"Niente sicurezza e qualità"| Chiusa l'Oncologia del Policlinico - Live Sicilia

“Niente sicurezza e qualità”| Chiusa l’Oncologia del Policlinico

Palermo. Dopo la morte di una paziente
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L’attività dell’unità operativa di Oncologia del Policlinico di Palermo è temporaneamente sospesa”. Inizia così il decreto dell’assessorato regionale alla Salute. Più che un decreto, in verità, è un atto d’accusa. E il passato da pubblico ministero di Massimo Russo stavolta non c’entra.

Nel gennaio scorso Valeria Lembo, 34 anni, viene uccisa da una dose fatale di chemioterapia. Dopo un mese di ispezioni e controlli l’assessore Russo non usa giri di parole e parla di “caso vero di malasanità”. Nel reparto di Oncologia mancano la qualità e la sicurezza necessarie per evitare nuovi errori. Dunque si chiude. Da lunedì una commissione prenderà in mano la situazione e “accompagnerà” il provvedimento di sospensione. Nessun problema per i pazienti che saranno trasferiti in altre strutture per ricevere le migliori e più adeguate cure. Le conseguenze, c’è da scommetterci, andranno al di là della sospensione dell’attività del reparto. Vacilla, infatti, la posizione dei vertici del Policlinico. Russo non lo dice chiaramente, ma fa capire di aspettarsi da loro un passo indietro.

Alla domanda se si arriverà alla rimozione dei responsabili di un errore madornale, risponde: “Facciamo appello ai livelli di responsabilità, ma anche alla sensibilità e alla coscienza di tutti coloro che hanno preso parte, con responsabilità diverse, alla sequenza che ha provocato la morte della paziente”. Una sequenza culminata nell’agghiacciante somministrazione di novanta milligrammi di Vinblastina anziché nove. “Al momento dell’ispezione la situazione non era cambiata. Non c’era stata nemmeno la dovuta attenzione dopo la morte della giovane donna. E’ evidente che ci sono livelli di responsabilità – aggiunge Russo – che competono al direttore aziendale, al direttore sanitario, al capo dipartimento, al responsabile delle unità complesse”.

Per prima cosa Massimo Russo chiede “scusa ai parenti della vittima perché non gli siamo stati vicini. Nessuno prima d’ora si era messo in contatto con loro. E’ inaccettabile”. Poi, l’assessore e il direttore generale Lucia Borsellino snocciolano le inefficienze del reparto scoperte assieme agli ispettori del Ministero. A leggere i passaggi del decreto di sospensione si rimane sgomenti. “Sono mancanti strategie e politiche per la sicurezza e la qualità – si legge -, è evidente una totale assenza di integrazione fra università e azienda e quest’ultima non è in grado di esercitare alcun controllo sulle attività assistenziali svolte dal personale universitario” Ed ancora: “Non è formalizzato chi è autorizzato a prescrivere, a preparare e a somministrare i farmaci antiblastici. Le prescrizioni vengono effettuate prima di vedere i pazienti, trascrivendo quanto precedentemente riportato e non vengono controfirmate dal medico strutturato.

La preparazione è affidata al personale infermieristico, talvolta precario. Non viene effettuata una formazione specifica dal 2004. La farmacia ha un mero ruolo di distributore di medicinali senza potere verificare quali e quanti pazienti utilizzeranno i quantitativi di farmaci prescritti”. Non è stato un caso allora che il giorno della morte di Valeria Lembo nessuno si sia sorpreso delle richiesta “anomala di Vinblastiba”. In un solo giorno la quantità utilizzata abitualmente in un mese.

Ci sono da rivedere tante, troppe cose nell’organizzazione del reparto. A cominciare dal ruolo degli specializzandi che, lo ribadisce l’assessore, non “possono sostituire i medici di ruolo nella struttura”. E’ una delle questioni più spinose dell’inchiesta penale per omicidio colposo. Secondo i primi riscontri, a prescrivere la dose mortale sarebbe stata Laura Di Noto, dottoressa ufficialmente in servizio in un altro reparto ma operativa in Oncologia.

Quel giorno Sergio Palmeri, il professore che aveva in cura la ragazza e responsabile della sua cartella clinica, non c’era. Anche lui è indagato dalla Procura. La Di Noto, però, sostiene di avere firmato la terapia solo dopo aver verificato che i novanta milligrammi erano stati segnati in cartella da un altro medico. In ballo ci sono pure le posizione di un medico specializzando, Alberto Bongiovanni, che ha segnato 90 sulla cartella clinica del paziente, e dello studente universitario Gioacchino Mancuso, che ha riportato il numero sulla prescrizione di terapia il giorno della seduta”. Completa la lista degli indagati l’infermiera professionale Clotilde Guarnaccia.

Alla luce di quanto accaduto e di quanto scritto nel decreto di sospensione due domande sorgono spontanee: era necessario un evento così drammatico per attivare i controlli? “Ci sono dei responsabili che non hanno vigilato”, ribadisce l’assessore Russo. Siamo certi, al di là del gravissimo caso della morte di Valeria Lembo, che al Policlinico i pazienti siano stati curari bene? La risposta è “Sì. I protocolli sanitari sono stati rispettati”. E’ l’unica nota positiva in un quadro disarmante che l’assessore si è impegnato a risolvere, “mettendoci la faccia”.


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