Voto di scambio con la mafia |Arrestato ex sindaco del Pd - Live Sicilia

Voto di scambio con la mafia |Arrestato ex sindaco del Pd

Ecco i verbali e le carte della magistratura sul caso che scuote il Pd ragusano.

 

PROCURA DI CATANIA
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CATANIA – Voto di scambio con la mafia, l’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia, uomo di punta del Pd nel ragusano, è stato arrestato dai finanzieri del Comando Provinciale di Catania. L’inchiesta nasce durante le ultime elezioni amministrative, durante le quali sarebbero state documentate promesse da parte dei politici ad alcuni appartenenti alla mafia.

I NOMI – Arrestato anche Fabio Nicosia, fratello dell’ex sindaco di Vittoria, attuale consigliere comunale candidato alle regionali nella lista con Rosario Crocetta. Gli arresti domiciliari sono scattati nei confronti di Giambattista Puccio detto “Titta u ballerinu”, ritenuto affiliato a Cosa Nostra e alla Stidda, Venerando Lauretta, condannato per l’appartenenza al clan Dominante – Carbonaro, Raffaele Di Pietro e Raffaele Giunta, “entrambi gravati – scrivono gli inquirenti – da vari precedenti penali; i due risultano aver svolto un ruolo di intermediazione attiva nell’accordo criminale stretto tra politica e mafia”.

I PENTITI – Al centro delle indagini condotte dalla Tributaria della Guardia di Finanza e svelate dal mensile “S”, ci sono i verbali dei pentiti Biagio Gravina e Rosario Avila, che parlano di tale Campailla, che avrebbe avuto un ruolo in diversi appuntamenti elettorali.

Il pentito Biagio Gravina ha dichiarato di essere stato assunto da Giuseppe Nicosia in persona nell’Amiu, azienda che in passato si occupava della raccolta dei rifiuti solidi urbani. Secondo gli uomini del Gico e della Tributaria sarebbe “emerso con chiarezza l’intreccio affaristico- politico-mafioso che, nella città di Vittoria, ha condizionato e orientato le scelte elettorali anche prima delle elezioni amministrative del 2016”.

Da sx Rosario Crocetta e Giuseppe Nicosia

LE CARTE – Secondo quanto risulta dagli atti, quando Gravina si sarebbe recato dall’allora sindaco di Vittoria del Pd, a introdurlo nell’ufficio sarebbe stato Raffaele Di Pietro, “che a sua volta favorì la latitanza di Gino Di Stefano, già reggente del clan Dominante”. E ancora, mentre lo stesso Gravina lavorava per l’Amiu, Giuseppe Nicosia e un responsabile dell’azienda, “tale Sussenti”, furono minacciati “dai ragazzi del quartiere San Giovanni di Vittoria”, guidati dai fratelli Campailla, poiché i posti di lavoro disponibili presso il Comune di Vittoria erano affidati sempre ai medesimi soggetti; quindi Marco Gambino, genero del presidente dell’Amiu, Gino Puccia, si rivolgeva a Biagio Gravina per intercedere presso i ragazzi di San Giovanni poiché Maurizio Di Stefano e Raffaele Di Pietro non erano riusciti a raggiungere un accordo con i Campailla. Gravina, invece, sarebbe riuscito a trovare un accordo con Davide Campailla per far cessare le ritorsioni nei confronti del sindaco e dei vertici dell’Amiu, inserendo i nominativi dei ragazzi del quartiere nelle liste di collocamento. A quel punto il sindaco Giuseppe Nicosia e suo fratello Fabio si sarebbero congratulati con lui per la mediazione ottenuta promettendo che per queste faccende non si sarebbero rivolti più a Paolo Cannizzo, ma allo stesso Gravina.

