Razza: “Azzeriamo| il centrodestra” - Live Sicilia

Razza: “Azzeriamo| il centrodestra”

A Catania il partito rimane nella maggioranza che appoggia il sindaco Stancanelli. Nella coalizione a sostegno di Nello Musumeci ha regnato la disunione, con “egoismo e ricatti da parte di chi ha puntato sulla sconfitta”. Ora serve rifondare tutto e dare spazio al nuovo

CATANIA – Ruggero Razza, 32enne avvocato penalista catanese, esponente de La Destra, è stato fino a qualche ora fa vicepresidente della Provincia regionale. A lui chiediamo un giudizio sulle elezioni, ma anche sul quadro politico etneo in generale.

Cominciamo dal Comune di Catania: La Destra è o no nella maggioranza del sindaco Stancanelli?

Noi siamo entrati in maggioranza quando si è formato il rassemblement che ha sostenuto la candidatura di Nello Musumeci alla presidenza della Regione Siciliana. Ovvio che rimaniamo in maggioranza. È una questione di serietà umana e politica.

È trascorsa una settimana dalle elezioni, si attendeva questo risultato?

Fino all’ultimo abbiamo sperato in un diverso epilogo, inutile negarlo. Ma a Nello Musumeci questa volta veniva chiesto davvero un miracolo.

Abbiamo letto e sentito tanti commenti positivi sulla vostra avventura elettorale, ma anche alcune critiche, pure dal fronte interno.

L’intervistato a volte è come l’imputato che decide di sottoporsi all’esame delle parti. Non c’è l’obbligo di dire la verità. Alcuni questa regola l’hanno applicata in pieno.

Chi per esempio?

Non polemizzo con nessuno. Ho letto con fastidio molte bugie. Ma non ho alcuna meraviglia: si sa, la vittoria ha tanti padri, la sconfitta è orfana.

Chi ha vinto in Sicilia?

Iniziamo da chi ha perso: tutte le forze politiche. E non ho colto alcuna umiltà dai partiti di fronte alla scelta di quasi il 60% dei siciliani di non votare o esprimere la preferenza per Grillo. Nessuna autocritica.

Ma almeno Crocetta ha vinto.

E chi lo nega! Certo, io mi riconosco nei commenti di Sergio Scandura o di Pietrangelo Buttafuoco. Non ci siamo addormentati il 28 ottobre in Sicilia e svegliati il 29 in Emilia Romagna. Basta leggere i dati di lista e dei singoli candidati (come Micciché, a meno 70 mila voti personali rispetto al totale della coalizione).

Saverio Romano ha detto che «non c’è stato il boom della lista Musumeci a Catania» e Giuseppe Castiglione ha parlato di mancato “effetto Musumeci”.

A Catania abbiamo confermato lo stesso risultato percentuale delle elezioni provinciali del 2008. Ci aspettavamo qualcosa in più, ma almeno non abbiamo perso consensi, nonostante Grillo e l’astensione. Come presidente poi, Nello Musumeci ha superato in numero assoluto di voti la coalizione (facendo meglio di Crocetta). Vanno poi considerate anche le migliaia di persone che hanno votato solo la nostra lista, esprimendo la preferenza non certo per il partito, ma per il candidato presidente. Insomma, lo dico in modo netto: senza Musumeci si sarebbe finiti terzi, dopo Grillo.

Che cosa non ha funzionato?

Semplice, nel centrodestra ci siamo divisi. Per l’egoismo e i ricatti di chi ha puntato sulla sconfitta per dimostrare di essere determinante e ottenere seggi alle nazionali. Chi oggi dice che Pdl, Pid e noi non abbiamo voluto un centrodestra unito racconta balle colossali.

Soltanto questo?

Certamente no. L’elettorato ha mostrato stanchezza e chiede alla nostra parte politica di rinnovarsi, di accantonare le persone chiacchierate, di tornare alla politica-servizio. Bisogna azzerare tutto. Un ruolo importante lo possono svolgere i giovani, ma solo se riusciranno a sganciarsi dalle logiche interne ai partiti.

Per qualche ora ancora toccherà a lei guidare la Provincia, dopo le dimissioni del presidente Castiglione. E sulla nomina del commissario per Palazzo dei Minoriti, Michelangelo Lo Monaco, fedelissimo di Raffaele Lombardo, è già polemica.

Di certo a me non interessa restare alla Provincia un solo giorno in più di quanto previsto dai tempi di legge e lo stesso vale per l’intera giunta. Catania non è Caltanissetta, dove Lombardo ha tenuto in carica la giunta per più di due mesi dopo le dimissioni del presidente. Inoltre, per quanto mi riguarda, se il presidente Castiglione non si fosse dimesso, avevo già anticipato a Nello Musumeci che lo avrei fatto io entro la fine del mese.

Si sarebbe dimesso?

Questa campagna elettorale mi ha colpito. La gente sembra non riuscire a fare la differenza tra chi amministra con responsabilità e chi se ne approfitta. Ho svolto il mio mandato con impegno, senza mai staccarmi dalla mia attività di avvocato. Non ho accettato il telefonino di servizio, ho usato rarissimamente la macchina, ho utilizzato il 50% della mia indennità trasferendola per il mantenimento delle sedi e delle attività del nostro partito. E potrei proseguire oltre…

Quindi stacca la spina?

No, non dico questo. In questi anni di militanza ho riscontrato attorno a me un consenso crescente. Tanta stima, tanto affetto. Voglio mettermi a disposizione di un nuovo progetto e vorrei poter coinvolgere la mia generazione (e non solo) in un percorso che ci consenta di rinnovare la classe dirigente del nostro territorio.

 Un’ultima domanda. Di questa campagna elettorale qual è il ricordo più emozionante?

Non uno, ma due. Il primo, a Palermo, fuori dal Politeama. Stavo seguendo l’intervento di Nello Musumeci e d’un tratto si avvicina a me il figlio di un nostro amico di partito scomparso tanti anni fa. Ci siamo guardati, poi un abbraccio. Nessuna parola.

 Il secondo?

L’elezione di Gino Ioppolo. È il segnale, in tempo di crisi della politica, di come si possa uscire dal Parlamento per rimanere coerenti alle proprie idee e farvi rientro senza aver cambiato di una sola virgola le proprie posizioni. Un insegnamento per tanti, troppi giovani che vogliono per forza arrivare, senza sacrifici e a qualsiasi costo.

 


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