Tutti i segreti della vertenza Aligrup - Live Sicilia

Tutti i segreti della vertenza Aligrup

Un dramma umano. La vicenda che ha investito l’Aligrup, gruppo da milioni di euro di fatturato l’anno, da vent’anni leader nella grande distribuzione siciliana, sta assumendo sempre più i contorni di una macelleria sociale, con il destino di 1500 persone, escluse le altre centinaia dell’indotto, appese a un filo sempre più sottile.

LA CRONISTORIA
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Lavoratori Aligrup in protesta

CATANIA – La vertenza inizia ufficialmente prima dell’estate, con l’azienda non più in condizioni di andare avanti, e in cerca di un possibile acquirente che si palesa subito nella Coop, disposta a rilevare 25 punti vendita. Ma le trattative procedono a rilento, essendo legate anche alla sentenza che la magistratura deve emettere in merito ad alcuni accordi che Aligrup ha proposto per rientrare dal debito con i fornitori. Ad agosto, scatta la cassa integrazione per altre 210 persone.

Il 12 settembre, la Coop si tira indietro, per la presunta inadempienza di alcuni presupposti contrattuali da parte di Aligrup. A questo punto si fanno avanti altri possibili acquirenti, “ma è stato subito chiaro – secondo Rosario Nicolosi, rappresentante della UIL – TUCS – che gli imprenditori avrebbero chiesto meno unità lavorative. I punti vendita sono a zero, in questo momento – aggiunge – e gli imprenditori, che si presentano come i salvatori, dicono tutti di non poter addossarsi il costo di tutto il personale. Siamo sicuri che chi vuole i punti vendita non vuole gli operai”.

Il prossimo 5 novembre il tribunale si esprimerà sull’accordo con i fornitori: nel caso di esito positivo, la trattativa continuerà ma, in caso contrario, si andrà verso il fallimento. “I sindacati pressano per salvare tutti i 1500 addetti – conclude Nicolosi – ma per quasi 500 la sorte sembra segnata”. I potenziali acquirenti, infatti, non sembrano essere interessati agli amministrativi, né a circa 60 impiegati che non hanno una posizione lavorativa riconosciuta, anzi orientati a non rilevare più del 60 per cento del personale.

Intanto, come racconta Carlo Lo Faro, i dipendenti che ogni giorno vanno a lavorare ma che non percepiscono lo stipendio da giugno, oltre ad acconti di un paio di centinaia di euro, non sono a conoscenza di quella che sarà la loro sorte, appesi al filo dell’incertezza.


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