Una delle foto scattate durante gli incontri finiti al centro delle indagini. In evidenza l'ex sindaco Nicosia

E ancora, nel periodo in cui lavorava nella discarica dell’Amiu, tale Di Martino si lamentava del fatto che Raffaele Di Pietro, per l’appoggio elettorale fornito a Fabio Nicosia durante le elezioni che avevano portato Rosario Crocetta alla presidenza della Regione, aveva ricevuto la somma di 10mila euro nonostante la moglie lavorasse nel Comune di Vittoria.

Le dichiarazioni di Biagio Gravina risultano conformi a quelle di una altro pentito, Rosario Avila, che ha iniziato a collaborare nell’ottobre 2015, sottolinenando come Giuseppe Nicosia, durante la compagna elettorale del 2006, avrebbe avuto rapporti con il clan Dominante-Carbonaro, e in particolare con Raffaele Giunta, Raffaele Di Pietro, Salvatore Di Stefano detto “Turi u lupu” e Maurizio Di Stefano. Questi ultimi due, dopo le elezioni, sarebbero stati assunti dal sindaco. Un episodio che aveva creato scandalo e una vasta eco mediatica, tanto che il sindaco era stato costretto a licenziarli, per poi subire ritorsioni e la momentanea rottura dei rapporti con il clan.

Particolare della sede del Megafono, lista Crocetta, in cui avvenivano gli incontri

AMMINISTRATIVE 2016 – Fabio Nicosia viene eletto consigliere comunale, candidato nella civica Nuove Idee, inserita nella coalizione di Lisa Pisani. Nella stessa lista c’è anche Raffaele Giunta, che dopo la candidatura viene travolto da una bufera mediatica scatenata da un’inchiesta di Paolo Borrometi. In un articolo contro la sua discesa in campo, accompagnato da un video, il collaboratore di giustizia Bruno Carbonaro lo indica quale soggetto che aveva reperito armi per il clan. Ma c’è di più, dall’azione di osservazione, controllo e pedinamento degli investigatori, emergerebbe che Fabio Nicosia, coadiuvato da Raffaele Di Pietro, ha incontrato diversi cittadini di origine rumena nel comitato elettorale di Lisa Pisani, dopo di ché essi si sono recati alle urne.

Ad oggi l’Amiu è stata sostituita a Vittoria dalla Tek.r.a. Srl. A quanto pare, i dipendenti della Tek.r.a. rappresenterebbero un importante bacino elettorale storicamente controllato dai fratelli Nicosia. Un controllo esplicitato anche durante la campagna elettore e dimostrato da una cena le cui foto sono state diffuse via Facebook. Ad aprile 2016 c’è anche una riunione tra i dipendenti dell’azienda, i fratelli Nicosia e l’allora candidato sindaco Lisa Pisani.

LE INTERCETTAZIONI – Il primo giugno 2016 gli investigatori hanno assistito a un incontro tra Fabio Nicosia e Giombattista Puccio, che si è svolto nella sede di una società di imballaggi in cartone. Il contatto tra Puccio e Nicosia è stato confermato anche da successive captazioni di conversazioni telefoniche tra Di Pietro e Puccio, ecco la trascrizione integrale.

Di Pietro Raffaele: sei un pezzo di merda… ti scordato anche la mia voce… IO LO CAPISCO CHE ORMAI SEI DIVENTATO «GROSSO» E NON MI PUOI DARE CONFIDENZA…
Puccio Giambattista: più grande di te sono diventato
Di Pietro Raffaele: allora… ti sto telefonando per due motivi… un motivo… diglielo a tuo figlio… se vi vedete a Luigi… che gli dovevo dare una risposta per il fatto dello smaltimento dei cartoni… che nel pomeriggio mi danno la risposta… se glieli devo fare togliere o no… uno…
Puccio Giambattista: si…
Di Pietro Raffaele: un’altra cosa ancora…ma Fabio da te… si è fatto vedere… come sei combinato
Puccio Giambattista: si… tutto apposto… tutto apposto…
…omissis…
Puccio Giambattista: (gridando) TUTTO A POSTO… TUTTO APPOSTO… GIÀ CI SIAMO VISTI… SVEGLIO RAFFAELE

 

 

 


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