Droga, condanna e assoluzioni | E spunta l'avvocato Fragalà - Live Sicilia

Droga, condanna e assoluzioni | E spunta l’avvocato Fragalà

La sentenza pronunciata oggi dal Tribunale di Palermo mette un punto sulla vicenda giudiziaria “Gatto Nero”, la storia dai contorni non poco controversi di un traffico internazionale di stupefacenti tra l’Olanda, il Belgio, la Germania e la Sicilia. Unico condannato a 21 anni: Matteo Bologna al quale erano già stati confiscati beni patrimoniali per la cifra di 11 milioni di euro. Assolti con formula piena tutti gli altri imputati. Tutto era iniziato con un’intercettazione telefonica che aveva dato il nome all’intera operazione: “Gatto Nero”, appunto. La polizia tedesca nel 2002 durante le indagini sul narcotrafficante Mario Tornetta aveva captato una frase riferita a Salvatore Regina, “u lattonieri”, cioè il carrozziere. U’ lattonieri che diventerà “Gatto nero” nella traduzione eseguita dall’interprete esperto in tutti i dialetti italiani.

Nel 2004 questa ed altre trascrizioni di intercettazioni arriveranno in Italia, percorrendo l’iter che dal siciliano di Partinico le vedrà tradotte in italiano, da questo in tedesco e al ritorno in patria, di nuovo in italiano. Dalle prime indagini della Squadra Mobile di Palermo era emersa l’esistenza di un traffico internazionale di stupefacenti orchestrato da proprio da Matteo Giovanni Bologna, imprenditore siciliano titolare della Lux s.rl. con sede a Trappeto, suo paese natale, e di un’altra azienda a Solingen in Germania. Sarebbero state queste due attività ad assicurare la riuscita del mercato, strutturato con l’acquisto della droga all’estero e trasporta in Italia con i camion della Lux s.r.l. grazie al coinvolgimento dei dipendenti più fidati e della stessa figlia di Bologna, Francesca, che avrebbe avuto il compito di mettere in pratica nella zona di Partinico le direttive che giungevano dal padre in Germania, al quale trasferiva poi gli introiti da reinvestire nel business criminale. Tutti fattori che avevano convinto  l’accusa rappresentata dal pm Geri Ferrara, a chiedere 23 anni di reclusione per Matteo Bologna, 10 per il genero Bernardo Francoforte, 5 per Salvatore Regina e Giuseppe Russo, 3 Pietro Adragna e Francesca Bologna. Assoluzione proposta dallo stesso pm per Sergio Gaglio e Antonino Salvia.

Ma la versione dei legali di Bologna, che si evince durante l’arringa di stamattina è un’altra: “Matteo Bologna sfruttava i più vantaggiosi costi di produzione della Germania – afferma l’avvocato Salvo Misuraca – Così oltre ad occuparsi di lampioncini inizia un mercato di caffè, motorini per bambini, scarpe, liquori, cucine componibili e tanto altro. Certo, era tutto in nero, ma niente a che fare con la droga e lo dimostrano gli esiti negativi nel corso delle innumerevoli perquisizioni sui suoi veicoli aziendali. Inoltre se fosse stato attivo in simili traffici illeciti, avrebbe tenuto tutto in regola per evitare sospetti. Lo conferma l’assoluzione di Michele Marziano, Alessandro Arcobascio e Gaspare Mattina, considerati i più stretti collaboratori del corriere Trappeto -Salingen”. Secondo Misuraca le indagini sul suo cliente si sarebbero mosse in seguito alle accuse del collaboratore di giustizia Mario Tornetta, su cui la polizia tedesca indagava. Lo stesso Tornetta, che Bologna avrebbe conosciuto al Bar Italia ’90 di Solingen, e al quale avrebbe prestato dei soldi in virtù di quella solidarietà e affiatamento che lega i connazionali costretti a vivere in una terra lontana da quella natia.

Il processo Gatto Nero aveva oltretutto visto il coinvolgimento di Enzo Fragalà in qualità di difensore di Matteo Bologna. Il fascicolo è finito al vaglio degli investigatori che da più di un anno, ormai, cercano di dare un nome al killer col volto nascosto da un casco integrale che massacrò a bastonate il legale davanti al tribunale. Il nome di Fragalà è tornato alla ribalta del processo quando sul banco dei testi è salito proprio Mario Tornetta. Il teste, che vive sotto protezione in Germania, ha raccontato che il suo ex legale avrebbe ricevuto due telefonate dallo studio Fragalà: “Probabilmente volevano chiedermi di ritrattare”, ha aggiunto. “Ma io – ha spiegato – dissi all’avvocato che non doveva più parlarci”.


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