(Dal Corriere della Sera) CORLEONE. Intanto, sembra di parlare con il suo avvocato. Per la precisione del linguaggio, per il garbo, per l’attenzione a sfumature e congiuntivi. Lontano mille miglia dall’idioma paterno impastato di un siculo-italiano alla Camilleri. Niente da vedere con l’aria del contadino dimesso offerta da Totò Riina per il terzogenito del padrino, Salvuccio, 34 anni, appena uscito dal carcere di Voghera.
Sembra di parlare col suo avvocato e, invece, eccolo solo a Corleone, sotto casa di mamma Ninetta, in via Scorsone, pronto per andare al commissariato di polizia, attraversando stradine dove nessuno s’aspetta di vedere Salvuccio, dato dai giornali in arrivo a Padova. E invece è tornato. Senza che nessuno sapesse. Nemmeno lui che, dopo la mediazione del suo avvocato, aveva accettato di buon grado l’offerta di un lavoro da impiegato in una Onlus padovana. Ma un vecchio provvedimento impone il passaggio e la firma al commissariato di Corleone. E lui ha preso un aereo. Anonimo e non riconosciuto all’arrivo al «Falcone e Borsellino». Poi, l’abbraccio con i cognati e i curvoni della strada ripercorsa dopo tanti anni, sempre zeppa di fossi e avallamenti, con o senza i Riina.
E adesso? Adesso che il sindaco di Corleone, appresa la notizia, la dichiara «persona non gradita»? Adesso che il governatore del Veneto chiede di non farla andare a Padova perché non vuole più «delinquenti importati da fuori»? «Adesso, dopo 8 anni e 10 mesi sono un uomo libero. Un uomo che ha studiato, si è diplomato, studia all’università e vuole vivere la sua vita da cittadino di questo Stato riprendendo a lavorare, come è diritto di chi ha pagato il suo conto, come vorrei ricordare a quanti richiamano sempre le regole e le norme della Costituzione».
Forse continuano a rimproverare a lei condannato per mafia e alla sua famiglia un conto aperto con lo Stato e il popolo italiano.
«Chi ha pagato ha diritto o no in questo Paese di rifarsi una vita, anzi a riprendersi quanto, a torto o a ragione, gli hanno tolto?».
Che cosa le avrebbero tolto?
«Parlo del lavoro che mi hanno impedito di svolgere. Con provvedimenti amministrativi che non capirò mai. Io facevo il rappresentante, vendevo macchine agricole, qui a Corleone».
L’hanno anche accusata di ricostruire un clan mafioso.
«Per le accuse a torto o ragione mosse, ho pagato. Resta il fatto che il mio lavoro non era un reato. Eppure si decise con le carte bollate che io non potevo, che dovevo chiudere per colpa di un cognome».
L’avverte come un marchio?
«Rischia di diventarlo. Ma anche questo è fuori dalla regole del Paese, dello Stato».
Qualcuno si sorprenderà a sentir invocare lo Stato al figlio di Riina.
«Può sorprendersi chi si lascia condizionare da cronache di giornali e rappresentazioni di storie spesso inventate, senza alcun riferimento alla realtà, a quello che ognuno di noi pensa».
Dica che cosa è lo Stato per lei.
«Dico che la Costituzione prevede non il recupero, ma il reinserimento degli ex detenuti. E’ stata Francesca Casarotto, il mio avvocato, a stabilire contatti con i dirigenti della Onlus di Padova. Non debbo andarci perché i leghisti e il governatore Zaia non vogliono? Beh, ditemi dove andare. Io nemmeno a Corleone volevo tornare».
Il sindaco dice che la gente non vuol vederla in giro per Corleone.
«Veramente non mi è sembrato. Ma io non faccio niente per restare. Sarei andato direttamente e volentieri a Padova se non mi avessero detto che avevo l’obbligo di firmare qui al commissariato. E visto che è un obbligo io lo rispetto, lo osservo. Ma ci sarà la libertà di vivere e lavorare da qualche parte. Non mi vogliono qui, non mi vogliono lì, al Sud, al Nord… Non è questo lo spirito della Costituzione, bisognerebbe ricordare a sindaci e governatori».
