Processo D'Alì, il pentito: |"In rapporti con i Messina Denaro" - Live Sicilia

Processo D’Alì, il pentito: |”In rapporti con i Messina Denaro”

Sorpresa all'esordio del processo al senatore del Pdl, Antonio D'Alì. L'accusa deposita il verbale del collaboratore di giustizia Giovanni Ingrasciotta. Nel documento si cita il sostegno elettorale della mafia e i rapporti con i Messina Denaro.

Palermo. L'accusa è di concorso esterno
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PALERMO – I rapporti con i Messina Denaro e alcuni piccoli, ma non trascurabili, episodi. All’esordio del processo al senatore del Pdl, Antonio D’Alì, per concorso esterno all’associazione mafiosa – che si svolge col rito abbreviato di fronte al gup di Palermo, Giovanni Francolini – arriva la prima sorpresa. Che ha un nome e un cognome: Giovanni Ingrasciotta. I pm che conducono il processo, Paolo Guido e Andrea Tarondo, hanno infatti depositato un verbale in cui il collaboratore di giustizia ricostruisce i rapporti fra il senatore D’Alì e i Messina Denaro, il defunto Francesco e il ben noto figlio Matteo, la cui latitanza è ormai quasi ventennale. L’accusa ha anche chiesto che il pentito sia sentito come teste nonostante l’opposizione della difesa di D’Alì, rappresentata da Gino Bosco e Giovanni Pellegrino.

Le dichiarazioni di Ingrasciotta sono entrate nelle misure patrimoniali che hanno riguardato Giuseppe Grigoli, il re dei supermercati del Trapanese, e anche Carmelo Patti, il patron della Valtur. Nel verbale depositato stamane il pentito racconta i datati rapporti che sarebbero intercorsi fra D’Alì e i Messina Denaro. In particolare il collaboratore parla del sostegno politico da parte della famiglia mafiosa egemone del Trapanese nel 1994, quando D’Alì fu eletto per la prima volta al Senato della Repubblica. Riunioni, distribuzione di fac-simile e anche appostamenti affinché i manifesti elettorali non venissero toccati. Poi Ingrasciotta parla anche di un episodio, sul finire degli anni ’80, in cui l’intercessione di Antonio D’Alì avrebbe salvato la vita a Salvatore D’Ambra, titolare di una finanziaria che ha prosciugato i risparmi di diverse famiglie del Trapanese. Fra queste c’erano anche i Messina Denaro e solo grazie all’intervento di D’Alì, sostiene Ingrasciotta, la storia non finì in un bagno di sangue.

Ingrasciotta va a infoltire la schiera di collaboratori di giustizia che parlano contro il senatore del Pdl. Fra gli altri ci sono l’ex braccio destro di Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, e l’ex imprenditore e presidente della squadra di calcio del Trapani, Antonino Birrittela, arrestato nel 2005 e buttatosi pentito. Parlano del sostegno della mafia alle tornate elettorali del ’94 e del 2001, di presunti appalti pilotati e del porto di Trapani: un giro vorticoso di denaro in vista dell’approdo della Coppa America.

Per il senatore D’Alì, i cui legali hanno depositato una memoria di duemila pagine per smontare le accuse della Dda di Palermo, si tratta di “accanimento” giudiziario: per due volti i pm avevano chiesto l’archiviazione e per altrettante volte è stato imposto il supplemento d’indagine. Il giudice si è riservato di decidere sull’ammissione del teste Ingrasciotta e ha rinviato l’udienza al 30 novembre prossimo.


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