Parla l'imprenditore intimidito: | "La mafia non c'entra" - Live Sicilia

Parla l’imprenditore intimidito: | “La mafia non c’entra”

Artificieri in via Roma (Foto Ruggieri)

Allarme bomba in centro a Palermo. Evacuato un palazzo, traffico bloccato. Artificieri all'opera. Poi l'emergenza è rientrata, ma secondo gli inquirenti si tratta di una intimidazione.

ALLARME BOMBA IN VIA ROMA
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PALERMO – Mai ricevuto minacce o richieste di pizzo. L’imprenditore si definisce “un grande lavoratore che nulla ha che fare con certi ambienti”. Anzi, se provi a chiedergli se sia fatto un’idea di chi abbia voluto mettergli paura ipotizza che possa essere stata una ritorsione contro la sua “trasparenza e legalità”.

Stamattina in via Roma è scattato l’allarme bomba. È stato lo stesso titolare di un ingrosso di alimentari, tra i più attivi della città, ad avvertire i poliziotti. All’interno della sua Mini Cooper c’era la batteria di un telefonino, avvolta in un sacchetto di plastica e alcuni fili elettrici piazzati per simulare un finto innesco. Gli investigatori non escludono che sia stata opera degli uomini del racket.

Ascoltato in questura, N.D.M, 42 anni,  ha raccontato agli investigatori ciò che rassegna ai nostri taccuini: “Mi alzo ogni mattina all’alba per andare a lavorare. Mi rendo conto che al giorno d’oggi gli imprenditori sono a rischio, ma ho sempre condotto una vita modesta”. Il titolare dell’attività commerciale esclude la matrice mafiosa, non riesce a darsi una spiegazione, ma azzarda un’ipotesi: “Forse potrebbe essere stata opera di un cliente insoddisfatto. La mia azienda non fa credito. Abbiamo scelto la strada della trasparenza. Tutto in regola e pagamenti tracciabili con assegni. Forse il fatto di lavorare così ha dato fastidio a qualcuno”.

Nessuna macchia, dunque, tranne un errore di gioventù. Che l’uomo racconta subito senza esitazione, temendo che gli possa essere affibbiata la patente di pregiudicato: “Nel ’97 sono stato condannato a sei mesi per detenzioni di materiale esplodente. Avevo comprato dei botti di capodanno. Da allora nessun guaio giudiziario”. E un’attività commerciale senza macchia, nonostante l’ombra pesante della mafia in famiglia. Lo zio, infatti, è stato arrestato nel corso del blitz Perso e condannato in appello a otto anni. “Non posso certo rinnegare la parentela – spiega il nipote -, ma ognuno risponde delle proprie azioni. E io sono uno che lavora e paga regolarmente le tasse”.


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