Molti hanno paura che lei a Corleone riannodi dei fili mafiosi…
«So che non posso sbagliare. E non sbaglierò. Ma uno per non sbagliare deve essere messo nelle condizioni di vivere, di lavorare. Per tutto questo io sono pronto a ricominciare lontano dal mio paese, dalle mie sorelle, dalla casa dove vive mia madre…».
Dalla casa in cui è rimasto l’unico maschio.
«Lo vede che l’ha capito…».
Condizione di maggiore rischio.
«Nessun rischio ma io sono pronto ad andare ovunque. Pur di non essere perseguitato. Anche da voi giornalisti».
Cosa dice sua madre?
«Posso solo dire che è commossa. Chi è figlio o ha un figlio sa quanta commozione può esserci dopo un ritorno».
Riesce a rivedere come un orrore la storia della sua famiglia, di suo padre, gli anni della latitanza…?
«Dico solo che io ho pagato e voglio lavorare. Per il resto, se mi daranno il permesso, vorrei rivedere mio padre. E andare a trovare in carcere mio fratello Giovanni. Io lo chiederò, secondo le regole».
C’è sempre la regola del 41 bis, dei vetri blindati.
«Attenderò. Ma le regole dovrebbero consentire a un figlio di rivedere il padre, a un uomo di riabbracciare il fratello».
E salta su una Golf marrone, dopo la prima notte a casa, asciutto e sereno, allegro e forbito. Un figurino. Scarpe rosse come la polo griffata, manica lunga, rifiniture bianche e blu. Occhiali Rayban con montatura nera e filo azzurro. Orologio con cinghietta gialla. Un ragazzo come tanti. In apparenza. Ma con un documento giudiziario arrotolato a mo’ di pergamena. Necessario per la prima firma in commissariato.
…Ma le regole dovrebbero consentire a un figlio di rivedere il padre, a un uomo di riabbracciare il fratello…Complimenti ci vuole fare lezione di diritto e le regole degli altri? Cosa devono dire i figli che suo padre ed i suoi accoliti hanno lasciato orfani, oppure le donne rimaste vedove? Vergognatevi di avere infangato il nome di una terra bella ed invidiata come la Sicilia…Scommetto che tra qualche hanno sarà di nuovo sulla prima pagina dei giornali! Almeno in questo restano rispettosi delle regole.
ineccepibile
Certamente ha tutto il diritto ad avere un’opportunità di riscatto. Prima, però, prenda le distanze dal padre, dalla sue gesta e chieda perdono a Corleone ed ai Siciliani dei suoi comportamenti. Le responsabilità penali sono personali, lo sappiamo. Per questo Salvuccio Riina ha scontato la sua pena. Faccia, per essere credibile, un passo in avanti sconfessando suo padre. Diversamente la smetta di prendere in giro il prossimo.
@mauro72,
lanci una squallida scommessa . Se la vinci, tu ci guadagnerai la gloria, ma il prezzo lo pagheranno altri. Ti auguro di guadagnarti un’eterna fama di cattivo profeta.
e facile dare giudizzi, ma possibile che questo ragazzo abbia veramente deciso di cambiare vita. ma non e forse un suo diritto rivedere il padre e suo fratello, non capisco di cosa vi scandalizzate, io al suo posto chiederei la stessa cosa, oppure per tutti voi chi non rinnega i genitori condannati vero si per reati gravissimi, e solo perche continua ad essere mafioso. smettiamola di scrivere cavolate e costituzione o non un figlio mai deve rinnegare il Padre, chi lo fa e chi lo consiglia eviti di andare in chiesa.
va trattato come tutti gli altri ex detenuti per mafia!!! NE PIU NE MENO
No, non sono d’accordo, va trattato da mafioso qual è.
