"Vivo in albergo e salvo i randagi" - Live Sicilia

“Vivo in albergo e salvo i randagi”

STORIE PALERMITANE
di
3 min di lettura

Sognava di diventare pilota di Formula Uno e girare il mondo. Oggi il suo unico
sogno è salvare i cuccioli abbandonati. Antonino Spina, diplomato in  ragioneria, ha 38 anni e un lavoro di banconista alle spalle.  Si occupa dei  cani a tempo pieno, li nutre, li cura e si sposta da un punto all’altro della  città con la speranza che qualcuno li adotti. In estate passeggia sulla  spiaggia di Mondello, in questo periodo la sua voce inconfondibile aleggia per  via Libertà: “Adottate un cane!  Meglio un cane che un uomo!”.
Brenda, la cagnetta della foto,  ha cinque anni, l’avevano abbandonata in un cassonetto dell’immondizia. Era magrissima, quasi morente. Antonino l’ha salvata, oggi giocano  insieme. Le ha perfino insegnato a girare su se stessa. “Amore fai la  ballerina” ed ecco che la piccola yorkshire esegue una piroetta e vince il  biscottino. Una passione nata solo due anni fa, per questo ragazzo dai capelli  ricci e l’espressione dolce:  “Prima mi piacevano, ma li tenevo a distanza. Un  giorno ho avuto un’illuminazione, dovuta a un fatto spiacevole”,  racconta,
corrugando le sopracciglia. “Guidavo, in via marchese di Villabianca. Ad un
certo punto mi volto e vedo una scena raccapricciante. Un ragazzo stava  prendendo a calci un cane. Non so cosa sia scattato dentro di me, sono sceso,
gli ho dato due pugni in testa e il cane è scappato. Poi sono risalito in  macchina”.
Antonino vive in un albergo di via Roma. Una stanza che condivide con i suoi
cuccioli. Paga 38 euro al giorno e in media ne guadagna 45-50. “Non vivo,
sopravvivo. È per questo che cerco un monolocale con un pezzettino di terreno,  anche in periferia. Non mi posso più permettere di spendere quasi mille euro al  mese”,  dice, mentre Brenda gli lecca la mano.
Sono tante le persone che si fermano, accarezzano i cani, lasciano una moneta
e se vanno. Molti si limitano a osservarli da lontano, altri li adottano, promettendo di non abbandonarli mai.  Ma Antonino non si accontenta delle promesse. Anzi, fissa delle regole  assolutamente inviolabili: “Primo, mi faccio sempre lasciare il numero di  telefono della persona che adotta il cane. Così posso controllarla quando  voglio. Secondo, io spendo molto per l’acquisto del cibo, dell’acqua, degli  antiparassitari, quindi chiedo solo che mi rimborsino. Per non restare al verde”.
Arriva da Cruillas questo Biagio Conte dei randagi. È lì che è cresciuto, con i
genitori e un fratello. La madre lo considera “stupido”, ritiene che dovrebbe
pensare più a se stesso, a crearsi una famiglia. Il padre non lo giudica.
Spesso ci pensano gli estranei a giudicarlo, a puntare il dito. Lo accusano di
sfruttare gli animali per rubare soldi a chi, invece, li ama. “Molti non  credono alla mia buona fede. Non sa quante volte la polizia mi ferma, mi  controlla e alla fine mi lascia andare. Ci vengono a prendere come delinquenti  e poi ci fanno i complimenti”. Sorride per la rima, parla a voce alta mentre si  avvicina alla gente porgendo il suo salvadanaio. Ringrazia tutti, anche chi non  lo guarda. Prende il telefonino, scorre tra le foto e l’immagine si blocca su  un cagnolino marrone con un orecchio mozzato. Antonino s’incupisce e racconta:
“Me l’hanno fatto trovare davanti al portone dell’albergo. Aveva la schiena
bruciata con la fiamma ossidrica, il filo di ferro legato alla gola e l’orecchio sanguinante. Adesso sta bene, è stato adottato. Dall’inizio dell’anno  ho sistemato 141 cuccioli”.
E se Antonino non correrà mai su una Ferrari non è un problema. Il suo traguardo l’ha già raggiunto.

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