Voto di scambio, le richieste di pena |Un anno e due mesi per Lombardo - Live Sicilia

Voto di scambio, le richieste di pena |Un anno e due mesi per Lombardo

Dieci mesi di reclusione, invece, la condanna formulata dai pm al giudice Laura Benanti per il figlio Toti. VIDEO Lombardo: "Favori in cambio di voti? Li avrei cacciati a calci nel sedere"

la requisitoria dei pm
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CATANIA – Battute finali del processo che vede imputati Raffaele e Toti Lombardo, dopo la pausa estiva riprende una delle tappe dell’odissea giudiziaria dell’ex presidente della Regione. Al termine della lunga requisitoria i pm Rocco Liguori e Lina Trovato hanno formulato alla giudice Laura Benanti le richieste di condanna per gli imputati: un anno e due mesi per Raffaele Lombardo e 10 mesi per il figlio Toti, 10 mesi anche per gli altri coimputati Ernesto Privitera, Giuseppe Giuffrida e Angelo Marino. Le pene accessorie vanno dalla sospensione dalla carica pubblica e 7 anni di ineleggibilità per il deputato regionale ai 5 anni di interdizione per l’ex dominus della politica siciliana.

Le richieste e le promesse di posti di lavoro in cambio di voti sono state al centro della ricostruzione fatta dai sostituti procuratori, i quali hanno ripercorso e messo insieme tutti gli elementi probatori emersi durante le indagini. “Tutto nasce dalle dichiarazioni dei collaboratori Vincenzo Pettinati e Gaetano D’Aquino – afferma il pm Liguori – il primo riferisce di movimenti di denaro all’interno del club I Pazzi dove, in occasione della campagna elettorale per le amministrative a Catania del 2008, venne consegnata una busta con diecimila euro a Giovanni Colombrita, reggente del clan Cappello, mentre il secondo ex esponente del clan Cappello parla di presunte richieste di voti in favore di politici che gravitavano nell’orbita lombardiana”.

Uno scenario che poco ha a che fare con il normale svolgimento della vita democratica, le intercettazioni e i servizi di osservazione restituiscono un quadro – definito dagli stessi pm – “desolante” della politica siciliana, “lontano da quello edulcorato proposto dai testimoni della difesa”. E in effetti, il contenuto delle conversazioni testimonierebbe – secondo l’accusa – proprio l’assenza di ideali politici, poiché la militanza farebbe da sfondo solamente a interessi personali: “Se non mi fai quella cosa per mio cugino e mio cognato me ne vado”, queste le parole di Ernesto Privitera intercettato mentre parlava al telefono con Toti Lombardo.

La difesa ha sempre sostenuto che Ernesto Privitera millantasse influenza e capacità che in realtà non aveva, sia perché i voti che sarebbe stato in grado di “spostare” erano irrisori, sia perché lo conoscevano da tanti anni. Durante le campagne elettorali sotto la lente degli inquirenti – rispettivamente le regionali di ottobre 2012 e le politiche di febbraio 2013 – le richieste di Privitera nei confronti dei Lombardo si fanno sempre più pressanti, e benché lo stesso Privitera fosse stato rassicurato al telefono da Sebastiano D’Arrigo – ex consigliere comunale Udc poi passato all’Mpa – sul fatto che Toti avrebbe rispettato gli impegni, non mancava di esprimere lo sconforto dialogando con tale Franco Catalano: “E’ finita male, erano dodici anni che stavo con loro – esclama Catalano intercettato mentre parla con Privitera – e non ho ottenuto niente, anzi mi hanno licenziato pure la moglie”, “Questi vogliono fatta la campagna elettorale gratis ”, conclude Privitera. Tutte le intercettazioni citate durante la requisitoria sono tutte dello stesso tenore: lamentele per promesse non mantenute; richieste di informazioni sugli sviluppi per le assunzioni di Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida alla Ipi-Oikos e il potenziale bacino elettorale dell’entourage di Privitera.

Durante la requisitoria, l’accusa ha contestato punto per punto la strategia difensiva ribaltando le valutazioni emerse dalle testimonianze della difesa: “La lunga militanza e l’esiguità dei voti che sarebbero stati portati da Ernesto Privitera – ha affermato il pm Lina Trovato – non esclude l’accordo specifico per le competizioni elettorali oggetto del procedimento”. Restano da valutare i decreti emessi dalla giunta Lombardo a favore dell’azienda di Domenico Proto per l’ampliamento della discarica “Valanghe d’Inverno”, così come il decreto di revoca del governo successivo, promossa – come emerso in dibattimento – anche dall’attività assembleare di Toti Lombardo. La conclusione delle arringhe della difesa si svolgerà il 15 ottobre, mentre per le eventuali repliche e la sentenza si dovrà attendere il 29 ottobre.

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