Alle pareti i ritratti dei boss, da Al Capone a Lo Piccolo, da Liggio a Provenzano, fino al latitante Matteo Messina Denaro, rappresentato nella posa del noto identikit in giacca e occhiali da sole, con in testa, però, un’insolita corona da re. Sono le venticinque opere su tela dell’artista Flavia Mantovan che con la mostra “Facce di mafiosi” inaugura il museo della mafia voluto a Salemi dal sindaco Vittorio Sgarbi e dall’assessore alla Creatività Oliviero Toscani. La manifestazione, promossa dal Comune siciliano, sarà inaugurata sabato, giorno di ricorrenza della strage di Capaci, alle 19 nei saloni del castello in Piazza Alicia a Salemi e resterà aperta al pubblico fino al 6 giugno. Alla conferenza stampa dell’evento, all’Hotel delle Palme, luogo – simbolo che ha sancito la nascita della “cupola”, sono presenti il sindaco e l’artista, modella e pittrice nello studio di La Chapelle, in America. E’ proprio Mantovan a definire la sua tecnica “Una trasformazione di un’immagine di base, come una fotografia, fatta nello stile di Andy Warhol che era stato allievo di La Chapelle”.

Difficile schivare il rischio di un’operazione che sortisca l’effetto opposto, e cioè mitizzare l’iconografia tradizionale dei boss, ampiamente alimentata da film e fiction che hanno conferito fascino e mistero a criminali efferati. Ma l’inconsueto duo politico non è nuovo a queste iniziative: era stato proprio il fotografo Oliviero Toscani, di comune accordo con il critico Vittorio Sgarbi a voler proporre la registrazione del marchio M.a.f.i.a. come acronimo di “Mediterranean Association For International Affair”. “Servirà a veicolare progetti di comunicazione”, avevano detto in risposta alla protesta dell’associazione nazionale familiari vittime di mafia. E anche questa volta ogni accusa viene respinta al mittente: “Quelle sollevate da Sonia Alfano sono polemiche inutili – dice Sgarbi – è come dire che la foto di Mills sui giornali è una forma di promozione. Non bisogna avere paura delle parole, vogliamo solo essere meno rispettosi delle solite convenzioni e banalità dell’antimafia. In queste opere è ritratta la mafia nello stile ‘Wanted’, con volti di borghesi ordinari dalla rispettabilità di facciata e che una volta catturati mostrano dei lineamenti nuovi, meno duri degli identikit, come è stato il caso di Provenzano, che una volta catturato ha rivelato un aspetto simile a quello di un comune pensionato”.
Il museo aprirà nel 2010, in occasione delle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, e per quella ricorrenza Sgarbi annuncia l’apertura di altre due gallerie oltre quella sulla mafia, come “Il museo del risorgimento e archeologico. Del resto la parola mafia compare precisamente tra il 1859 e il 1861, in coincidenza proprio dell’Unità d’Italia”. Il senso dell’operazione? “Fare qualcosa di simile al museo sull’Olocausto. Anche il termine ‘museo’ è di origine ottocentesca, in contraddizione con le dinamiche di internet e del cinema. Non a caso ho scelto la parola ‘museo’: sarà il luogo dove verrà rappresentato il passato. In questo modo Cosa nostra diventa cosa di tutti”.
Non sono convinto dell’utilità sociale di mettere in mostra una serie di volti di mafiosi “celebri”, anzi mi chiedo proprio quale forma di fascinazione oscura abbia spinto l’artista a realizzarli. Quello che suggerisco io in questi casi è il procedimento esattamente contrario, la “damnatio memoriae” già con successo sperimentata dagli antichi. Queste “persone” vanno cancellate dall’immaginario collettivo, non ne va diffusa la memoria. Dalle parole di Sgarbi emerge quasi l’idea che in fondo Provenzano non sia altro che un inerme vecchietto settantenne, invece di uno dei più efferati omicidi e mandante di omicidi che la storia della nostra terra si vergogni di ricordare.
Per concludere una domanda all’On. Sgarbi: nei musei dell’Olocausto sparsi nel mondo su chi viene concentrata l’attenzione, sui carnefici o piuttosto sulle vittime? Spero che non voglia mai realizzare una galleria dell’Olocausto: immagino già la fila di ritratti di Hitler, Himmler, e “compagnia bella”.
VERGOGNA! E’ un’iniziativa vergognosa. Concordo con l’Associazione Nazionale Familiari Vittime della Mafia e con il presidente di tale associazione Sonia Alfano. Sgarbi dovrebbe ricordarsi di essere un pregiudicato, ed evitare di organizzare simili schifezze. Il museo della mafia… ma per favore! Che schifo.
Condivido il post di Valeria. Disgusto. Operazione mediatica vergognosa di rara stupidaggine.
La Sicilia non aveva bisogno del venditore di fumo Toscani nè del pluripregiudicato Sgarbi, il quale, voltagabbana e arrivista e opportunista unico é riuscito, negli ultimi 20 anni, a candidarsi per tutti i partiti conosciuti in Italia in questi due decenni, dall’estrema sinistra all’estrema destra passando da tutti gli altri.