@Nino
tu scaglieresti la prima pietra?
@sicilianomiomalgrado… il tuo nome la dice già lunga su ciò che pensi di questa terra… o cambi nome, del tipo perfortunasiciliano… o misacrificoperquestaterra… o la smetti di fare commenti sugli altri…
@luna… hai dimenticato di dire che sei di “quella” Corleone… si vede dalla grammatica e dall’ortografia…
@Felice Cavallaro, da un giornalista ci aspettiamo almeno un minimo di obiettività sulle persone, lasci perdere di riportare i vezzeggiativi: “Salvuccio” è Salvatore (Riina per l’appunto: la storia ci dice un sanguinario e senza scrupoli mostro che assieme ad un’altra accozzaglia di barbari di pseudouomini hanno dilaniato il vero ONORE e la bellezza di questa terra), mentre “Ninetta” che già apparteneva ad una “bella” famiglia si è sposata con il “Sanguinario”… purtroppo spesso reso eroe in una subcultura che la fa da padrone! Basta romanzare…
Per quanto riguarda il figlio… non credo che otto anni siano bastati a sanare il debito contratto dal padre con lo Stato o ancora di più con la Sicila, anchè perchè ne avrà goduto sicuramente dei soldi, del potere e della paura che incuteva ed ancora incute il suo cognome: che diventi un marchio, me lo auguro! Un marchio di infamia… da andare all’anagrafe e farselo cambiare!!
Chiede i suoi diritti… che schifo! Come il padre che vantava la pensione, perchè sicuramente avrà anche versato i contributi da mostro!
@rombodituono,Sicilianomiomalgrado,luna… sono le vostre idee che permettono a questa gente di radicarsi bene nel territorio, il vostro insignificante garantismo è DELETERIO per la nostra Sicilia che ha bisogno di chiudere questo libro e reagire, sfruttare le potenzialità dei siciliani onesti nel mondo del lavoro( turismo, ricerca, prodotti locali) e ve ne sono tante…questa gentaglia non deve essere reintegrata, deve vivere nell’anonimato o rendere servizi sociali utili alla collettività ( collaboratore ecologico al comune di Corleone, ovviamente non remunerato)… quando un giorno sentiremo i nostri figli, nel loro linguaggio comune, apostrofare un tizio per offenderlo “…pezzo di Riina…” avremmo vinto la nostra guerra !
@luna per favore non tiriamoci dentro la chiesa.. ma cosa c’entra che tutti hanno diritto di vedere il padre e i fratelli. Quelli sono boss al 41bis, significa che sono in isolamento semplicemente perché hanno ammazzato altre persone, che non potranno più rivedere i loro congiunti. Questo Riina jr. non mi pare che si sia nemmeno pentito per quello che ha fatto, né ha sconfessato il padre… e lo mandano a Corleone, dove potrà ricominciare a infettare una comunità che faticosamente sta tentando di togliersi da dosso un marchio infamante come quello di capitale della mafia.
@sicilianomiomalgrado, consentimi di risponderti affermativamente, si, io me la sento di scagliare la prima pietra, perché non ho mai avuto contatti con la mafia… smettiamola con questo buonismo peloso
Ha pagato il suo prezzo e adesso è giusto che faccia il bravo ragazzo. Perdoniamo politici, violentatori e chissà quantìaltre persone e non dovremmoi perdonare questo ragazzo. La fede in Dio ci impone di perdonare.
@mauro72, & sodali,
avete letto: “lanci una squallida scommessa . Se la vinci, tu ci guadagnerai la gloria, ma il prezzo lo pagheranno altri. Ti auguro di guadagnarti un’eterna fama di cattivo profeta”.
Non ci avete capito un tubo. Vi manca la luce della mente, della quale non conoscete la Fonte.
Peccato! Avete ravvisato l’offesa: ma dove? Rivelate con le vostre risposte di essere allenati nella “disciplina” non meno “ du zzù Toto Riina” , ritenuto capo dei capi dell’Onorata Società, per i cui membri è “offesa” da punire con la morte chi rifiuta di pagare il “pizzo” (ricordate Libero Grassi).
