Zenith e Daytona: truffa di 10 mila euro e chiesero aiuto al boss

Zenith e Daytona: truffa da 10 mila euro e chiesero aiuto al boss

Qualcuno allo Zen l'aveva fatta grossa

PALERMO – Qualcuno allo Zen l’aveva fatta grossa. Si era fatto consegnare diecimila euro in cambio di alcuni orologi di lusso. Solo che, una volta incassati i soldi, non si era fatto più vivo.

La persona truffata andò a chiedere aiuto a Francesco L’Abbate, arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di essere il nuovo capomafia dello Zen assieme a Giuseppe Cusimano. Era disposto a mettere sul piatto una pesante ricompensa. Così diceva L’Abbate: “… mi è venuto a truffare bello, pulito, pulito, dice… mi fai recuperare queste cose io prendo cinquemila euro… dice e ve li regalo…”.

La conversazione è dello scorso maggio. L’Abbate parlando con Giuseppe Cusimano, con il quale avrebbe diviso il bastone del comando, faceva il nome di “Benedetto”. ” Lo sai che ha combinato quel cornuto e sbirro del Benedetto? … Benedetto quello che se la fa qua… è andato da un amico nostro… dice ho un affare… gliele ha date le dieci carte… per l’affare… lo Zenith, al polso per farglielo vendere… prende e gli fa dice ma dimmi una cosa… gli fa Benedetto… dice… dimmi una cosa dice… hai dice qualche tre, quattro Daytona… me lo vuoi prestare… me lo vuoi fare fare un giro per due giorni a me? Ha preso un Daytona e glielo ha dato pure… ed è scomparso lui, gli orologi e i diecimila euro…”

Alcuni giorni dopo le intercettazioni svelavano la figura di Benedetto Marciante, personaggio dell’Acquasanta già noto alle forze dell’ordine. “Glieli hai venduti questi orologi?… e i soldi dove sono?”, chiedeva Cusimano. “Me li sono mangiati… “, rispondeva Marciante, ridendo.

Poi spiegava che “quello Francesco non mi ha combinato un danno, non lo sai?”. Interveniva L’Abbate: “… mi senti… mi sono preso l’impegno davanti ai cristiani… ventidue e cinque… venti… lui la vorrebbe… lui la vuole chiudere con quindici, Benede’ ti sto dicendo la dobbiamo chiudere con venti”.

Marciante non voleva sentire ragioni: “… mi ha truffato cinquecento milioni… ma vedi che… e me li ha fatti sequestrare da suo genero… dalla Gico… gliel’ho detto di davanti… non è che se lo è negato il fatto dei cinquecento milioni”. “Vabbè ma se lui è crasto, tu devi essere pure crasto? u sei un… devi portare sempre il nome avanti…”, aggiungeva Cusimano.


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