Palermo, Madonia al 41 bis: ha firmato una lunga stagione di morte

Il boss Madonia resta al 41 bis: è il killer di Agostino e di altri omicidi

Ricorso bocciato

PALERMO – Il boss di Resuttana Nino Madonia deve restare al 41 bis. Bocciato il ricorso in Cassazione della difesa del settantenne capomafia palermitanio che ha collezionato una sfilza di ergastoli. L’ultimo per il duplice omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio.

Una condanna, giunta dopo anni di indagini e depistaggi, per la quale si è battuto fino all’ultimo respiro Vicenzo Agostino, deceduto pochi giorni fa.

Una vecchia foto di Nino Madonia

Il boss sosteneva che la lunga detenzione avesse fatto venire meno la sua operatività. Di avviso opposto prima il Tribunale di Sorveglianza e ora i supremi giudici. La famiglia Madonia resta forte sul territorio attraverso il ruolo dei parenti del capomafia.

Una lunga scia di morte

Nino Madonia, figlio di don Ciccio, ha firmato una lunga scia di morte e orrore: dall’omicidio del segretario del partito comunista Pio La Torre a quello del generale Alberto dalla Chiesa; dalla strage di via Giuseppe Pipitone Federico, in cui morì il giudice Rocco Chinnici all’assassinio del vice questore Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia:

Ed ancora: dalla strage di Pizzolungo, che aveva come obiettivo il giudice Carlo Palermo, rimasto illeso, ma che costò la vita a Barbara Rizzo e ai sui figli, i gemellini Giuseppe e Salvatore Asta di 6 anni, al duplice omicidio Agostino-Castelluccio.

Cosa dice la Cassazione

La Cassazione sottolinea “l’attuale vitalità della compagine associativa in cui Madonia aveva a lungo militato nonché la sua consolidata componete familistica (fino al 2021 sono stati arrestati in esecuzione di numerose operazioni di polizia decine di affiliati, alcuni imparentati con Madonia, operanti nel mandamento dì Resuttana”).

Ed ancora: “L’assenza nella sua condotta inframuraria di elementi in qualche modo sintomatici di un suo allontanamento dalla organizzazione criminale; di contro risultano ripetute sanzioni per infrazioni disciplinari”.

Non è passato il tentativo della difesa di sollevare dubbi sulla legittimità costituzionale della legge 199/2022 che nega la possibilità di riconoscere qualunque beneficio carcerario o premi ai detenuti al 41 bis (chi sono i siciliani al regime del carcere duro).


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