Vi spiego io il significato, per voi oscuro, delle mie parole offensive. Chiamo “squallida” la scommessa, non chi la propone. È squallida perché prospetta la perseverazione del figlio nel male praticato dal padre. Se la scommessa viene condivisa, aumenta la carica devastante per chi ne è l’oggetto. Infatti, semmai nel giovane Riina vi fosse un germe di redenzione, viene soffocato prima di svilupparsi, perché il giovane sarebbe autorizzato a pensare: nessuno mi crederebbe, tanto vale che non ci provi neppure. Continuo col “mestiere” di mio padre.
Passo all’altra “offesa”. “ Ti auguro di guadagnarti un’eterna fama di cattivo profeta”. Sai cosa significa? Che se tu vinci la scommessa, perché Riina sarà mafioso come suo padre, la mafia troverà nuova linfa e continuerà ad esistere, perpetuando i suoi orrori e a spargere lacrime. Ecco il prezzo che pagherebbe la società, perché tu possa consacrarti buon profeta. Hai capito perché ti auguro di fallire come profeta? Se sì, rispondimi: ho qualcos’altro da dirti. Ciao.
Illustrissimo sicilianomiomalgrado, tu che ti abbeveri alla fonte della sapienza e rendi tutti noi piccoli granelli d’ignoranza, ma sai che questa disquisizione non ha bisogno delle tue insignificanti scommesse da bar, ma bensì si ragiona con dati di fatto e anni e anni di esperienza purtroppo sulle pelle di noi siciliani, che non si sono mai accorti di figli di mafiosi ( e se non lo è Riina…) reintegrati nella società o riscattarsi da questo marchio infame; lascia stare le poesie di parrucconi seduti dietro una scrivania a decretare il rispetto delle regole, fino a quando non gli graffiano la macchina posteggiata e sparano le loro dotti menti improperi di varia natura, sino a disporre la sedia elettrica; ergo si fà presto a parlare delle disgrazie altrui con sapienza;i siciliani sono stanchi di tutti soprusi e dei dotti parrucconi…a buon intenditor…
PS:senza offesa è solo interloquire.
@mauro72,
solo in questo momento ho letto il tuo post. Grazie. Ritornerò sull’argomento.
Bravo, mauro72,
“senza offesa e solo per interloquire”. Segno di buona educazione, questo. Però interloquire nel modo opportuno, non a sproposito, come tu fai, rinfacciando a me “insignificanti scommesse da bar”. Infatti questo è quello che hai fatto, e questo tipo di scommesse io ti ho rimproverato. L’ho fatto affettuosamente, come lo faccio con i miei figli, pur istruiti, però inesperti dei meccanismi che determinano sia gli avvenimenti fausti che quelli infausti. Ecco, di questa esperienza io mi faccio forte, non della “sapienza” che sfottentemente mi attribuisci.
La sapienza non mi appartiene, è la constatazione dei “dati di fatto”, maestra d’esperienza per chi vuole e sa cogliere il linguaggio dei fatti. Un esempio banale: se metto la mano sul fuoco, me la brucio, e questo è un “fatto” che parla chiaro e fa maturare la mia esperienza: mai più mettere la mano sul fuoco. Un antico proverbio siciliano recita: “a bona palora scinni l’omu da furca”. Parole nuove, per te. Quando avevo la tua età, alla “bona palora” preferivo quella cattiva: mi appagava, ma non pagava. Dovetti arrendermi, e convincermi che il “male non si vince col male”. La “conversione” a questa dottrina mi ripaga giorno per giorno, facendomi guadagnare stima e rispetto. Questa mia esperienza te la comunico, perché tu te ne avvalga, caro Mauro. Ma ti dirò dell’altro, se vuoi interloquisci, attingendo però alla tua sensibilità e alla “tua” intelligenza, piuttosto che a fonti d’informazione da prendere con le pinze, massime in questi tempi veramente oscuri per la verità. Mi sentirai ancora. Buona domenica.
