Allo Zen che vuole cambiare - Live Sicilia

Allo Zen che vuole cambiare

Lettera aperta
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2 min di lettura

Ci sono due sordità. Ci sono gli “esterni” che – è vero – talvolta vanno allo Zen come i colonizzatori andavano nelle Americhe. Per redimere. Si presentano con perline colorate di legalità. E credono di avere a che fare con indigeni sottosviluppati. Si capisce – nessun riferimento specifico – da come ridono, i neocolonialisti. Dalla condiscendenza con cui si rivolgono agli altri. Poi ci sono certi residenti che vogliono davvero cambiare il quartiere. Con un piccolo difetto. Sono chiusi a riccio. O sei dello Zen, o non puoi capire. O sei dello Zen, oppure chissà che secondi fini… Questa splendida gente (splendida sul serio nell’impegno quotidiano) copia in bene il vizio degli abitanti cattivi del quartiere. O sei dello Zen, o non vale. O sei dello Zen, o non hai diritto di parola. Perché mica ci vivi tu là dentro. E così la speranza naufraga tra le due sordità: la spocchia degli illuministi e l’ostilità degli zenioti onesti.
E’ bastato un articolo su uno striscione rimosso, per scatenare il putiferio. Chi sei tu, cronista? Che vuoi sapere dello Zen? Probabilmente – dalle reazioni – abbiamo fatto centro ancora una volta. Le urla indicano lo sfioramento di un punto dolente. Forse dovremmo avere il coraggio di guardarlo in faccia.

Ho scritto che “sono di casa” allo Zen, attirando qualche commento adirato. No, non ci abito. Sto lì vicino, nella zona di viale Strasburgo. E immagino che questo mi classifichi irrimediabilmente come un neocolonialista in pectore, mio malgrado. Perché, o sei dello Zen. O altrimenti… Posso dire, a mia discolpa, di volere bene alla gente onesta che lì si sforza di mutare le carte in tavola. Quando vado allo Zen, non ho mai l’impressione di “andare allo Zen”, nel senso dispregiativo che molti danno all’espressione. Ho il sentimento di chi resta a Palermo, niente altro che Palermo. Ecco perché non comprendo l’apartheid che spesso viene esercitato dagli uni e dagli altri.
E quando sono lì, innamorato della visione di un quartiere finalmente migliore, mi chiedo: ma come sarebbe lo Zen se le persone oneste, dentro o fuori, si alleassero, invece di guardarsi spesso in cagnesco? Già, come sarebbe? Il nemico è la mafia, sapete. Per il resto, pace in terra ai palermitani di buona volontà.


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