ed efficacia su tutto il territorio nazionale”.

Palermo e Catania, cosa cambia

Daniela Faraoni, manager dell’Asp di Palermo, spiega che il farmaco non è stato “mai comprato, né abbiamo avuto richieste”, confermando che “l’anticorpo non è aggiudicato ed è classificato in fascia C”.

Situazione diversa all’Asp di Catania, dove il manager Giuseppe Laganga Senzio spiega: “La Regione Siciliana ha fatto la gara per tempo quindi non dovremmo avere problemi. Sanofi ci ha garantito il 100% della fornitura richiesta come ASP di Catania”.

Le richieste all’Aifa

Le regioni non demordono e chiedono al Sistema sanitario nazionale di agire rapidamente per rendere operativa l’offerta del farmaco già questo mese.

Donini segnala anche che “ad oggi, molte delle gare regionali effettuate per l’acquisto del Nirvesimab sono andate deserte perché la ditta dichiara l’indisponibilità del farmaco per la copertura universale” e questo va a determinare “uno scenario di grave sperequazione sul territorio nazionale”.

Nel frattempo si avvicina, secondo gli esperti, la fase epidemica.


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