La rinuncia del M5s al vitalizio Ars | Ma c'è chi ha una pensione privata - Live Sicilia

La rinuncia del M5s al vitalizio Ars | Ma c’è chi ha una pensione privata

La conferenza stampa in cui i deputati regionali M5s annunciarono la rinuncia ai vitalizi

Nove deputati trattengono 600 euro ogni mese per un trattamento integrativo. Ritardi nei rendiconti

Il parlamento regionale
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PALERMO – Rinunciano al vitalizio dell’Ars ma intanto accantonano 600 euro al mese per un’assicurazione previdenziale complementare. Si tratta di nove dei 14 deputati regionali del Movimento cinque stelle: ai 2.500 euro netti di busta paga che ogni mese restano nelle loro tasche, i nove deputati aggiungono anche un costo aggiuntivo di 600 euro che vengono trattenuti insieme con le spese per l’attività parlamentare come benzina e costi di trasferimento. Tra i nove non c’è Giancarlo Cancelleri, candidato governatore alle recenti elezioni regionali. La rinuncia al vitalizio era stata annunciata in pompa magna nella primavera di quest’anno, con tanto di gigantografia di una lettera inviata al Consiglio di presidenza dell’Ars.

L’edizione palermitana del quotidiano ‘la Repubblica’ mette in evidenza come per questi deputati “la rinuncia al vitalizio è un bluff, perché hanno stipulato una pensione integrativa, finanziata con i soldi che sulla carta dicono di voler restituire”. Si tratta di una somma che eccede i 2.500 euro che i deputati grillini trattengono come unico stipendio. Il resto di una busta paga che normalmente supera gli ottomila euro viene restituito a un fondo per le piccole e medie imprese: iniziativa messa in atto soltanto dai grillini, a onor del vero, ma prima della restituzione vengono detratte diverse spese tra cui, in alcuni casi, quella per il trattamento pensionistico privato. “La pensione integrativa – ammette la deputata Ciancio al quotidiano – è nata perché abbiamo rinunciato al vitalizio -. Per l’Assemblea o prendi il vitalizio o non prendi niente. Così abbiamo cercato di organizzarci: almeno abbiamo i contributi versati”. Foti ricorda invece che la cifra accantonata “è calcolata sui 2.500 euro, e non su tutto lo stipendio da ottomila”.

I numeri emergono dal sito che pubblica i rendiconti dei deputati M5s: alcuni definiscono al cifra trattenuta come un “accantonamento pensionistico”, altri utilizzano un più vago “imponibile previdenziale”. Questi i nove deputati M5s che hanno adottato il “meccanismo”: Sergio Tancredi, Stefano Zito, Francesco Cappello, Valentina Zafarana, Angela Foti, Giampiero Trizzino, Gianina Ciancio, Valentina Palmeri e Vanessa Ferreri.

Il totale dei soldi restituiti dai 14 deputati del Movimento cinque stelle in quasi cinque anni di legislatura a Palazzo dei Normanni supera i tre milioni e mezzo di euro, ma da qualche mese il sito che rende conto delle restituzioni dei singoli ‘portavoce’  registra qualche ritardo di aggiornamento. Le rendicontazioni più ‘vecchie’ sono quelle del deputato mazarese Sergio Tancredi, che risalgono al febbraio di quest’anno, mentre quelle di Vanessa Ferreri, Angela Foti e Matteo Mangiacavallo sono datate marzo 2017. I rendiconti più recenti sono quelli della deputata alcamese Valentina Palmeri e del siracusano Stefano Zito, che hanno messo in rete il dettaglio di luglio, seguono Cancelleri e Giampiero Trizzino che hanno pubblicato il dettaglio delle buste paga di giugno. Nessuna notizia, invece, dei rendiconti di Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca, autosospesi dal Movimento cinque stelle perché indagati nell’inchiesta sulle presunte firme false di Palermo ma rimasti formalmente nel gruppo parlamentare M5s di Sala d’Ercole.


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