Zampa, decidi tu - Live Sicilia

Zampa, decidi tu

Palermo in B. E scriviamo una lettera a Zamparini.

Lettera al presidente
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3 min di lettura

PALERMO- L’immagine tristissima e finale è Hernandez, a capo chino, che esce dal ‘Franchi’ con la maglietta sudata in mano. Sulla canottiera bianca, una scritta per la mamma, da scoprire in caso di gol. Non c’è stato gol, se non nella porta sbagliata. Non c’è stato sole, c’è stata pioggia. Non c’è stata resurrezione. Guidolin, con l’Udinese corsara, e Toni, col rimpallo della rete, cancellano la serie A dall’orizzonte rosanero. Ma, a parte gli esecutori delle ultime settimane, il killer e il mandante di questa onta si chiama Maurizio Zamparini. Però, gridiamo :“Viva Maurizio”. Almeno, ci proveremo. Non siamo pazzi. Leggendo la seguente lettera, si comprenderà perché. E’ una missiva inviata proprio al presidente. Sappiamo che, di solito, legge. Ma non replica mai. Importa poco. Anche il silenzio è una risposta.

Caro, Presidente, come cronista sono nato un po’ col Palermo. Ho avuto la fortuna di raccontare, all’epoca per il “Giornale di Sicilia”, la notte della promozione in A, dal maxischermo di piazza Kalsa. Scontro con la Triestina, alla Favorita. In precedenza, la via del Paradiso era stata smarrita a Lecce, al termine di una splendida rimonta, guidata da un grande tecnico: Nedo Sonetti. Il Lecce di Rossi (avremmo dovuto vincere, se la memoria non inganna) non ebbe pietà. Tre gol e buonanotte, Tre punte invece di due, per scardinare l’impostazione tattica di Nedo.  In quella sera di tribolazione, la Kalsa era rimasta muta. Gli aficionados attapirati avevano avvolto le bandiere e riposto le speranze, per avviarsi, con rassegnata lentezza, ognuno a casa sua.

E venne l’occasione del riscatto. Al timone, Francesco Guidolin, il miglior allenatore italiano contemporaneo. In campo gli indiavolati gemelli Filippini, scattanti, a correre sulle praterie inondate dalla classe di una squadra superiore. Folla sempre alla Kalsa, cuore pulsante della passione, in preghiera a mani giunte al cospetto del maxi-schermo. Zot!, salta la visione. E che fu? Fu che una signora si era seduta su una delicata connessione, mandando l’apparecchiatura in tilt. Cinque minuti di black out. Uno dei capoccia intima al megafono: “Silenzio!”. Telefona al fratello allo stadio: “Chi successi, chi successiiiii?!”. Trenta secondi di agghiacciante insonorizzazione. E il verdetto, via amplificatore gracchiante: “Me frati mi rissi, ca un successi un c…”. Ricordo Concettina, malmessa vecchietta: “Si mi fati assittari, ‘u Paliemmu signa”. Posto ceduto all’istante. E fu subito gol.

Tu, non c’eri presidente. Io sì. Non mi sono mai più sentito così orgoglioso di essere palermitano, nel vedere i miei fratelli impazziti di felicità, increduli. Raccontai una notte di baldoria in una lunga cronaca. Ma forse sarebbe stato meglio mettersi a urlare dal bancone di via Lincoln, per rendere parzialmente l’idea del nostro ultimo e stupendo Carnevale.

Mai dimenticammo che la gioia proveniva da te, Maurizio Zamparini. E ti venerammo nel corso degli anni. Ora ci hai riportati in B. Il cuore sanguina, soffriamo. E siamo liberi. Non ti dobbiamo più niente. Sei tu in debito con noi, per quanto ciò possa sembrarti strano. Il benefattore che provoca ascesa e successiva discesa è destinato ad essere ricordato come un nemico, non come un padre. L’abisso di chi aveva gustato l’estasi non somiglia all’inferno di prima. Prima non sapevamo come fosse bello stare in Paradiso e vivacchiavamo soddisfatti di una tranquilla mediocrità. Adesso che abbiamo assaporato l’altezza, stiamo troppo male per il ritorno a ciò che, in fondo, siamo sempre stati.

Perciò, decidi tu, Maurizio. Puoi allontanarti. Pari e patta, secondo l’aritmetica, con qualche buco di troppo. Puoi riallacciare una storia d’amore che era immensa ed è sfiorita. Noi siamo pronti a gridarlo ancora: “Viva Zamparini”, come accade nella notte della serie A, la notte in cui Palermo si accese come mai era accaduto. Solo una preghiera, presidente. Fai come vuoi. Resta o parti. Ma non prenderci in giro mai più.


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