Scovato in un sottotetto | Così è finita la latitanza di Barresi - Live Sicilia

Scovato in un sottotetto | Così è finita la latitanza di Barresi

Filippo Barresi

L'uomo, arrestato dalla polizia a Milazzo, è ritenuto responsabile di associazione mafiosa ed è implicato nella nota operazione antimafia “Gotha”. Alle forze dell'ordine ha detto: "Mi avete preso per un soffio".

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (MESSINA) – Filippo Barresi è in carcere. Il superlatitante è stato arrestato poco prima della mezzanotte di ieri dalla polizia. Un arresto che ha visto la resa “elegante” del ricercato, frutto della costanza di indagine del dirigente di un commissariato, quello di Barcellona, con a capo Mario Ceraolo, un poliziotto-segugio.

Barresi, 57 anni, 30 dei quali, a detta del procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, dedicati al crimine. Il crimine di Barcellona Pozzo di Gotto, che secondo Lo Forte è l’unico ad avere una struttura verticistica nell’ambito di Cosa nostra. E lì, in quel tratto di costa tirrenica del messinese, che la mafia è gestita da decenni dallo stesso staff dirigenziale. E il procuratore ha fatto 4 nomi, sempre gli stessi: Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Salvatore Ofrìa e Salvatore Sam Di Salvo. Tutti in carcere, arrestati quando operazioni antimafia di polizia o carabinieri hanno decapitato il clan. Ne mancava uno, di questi “dirigenti” del crimine organizzato, uno sfuggito alla retata della operazione Gotha: Filippo Barresi, latitante dal giugno 2011. Una latitanza, come qualche altra nel clan di Barcellona, studiata a tavolino.

La sua “specializzazione” era la gestione del ramo estorsioni. Era Barresi a coordinare quel giro che al clan dava il grosso delle entrate. Occorreva una persona “d’esperienza” per tirarne le fila, e quella persona era Filippo Barresi. Ecco perchè lo hanno voluto “fuori dalla galera”: con lui dentro, chi restava a gestire gli affari della “Famiglia”? E per tenerlo “fuori” l’organizzazione si è impegnata al massimo, stendendo una rete di protezione che doveva garantire la latitanza di Barresi.

Salvatore Cuttone

Mario Ceraolo ha detto:” Innumerevoli i rifugi che ha cambiato in questi 19 mesi di latitanza. Alcuni anche fuori Messina. In qualche caso è sfuggito alla cattura per un soffio”. Anche ieri, quell’abitazione di Milazzo sulla riviera di Ponente, zona semideserta, doveva essere il solito covo “mordi e fuggi”, ma Ceraolo era sulle sue tracce da troppo tempo per lasciarselo sfuggire. I poliziotti sono entrati in casa attraverso una finestra. In bagno, nascosto nel box doccia, gli agenti hanno trovano Salvatore Cuttone, incensurato 38enne di Milazzo, arrestato per favoreggiamento. Di Barresi nessuna traccia, ma un rumore metallico insospettisce i poliziotti. In un stanza, sul soffitto, c’è una botola, aperta rivela una scala retrattile, in metallo, e quella scala porta al sottotetto della casa. Barresi è lì, potrebbe essere armato. Il commissario Ceraololo gli parla, da sotto a sopra, da uomo a uomo: “Arrenditi, siamo in troppi”. E la resa arriva, con i complimenti ala polizia per la “silenziosa” irruzione. ” Stavo per fuggire anche da qui – ha detto il ricercato -. Mi avete preso per un soffio”.


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