@sicilianomiomalgrado, apprezzo quanto hai detto, la pensavo pure io come te, ma la nostra è una società distorta e varia, dove il perbenismo è visto come stupidità e solo in alcuni ambienti ti ripaga ( per l’appunto solo in certi ambienti)ricorda che tutto è relativo; il mondo della mafia è un mondo di sopraffazione di orrore di violenza e non c’è modo di redimerli, anche volendo non riescono è nel loro DNA, non hanno scampo sono circondati dai loro simili e solo fuggendo possono rifarsi una vita e ti invito a credermi; per tanto la nostra unica salvezza è tornare ad una società meritocratica dove vigono le regole e dove noi ( la società civile) diamo soltanto una possibilità a chi sbaglia,dopo pagherai le conseguenze. Credo che tu sia in buona fede, ma anni di questo perbenismo ha capovolto la nostra società e adesso viviamo da ex detenuti con posti alla regione alla provincia al comune mentre i figli della gente per bene che ha studiato si trova a spasso senza la possibilità di costruirsi un futuro. Saluti…
Caro mauro 72,
intanto ti invito a rileggerti nel tuo commento del 3 ott. 2011 17:07
Converrai che quel Mauro era “leggermente(?)” più brutale dell’ultimo Mauro.
Forse scartavetrando via ancora un altro po’ di ruggine, potremmo conoscere il Mauro genuino, diverso da quello che gli schizzi fangosi e maleodoranti emanati da chi ci sta intorno, avevano nascosto alla vista.
Diciamo che qualche modificazione genetica è possibile per tutti, anche se non ce l’aspettiamo? Un abbraccio.
P.S. Se vuoi conoscere meglio le mie idee, cercami su Google. A te il consenso o il dissenso.
Caro sicilianomiomalgrado,
ho solo tentato di approfondire un argomento molto ma molto delicato, che non permette di essere frainteso, quindi confermo quanto prima scritto e successivamente elaborato; se convieni io riaffermo con più forza “… quando un giorno sentiremo i nostri figli, nel loro linguaggio comune, apostrofare un tizio per offenderlo “…pezzo di Riina…” avremmo vinto la nostra guerra !”.
@mauro72,
Avevo capito già dal tuo primo commento, nonostante il tenore bellicoso che farebbe pensare a un individuo privo di misericordia, che certe espressioni un po’… eccessive, erano frutto dell’esacerbazione dell’animo, e non di cattiva indole. Il contesto più ampio dei tuoi interventi me lo conferma, e mi convince che sei anche una persona educata, oltre che istruita e sinceramente rispettosa delle regole di convivenza le quali, se rispettate da tutti, fanno la civiltà di un Comune come di una Nazione. Il mio pseudonimo no te lo dice che la pensiamo alla stessa maniera? Vivere la civiltà non ci è consentita, per colpa di una marmaglia che impone le sue “regole”, esponendo i buoni (ma quanti?)siciliani e la Sicilia in solido, al disprezzo dei popoli che le regole le rispettano traendo vantaggi inconcepibili per la nostra (faccio per dire)mentalità. Sperare di eliminare la mafia con l’uso delle forze dell’ordine, o con qualsiasi altra forza o modalità, ovvero rimedi “esterni al soggetto”, siano sanzionatori o repressivi, è un’idea da abbandonare, perché non ha funzionato e non funzionerà mai. Si potrà “sperare” di eliminare la mafia se si entrerà nella testa dei siciliani, per rimuovere convinzioni pietrificate da secoli che ci fanno scambiare la nostra profonda stupidità per furbizia, secondo la lingua italiana; ossia,“spirtizza”, per i pur simpatici catanesi; “scattrizza”, per un buon resto della Sicilia. Ma chi s’illude di che ci si riuscirà mai? L’impresa è veramente ardua.