Mentre il presidente Lombardo parla di rimpasto, e soprattutto di una connotazione più “politica” della sua giunta, ecco che i suoi tecnici sembrano volerlo anticipare. Accontentare. Vestendo i panni dei politici di professione. Il caso dell’assessore alla sanità Massimo Russo è ormai noto. La sua scelta di scendere in campo col movimento “Team Sud”, con tanto di presentazioni in pompa magna nel Trapanese, ha scatenato il malessere di qualche deputato della zona. Qualche mese fa, persino Livio Marrocco, tra i più saldi alleati della maggioranza lombardiana, esternava il suo malumore per un assessore che “sta lavorando bene, ma rischia, entrando in politica, di apparire meno credibile”. Per non parlare degli strali di Giulia Adamo, giunti al livello di guardia proprio nei giorni dell’uscita dell’Udc dal governo regionale. Ma Massimo Russo non è certo tipo da farsi intimidire. E il suo impegno in politica lo sta confermando anche in vista delle prossime amministrative palermitane, dove sta lavorando febbrilmente a una lista, dicono anche molto credibile, insieme a un altro assessore tecnico, quello all’Economia, Gaetano Armao. “Palermo Avvenire”, il nome della lista civica.
Insomma, si scrive tecnici e si legge “politici”. Come nel caso di Uccio Missineo, che una volta giunto nella rosa degli esperti di Lombardo ha scelto il “profilo basso”. Pochi casi. E la voglia di “non apparire molto”. Al punto da non rendere facilmente individuabile il partito nella cui “quota” è stato ricompreso il suo incarico assessoriale. Per sciogliere il nodo, Missineo ha scelto la nascita di una nuova forza politica, il Movimento popolare siciliano. Mps, l’acronimo, così simile a quello dell’Mpa da far sorridere, durante la seduta d’Aula in cui si sanciva il “varo” del nuovo partito, il presidente di turno, Santi Formica. Missineo, insomma, nel giorno dell’annuncio della nascita dell’Mps era lì, in prima fila. Altro che tecnico.
Come difficile è considerare un tecnico Daniele Tranchida. La sua “colorazione” politica, oltre ad essere stata ampiamente manifestata dal partito di riferimento, Futuro e Libertà, è stata rappresentata “plasticamente” in occasione della prima e discussa conferenza stampa del candidato sindaco Massimo Costa (quella del “peccato e dei peccatori”, per intenderci). Tranchida, infatti, ha assistito alla conferenza, su una poltroncina a metà strada tra quella di Nino Lo Presti e quella di Alessandro Aricò. A proposito di quest’ultimo, in prima fila, in occasione della sua “discesa in campo” come candidato sindaco di Fli, Mpa e Aps, c’era l’assessore al Territorio Sebastiano Di Betta. Un tecnico? Macché. Considerato “roba di Fli” fin dal suo insediamento (e in effetti è subentrato a un altro assessore “finiano”, Gianmaria Sparma), Di Betta, che nei giorni della sua nomina ammetteva: “Sì, sono vicino al presidente Fini”, a dire il vero, aveva in passato sposato in maniera assai “tangibile” la causa autonomista di Raffaele Lombardo. È stato lui, infatti, il primo finanziatore privato della campagna elettorale di quello che sarebbe diventato il governatore della Sicilia. Nonostante ciò, il presidente Lombardo, fino a pochi giorni fa, ribadiva la necessità di dare una connotazione più “politica” a questa giunta. Sarà forse solo una questione di colori. Perché nonostante la moda del momento, dettata dal governo Monti, abbia ridato vigore alla figura del tecnico, la compagine regionale non è che rappresenti a pieno questo identikit. E non ci riferiamo solo agli assessori attualmente in carica.
Quando ha deciso di uscire dal governo, giusto per fare un esempio, l’Udc ha deciso di “ritirare” il “suo” assessore Andrea Piraino. Ma non era un tecnico? Macché. Nello stesso giorno dell’abbandono della giunta, l’Udc lo ha nominato presidente del partito in Sicilia.
