L'acido gettato tra la folla: tre arresti a Caltagirone | Le vittime: "Mesi passati tra ospedali e paura" - Live Sicilia

L’acido gettato tra la folla: tre arresti a Caltagirone | Le vittime: “Mesi passati tra ospedali e paura”

Gli inquirenti del Commissariato di Caltagirone e della Squadra Mobile di Catania, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal gip Gennaro arrestando i fratelli Filippo e Francesco Piazza assieme all'albanese Sajmir Thekna (con l’accusa di lesione aggravate in concorso fra loro). Lo scorso mese di giugno lanciarono acido solforico addosso agli spettatori di un concerto che rimasero sfigurati.

La svolta nelle indagini
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6 min di lettura

Filippo Piazza

CALTAGIRONE. Hanno un nome e un volto i presunti responsabili del vile atto di aggressione ai danni di oltre 30 giovani del 22 giugno scorso a Caltagirone. Durante una normale serata di musica venne gettato dell’acido solforico che causò gravissime ustioni, sfiguranti alcune delle vittime. Gli inquirenti del Commissariato di Caltagirone e della Squadra Mobile di Catania, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal gip Gennaro arrestando i fratelli Filippo Piazza classe 1991, Francesco Piazza (’89) e Sajmir Thekna (’91) nato in Albania e residente a Caltagirone, con l’accusa di lesione aggravate in concorso fra loro.

 

Francesco Piazza

Le indagini. Era il 22 giugno scorso e a Caltagirone: i “Water Color” avrebbero dovuto intrattenere con musica Jazz i numerosi cittadini che, come consuetudine, si ritrovano nei pressi del “Tondo Vecchio” per trascorrere la serata in serenità. Erano le 22,15, quando un giovane affacciandosi dalla balconata sovrastante l’arena, gettò sull’anfiteatro del liquido che raggiungeva i componenti del gruppo e decine di spettatori. Il liquido, era in realtà del pericolosissimo acido solforico ad elevata concentrazione, di quelli che di solito si usano come sgorgante. I giovani con l’ausilio di ambulanze e personale paramedico raggiunsero l’ospedale ma per sei di loro si dovette procedere al ricovero e poi ad ulteriori accertamenti e cure. I testimoni del fatto ebbero modo di segnalare alla Polizia, che iniziò subito le indagini, di aver visto un soggetto giovane, con i capelli rasati, alto circa un metro e settanta in jeans corti, maglia bianca, con il viso coperto da una bandana rossa. Grazie a serrate indagini gli inquirenti imboccavano la strada giusta, merito anche dell’ausilio di informative di natura fiduciaria.

Saimir Thekna

Anche attraverso l’analisi del profilo Facebook di Francesco Piazza venne accertato in sede di indagini che lo stesso era amico di Thekna Sajmir ed entrambi comparivano in alcune foto insieme a Filippo Piazza che pochi mesi prima aveva lavorato presso un noto esercizio commerciale ubicato nelle prospicienze del Tondo Vecchio. Ulteriori elementi sono serviti a ricostruire la dinamica del crimine attribuendo a Sajmir Thekna l’azione del lancio dell’acido, e ai due fratelli Piazza il ruolo di “palo”. Dopo l’atto criminale tutti e tre si sarebbero nascosti in un’abitazione di via Renda. Ulteriori e fondamentali riscontri sono stati ottenuti con l’ausilio degli uomini della Squadra Mobile di Catania e della Polizia Scientifica di Roma. L’analisi delle celle di telefonia mobile che coprono la “griglia” del Tondo Vecchio accertavano la presenza dei sospettati nel luogo e nelle ore dei fatti. Il movente sarebbe riconducibile a non ben specificati motivi legati a ipotetiche frizioni personali fra Filippo Piazza e al proprietario del locale sito nei pressi del Tondo Vecchio nonché un diverbio con la sua ex fidanzata che quella sera era presente nell’anfiteatro come spettatrice.

Conferenza stampa alla presenza del Procuratore Paolo Giordano e dei dirigenti della Squadra mobile e del Commissariato di Caltagirone

La notizia degli arresti, pubblicata su Livesicilia, già nel tardo pomeriggio di ieri, ha mosso il popolo di facebook che ha reso pubblico plauso all’attività degli investigatori. Stamani alla conferenza stampa hanno partecipato i giovani che quella sera hanno subito i maggiori danni. Il dirigente della Polizia di Stato di Caltagirone, Marcello Ariosto ha spiegato le modalità con cui sono state svolte le indagini sottolineando anche le difficoltà avute a seguito di alcuni “depistaggi” forse involontari che hanno rallentato l’attività degli uomini del commissariato di Caltagirone. Sulla vicenda hanno collaborato altre due persone. Una, che in un primo momento era stata inserita nella lista dei sospettabili ma poi rivelatasi estranea ai fatti ed un’altra che ha fornito indizi utili agli investigatori per risalire ai colpevoli.

