Beni culturali, vinto il ricorso | A rischio gli altri dipartimenti - Live Sicilia

Beni culturali, vinto il ricorso | A rischio gli altri dipartimenti

Un parere del Cga dà ragione, tra gli altri, ad Adele Mormino e Sebastiano Tusa che si sono opposti alla riforma del dipartimento voluta da Gesualdo Campo. Ma adesso il principio potrebbe estendersi a tutti i rami dell'amministrazione.

Un ricorso, un semplice “parere” potrebbe mettere sottosopra l’intera struttura amministrativa regionale. Il ricorso di cui parliamo è quello presentato al Cga da diversi dirigenti del dipartimento Beni culturali, che si sono opposti alla riforma dei dipartimenti voluta dal dirigente generale Gesualdo Campo. Una riforma che, ad esempio, portava da 27 a circa 90 i “servizi” (i rami della burocrazia che “compongono” i singoli dipartimenti).

E i ricorrenti hanno avuto ragione. Il decreto, trattandosi, nella sostanza, di un regolamento, infatti, avrebbe dovuto passare attraverso il parere non vincolante ma obbligatorio proprio del Cga. Parere che non è stato richiesto. Per questo, i giudici hanno dato ragione ai dirigenti, considerando “nulli” tutti gli atti che discendono da quel decreto.

I dirigenti che hanno presentato ricorso sono ex o attuali soprintendenti: Stefano Vassallo, Maria Luisa Famà, Pietro, Morgano, Francesco Santa Lucia, Francesca Spatafora, Beatrice Basile, Sebastiano Tusa, Matteo Scognamiglio, Sergio Aguglia, Adele Mormino, Simonetta Scordato, Giovanna Cassata, Valeria Li Vigni, Luigi Maria; Gattuso. E il ricorso in realtà è rivolto a tutta una serie di decreti del presidente della Regione Lombardo e determinazioni del direttore Campo.

Il Cga nel suo parere è molto chiaro: “Non c’è alcun dubbio, infatti, – si legge – che il parere di questo Consiglio di giustizia amministrativa sugli atti aventi natura regolamentare emanati dalla Regione siciliana sia in tutto analogo – salvi i peculiari profili di inderogabilità ex lege, di cui si dirà infra – a quello che è, per i Regolamenti governativi, il parere del Consiglio di Stato: ossia un parere obbligatorio, sebbene non vincolante”. Insomma, considerato che gli atti impugnati, al di là della “dicitura” hanno una natura regolamentare, il parere del Cga è obbligatorio. Ma sarebbe stato “dimenticato” dalla Regione. E non solo nel caso della riorganizzazione dell’assessorato ai Beni culturali.

Tra i decreti impugnati, infatti, c’è anche il 370 del 2010. Si tratta, per intenderci, del decreto attuativo della riforma di tutti i dipartimenti regionali. Insomma, il Cga, nel caso dei soprintendenti ha enunciato un principio che potrebbe estendersi a tutti i dipartimenti regionali. Perché, come spiegano i giudici nel loro parere facendo riferimento proprio “in primis” a quel decreto, vanno considerati illegittimi “tutti gli impugnati atti e provvedimenti amministrativi successivi, applicativi o conseguenti” per i quali “non sia stato preventivamente acquisito il parere obbligatorio di questo Consiglio di giustizia amministrativa”. Insomma, il precedente adesso c’è: se qualche interessato vorrà impugnare atti derivanti dalla riforma della struttura regionale potrà farlo. E potrebbe prepararsi così, per l’amministrazione , un nuovo, inaspettato terremoto.


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