Banditismo, lapide per le vittime | a casa di Salvatore Giuliano - Live Sicilia

Banditismo, lapide per le vittime | a casa di Salvatore Giuliano

Il comunicato dell'Arma invita tutti a non prendere impegni e recita così: "Il 30 marzo 2009, alle ore 13,30 a Montelepre, l'amministrazione comunale scoprirà in via Castrenze Di Bella 14 una lapide in ricordo dei carabinieri caduti nella lotta al banditismo". Segue l'elenco delle autorità, col culmine della presenza del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sì, ma chi ci abitava lì, tanti anni fa?
A Montelepre
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Il comunicato dell’Arma invita tutti a non prendere impegni e recita così: “Il 30 marzo 2009, alle ore 13,30 a Montelepre, l’amministrazione comunale scoprirà in via Castrenze Di Bella 14 una lapide in ricordo dei carabinieri caduti nella lotta al banditismo”. Segue l’elenco delle autorità, col culmine della presenza del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Sì, ma chi ci abitava lì, tanti anni fa?

Scriveva Lucio Forte che citiamo come documento: “A Montelepre, in via Castrenze Di Bella 135, Salvatore Giuliano c’era nato nel novembre del 1922, dopo che la sua famiglia d’emigranti era rientrata da Brooklyn. E tra quelle modeste mura Turiddu era stato allevato dalla madre Maria Lombardo e da tre sorelle”. Il monumento per le vittime del banditismo direttamente a casa del bandito. Racconta Lucio Forte: “A peggiorare le cose era poi successo che, poco tempo prima di una tragica sera del 2 maggio ’49, l’abitazione dei Giuliano era stata requisita e adibita a caserma del discusso Ispettorato Generale di P.S.

Un’offesa bruciante per il ‘re-bandito’ e da vendicare nello stile dei tanti altri impressionanti assalti alle postazioni delle forze dell’ordine che però da tempo non si erano più ripetuti. Mentre gli uomini del colonnello Luca, oltre ad ordire operazioni definitivamente misteriose, continuavano a distruggere col tritolo le grotte dei fuorilegge sui monti tra Bellolampo, Cinisi e Partinico. Fu così che, appostati e protetti dalle prime ombre della sera, Giuliano e i suoi spararono per quasi mezz’ora contro l’edificio di via Di Bella circondato da ogni lato. E le stesse micidiali armi impiegate a Portella delle Ginestre presero d’infilata finestre e balconi dell’improvvisata caserma. Compresa la porticina che dava sui campi e dalla quale Giuliano era scappato per darsi alla latitanza nel settembre del 1943. Quando i fuorilegge si ritirarono, tre agenti rimasero sul pavimento di casa Giuliano. Per Letterio Restuccia, un ragazzo messinese colpito da numerosi proiettili, furono inutili le cure dei medici all’Ospedale Militare di Palermo. Ma nessuno in paese collaborò con le forze dell’ordine che tutta la notte rastrellarono, armate di mortai pesanti, le balze del Monte Sagana”. Ora, un monumento ricorderà anche quell’orrore. A casa di chi ne fu l’artefice. R.P.


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