Operazione "Araba Fenice" | Prime richieste di condanna - Live Sicilia

Operazione “Araba Fenice” | Prime richieste di condanna

Per Antonio Sacco e Pietro Asaro sono stati chiesti 20 e 14 anni di carcere. Entrambi finirono in manette nel 2011, nell'ambito dell'operazione antimafia "Araba Fenice", condotta dalla squadra mobile di Palermo, che portò all'arresto di 17 persone tutte affiliate alla famiglia Graviano, smantellando i vertici del mandamento mafioso di Brancaccio.

PALERMO – Dovranno ripresentarsi davanti ai giudici, il prossimo 13 marzo, Antonio Sacco e Pietro Asaro i boss di Brancaccio per i quali, nei giorni scorsi, il gip Nicola Aiello ha accolto la richiesta avanzata dai pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli di condana: 20 anni di carcere per Sacco e 14 anni per Asaro. Entrambi finirono in manette nel 2011, nell’ambito dell’operazione antimafia “Araba Fenice”, condotta dalla squadra mobile di Palermo, che portò all’arresto di 17 persone tutte affiliate alla famiglia Graviano, smantellando i vertici del mandamento mafioso di Brancaccio. Secondo l’accusa Antonino Sacco, detenuto in regime di 41 bis, sarebbe stato un esponente di spicco all’interno della famiglia di Brancaccio, partecipando in maniera attiva agli incontri tra i capi delle famiglie mafiose di Palermo, così come dimostrato dai video filmati dalla polizia all’interno di Villa Pensabene, la nota sala ricevimenti di via Patti a Palermo.

Riunioni monitorate per anni dagli agenti della sezione criminalità organizzata e dalle quali è poi scattata l’operazione. Sempre secondo l’accusa Sacco sarebbe stato il coordinatore della riscossione del pizzo negli esercizi commerciali nel quartiere Brancaccio. Proventi che Sacco, successivamente, provvedeva a dirottare e reivestire nel traffico di droga che la cosca intratteneva con i “cugini calabresi”. Secondo i pm , invece, Pietro Asaro sarebbe stato l’incaricato alla riscossione del pizzo attraverso il metodo delle intimidazioni. Asaro, inoltre, sarebbe stato incaricato dai vertici dello smercio delle sostanze stupefacenti ai vari pusher e intermediari. Droga che, secondo l’impianto accusatorio, proveniva dalle mani di Cesare Lupo, anch’egli arrestato nel blitz del 2011, che ha richiesto di essere giudicato con il rito abbreviato condizionato.

Dalle indagini condotte dagli agenti della squadra mobile di Palermo è emerso che Cesare Lupo era ormai il capo indiscusso della famiglia di Brancaccio. Lupo sarebbe stato addetto, insieme alla defilata Nunzia Graviano, al coordinamento e la gestione degli affari per conto della famiglia. Anche per Lupo la prossima udienza è fissata per il 13 marzo.

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