Libici curati a Palermo | Polemica sul trattamento - Live Sicilia

Libici curati a Palermo | Polemica sul trattamento

Forza Nuova solleva il caso
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“Biancheria nuovissima, alimentazione e accessori ad hoc, letti e sedie a rotelle di ultima generazione, materassi e comodini nuovi”. Forza Nuova Palermo lancia la polemica e definisce “Un’oasi di efficienza sconosciuta ai comuni ricoverati” il reparto del Policlinico dove si trovano ricoverati i libici anti-Gheddafi, nella denuncia che lancia pubblicamente.

I 18 ribelli accolti in aeroporto dal presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo sono arrivati in città il 28 luglio per essere ricoverati al Policlinico universitario, nel reparto di Chirurgia d’urgenza. Adesso sono una decina, molti sono stati dimessi, occupano solo due stanze e dividono il reparto con pazienti italiani, c’è un interprete dedicato ma “I pazienti per noi sono tutti uguali”, dice il dottor Bonventre, medico di guardia al reparto.

“Forse c’è stato un occhio di riguardo nei loro confronti, ma per quanto riguarda cose come l’accoglienza. Per esempio so che hanno messo delle piante per abbellire il reparto, che due ore prima l’arrivo dei libici era già tutto pronto”, dice Pietro Citarrella, soccorritore di Italy Emergenza, la ditta privata che presta servizi di trasporto all’interno del Policlinico. E continua: “Ma sono anche persone che hanno sofferto moltissimo, sono vittime di guerra, ho visto uomini ridotti davvero male, mutilati, con gravi ferite. Io faccio parte di un’associazione onlus, sono sensibile all’argomento immigrazione, ma sono sempre contrario alla disuguaglianza: non dovrebbero essere trattati nè meglio nè peggio. Per noi sono tutti uguali”.

Qualcuno sostiene che i pasti dei libici sono diversi da quelli degli altri, forse migliori. Altri sostengono che sono uguali, come Giovanni Pace, coordinatore tecnico di Italy Emergenza. In ogni caso dicono “se così è, sarà anche per via della loro religione che gli vieta determinati alimenti”.

Quando sono arrivati c’erano due o più soccorritori del 118 addetti a “sbarellare”, normalmente questo non succede, sono rimasti a dare una mano a quelli del reparto di medicina d’urgenza, ma questo perchè sono stati presi degli accordi e c’era del personale dedicato a gestire l’emergenza”, continua Pietro Citarrella. Infatti per l’arrivo dei libici sono stati presi accordi tra l’Autorità temporanea di Bengasi, la Regione Siciliana, il ministero degli Esteri e l’Università che, secondo Forza Nuova, è stata “particolarmente solerte in cambio di un lauto compenso”. Secondo il movimento politico italiano di estrema destra si sono mossi tutti in modo troppo attento “nel mettere a disposizione un team d’emergenza di ben 7 primari del Policlinico, a cui si è aggregata anche una specialista di chirurgia della mano, giunta da Roma”, come scrivono. E, denunciano anche che “Medici, infermieri e inservienti, che per ovvie ragioni desiderano mantenere l’anonimato, sono costretti agli straordinari, e a trascurare i normali pazienti, perché gli ospiti – per nulla riconoscenti e spesso arroganti – non si adattano alle normali regole di convivenza, fumando allegramente nelle stanze e sporcando senza ritegno i locali della struttura”.

In realtà i libici convivono con altri pazienti che non sono loro connazionali, e come racconta un paziente del reparto, sono tranquilli, di giorno dormono tanto e fanno il Ramadan, mentre la sera si animano un po’, si riuniscono, e magari vanno fuori per fumare qualche sigaretta. Chi può naturalmente. Qualcuno sta bene, qualcuno decisamente no. Passa nei corrodoi su una sedie a rotelle un uomo senza una gamba e con un occhio bendato. Tra i corridoi non spiccano macchinari ipertecnologici a cui non siamo abituati, nè dalle stanze si sente puzza di fumo. Vengono trattati meglio degli altri? In ogni caso sarebbe la prima volta per loro.


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