Ma chi sono i veri matti? - Live Sicilia

Ma chi sono i veri matti?

L'esperienza di "Coralmente"
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“Ma tra questi chi sono i matti? Forse uno è quello lì con la maglietta celeste, quello che canta battendo troppo le mani. Oppure quello con la camicia bianca”. “Ma no, quello è un dottore, lo conosco”. Forse qualcuno se lo chiede tra le fila del pubblico quando li sente cantare. Salvo poi rendersi conto che forse saperlo non importa. Perchè ogni martedì pomeriggio nella chiesetta di via Pindemonte succede un piccolo miracolo: succede che si slacciano i “ruoli sociali”, e che non ci sono più differenze e barriere tra gli utenti di salute mentale, i loro dottori, i loro familiari, i loro amici.

Succede che ci sono solo coristi, contralti, soprani e tenori, e una voce solista. Ci sono i cuori pesanti di chi porta dentro di sè patologie mentali, i cuori pesanti di chi le combatte, le cura, e quelli di chi ogni giorno sopporta silenziosamente la vista del proprio figlio o padre combattere la malattia mentale, e lo stigma. Eppure succede che tutti insieme si librano cantando e fanno venir fuori melodie che incantano.” Coralmente”. Il miracolo della musica che arriva dove non possono le parole. E anche raccontarlo con le parole è difficile.

È iniziato tutto nove anni fa– ci racconta lo psichiatra dalle idee speciali che ha creato questo coro polifonico, il dottore Giuseppe Romano- io stesso con la mia famiglia facevo parte di un coro ed ogni volta che andavo e poi tornavo mi sentivo così bene, così emozionato che mi sono detto: ma se la musica dà queste emozioni, perchè non dovrebbe darle anche a chi è più fragile, svantaggiato? Così ho provato.” E ci ha visto bene il dottore Romano, perchè “Coralmente” il coro a cappella polifonico dell’Asp non è stato solo un successo. Ma molto di più. “Siamo una quarantina tra utenti, dottori, volontari e familiari degli utenti. La musica fa qualcosa di magico, la maggior parte degli utenti che fanno parte del Coro ha visto la terapia farmacologica diminuire e le ricadute sono statisticamente minori”.

Sotto la bacchetta orchestrale di Livio Girgenti, “Coralmente” conta già almeno 70 concerti. Si sono esibiti tra lo stupore della folla, di quella che pensa che i “matti” fanno gesti inconsulti e cose strane, e poi dice “ma guarda questi sono matti cosa riescono a fare”. Hanno parlato di loro su Rai Tre, hanno cantato alle Gole dell’Alcantara, a Ragusa, Trapani, Erice, Mussomeli Isnello, Prizzi. Ma non solo in Sicilia. Venerdì scorso si sono esibiti a Trento nell’ambito di un incontro tra associazioni “La parole ritrovate”.

“È stato uno dei concerti più emozionanti quello di Trento. Eravamo in una sala cinema e il pubblico ha cominciato a fare la ola, ad appluadire, è stato bellissimo. Siamo andati lì per parlare del nostro progetto, uno tra le tre esperienze riabilitative di maggior successo in Italia. E non è stato solo emozionante esibirsi e cantare ma anche fare tutto il viaggio insieme: è stata una scoperta vedere gli utenti sotto una luce diversa rispetto a quella a cui noi operatori siamo abituati, con tutte le sovrestrutture legate ai sintomi”. Infatti il coro polifonico nasce come progetto di inclusione sociale nell’ambito delle attività riabilitative promosse dal Dipartimento di Salute Mentale della A.S.P. 6 di Palermo.

“È la diversità che diventa ricchezza. Sono persone che da sole avrebbero grosse difficoltà ad esprimere sentimenti, emozioni o anche una sola nota, ma che insieme fanno venir fuori un’armonia magica”. Cantano musica sacra, gospel, brani contemporanei e sarà il fatto di potersi appoggiare l’uno l’altro: “Per esempio quando un corista ha una piccola ricaduta ed è costretta a rivolgersi alle strutture ospedaliere il gruppo lo cerca, lo chiama. Così ci si sente parte integrante di un gruppo, la migliore medicina per chi è affetto da malattia mentale”. Sarà il fatto di contribuire a creare qualcosa di magico, l’unione delle voci che fa melodia, sarà che non ci si sente più “utenti” ma coristi, e che insieme si fanno tournée e si ha un ruolo diverso ai propri occhi e a quelli dei propri familiari, ma il successo del coro non è solo morale, ma soprattutto clinico. “Abbiamo realizzato un sogno: sentirsi uguali nella diversità. Il nostro è un messaggio di speranza”.

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