Giovanna Floridia, foto del suo profilio Facebook

Fra i tanti ragazzi presenti stamani alla conferenza anche Giovanna Floridia la ragazza che maggiormente porta su di se i segni di quella sera e che ancora è sottoposta a cure mediche: “Non ho ancora metabolizzato la notizia. Non posso e non riesco a comprendere le ragioni di questo gesto e i danni che ho subito e che ancora sto curando sono la mia unica priorità. Ho compiuto 18 anni appena venti giorni dopo quella sera. Ho trascorso l’estate fra ospedali e medicazioni e tuttora devo sottopormi settimanalmente a dolorose medicazioni. Questi ragazzi non li conoscevo di presenza ma pensare che un mio coetaneo possa rendersi capace di un simile gesto mi fa stare ancora più male.”

Più teso il sig. Frazzetta, genitore del giovane diciassettenne, anch’esso ancora sotto cura. “Non posso non ringraziare gli uomini della Polizia di Stato per il lavoro svolto. Più volte in me era nata la preoccupazione che le indagini potessero prendere una strada senza uscita ma il tempo ha dato ragione alla richiesta di giustizia per mio figlio e per tutti gli altri ragazzi coinvolti. Come genitore sono tuttora sconvolto per l’accaduto. E’ atroce pensare che un figlio possa uscire per una normale serata fra amici ed essere chiamato in tarda serata per andare in ospedale, ancora peggio è sapere che il gesto è stato commesso da coetanei senza un movente ben chiaro e definito. Cosa c’entravano i nostri figli con questi presunti screzi con il titolare del locale?”

Raggiunto dalla notizia il primo cittadino di Caltagirone, Nicola Bonanno, ha fatto i complimenti agli uomini della Polizia di Stato di Caltagirone e al dirigente Marcello Ariosto per essere riusciti a dare una risposta concreta a quella forte richiesta di giustizia elevatasi dalla popolazione per un gesto terribile e scellerato come quello accaduto. Sappiamo, ha aggiunto il primo cittadino, che le risorse in termini di numero di uomini e mezzi a disposizione della Polizia non sono ottimali rispetto alla mole di lavoro che ogni giorno devono svolgere. I miei complimenti vanno anche in questa direzione, a ciascuno dei singoli uomini che sacrificano tempo, di molto superiore a quello lavorativo, per garantire alla nostra città un ottimo livello di sicurezza”.

Peri Twitter

Mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone

Aggiornamento ore 19.00“È certamente un risultato delle Istituzioni – commenta a LiveSiciliaCatania il vescovo di Caltagirone Monsignor Calogero Peri – quando sembrava che le indagini fossero finite in un vicolo cieco è venuta la svolta. Mi hanno anche informato della serietà con la quale gli inquirenti hanno condotto le indagini, provando l’estraneità ai fatti dei primi indiziati. Insomma quando l’opinione pubblica pretendeva il responsabile, pur avendo un indiziato le Forze dell’ordine non hanno ceduto alle lusinghe mediatiche. Questa è prova di grande professionalità e di senso di responsabilità. Adesso che i responsabili si sono trovati – continua –  mi vengono in mente i racconti e le espressioni dei ragazzi che subirono l’aggressione. Quel giorno diedero prova di una grande maturità civica, diedero anche prova di forza di spirito, di desiderio di speranza e di normalità. Ognuno di loro porta ancora i segni, non solo fisici, di quell’evento. Ma la soluzione non si trova certo nella vendetta o nella rabbia.
Insieme al risultato delle istituzioni oggi facciamo esperienza del fallimento, il fallimento di questi tre ragazzi, lo smarrimento delle loro famiglie, la confusione della società. Cosa vogliamo dai nostri giovani? Quale disagio vivono? Cosa pensano? Come possiamo percepire quello che accade loro?  – si interroga il vescovo – tante domande, alle quali sono sicuro che la nostra comunità sarà capace di dare le risposte, non creando né mostri, né vittime; non perdendo mai di vista, per chiunque, gli obiettivi di crescita, di responsabilità, di rispetto reciproco; e proponendo – conclude – il cambiamento come un valore percorribile”.


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