Uccise una giovane mamma| Automobilista patteggia la condanna - Live Sicilia

Uccise una giovane mamma| Automobilista patteggia la condanna

Maria Ragonese, la vittima dell'incidente

Un anno e sei mesi di carcere. Pena sospesa. E ritiro della patente per due anni. Giovanni Calabria, 24 anni, salda il conto con la giustizia aperto il giorno in cui travolse con la sua macchina una sua coetanea, Maria Ragonese (nella foto), madre di una bimba di pochi mesi.

PENA SOSPESA
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PALERMO – Un anno e sei mesi di carcere. Pena sospesa. E ritiro della patente per due anni. Giovani Calabria, 24 anni, salda così il conto con la giustizia aperto il giorno in cui travolse e uccise con la sua macchina una ragazza. Una sua coetanea.

Maria Ragonese, 23 anni e madre di una bimba di sei mesi, stava attraversano la strada sulle strisce pedonali in via dell’Orsa minore. Era il 18 agosto dell’anno scorso. La giovane mamma lottò 24 ore contro la morte all’ospedale Civico.

Calabria, tassista di professione, ha scelto di concordare la pena. Si partiva da una condanna a due anni e tre mesi che, alla luce del patteggiamento e del riconoscimento delle attenuanti generiche, è scesa fino a un anno e sei mesi. Calabria, che è incensurato, ha potuto godere anche della sospensione condizionale della pena per cinque anni.

Dalle indagini è emerso che il giovane procedeva al centro della carreggiata, a fari spenti nella notte, e non fece alcun tentativo di frenata. Probabilmente, vista la “mediocre illuminazione artificiale,” così la definisce il giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello, non si accorse neppure che Maria e un amico transitavano sulle strisce. Il giovane se la cavò con delle ferite. Maria non superò i gravi traumi.

Subito dopo l’incidente, l’imputato si fermò per soccorrere la vittima. Poi, chiese perdono ai genitori di Maria Ragonese, che si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Daniele Fresta. Perdono per il dolore che aveva provocato loro nonostante considerasse l’incidente una tragica fatalità, causata, forse, da un colpo di sonno. “Una persona disperata. Sotto choc e incapace di ricordare cosa fosse accaduto”, la definì il suo legale, l’avvocato Stefano Santoro. Conosceva Maria da anni, erano cresciuti assieme nel quartiere. I suoi familiari andarono subito a casa dei Ragonese, a Ficarazzi, per abbracciare il padre della giovane mamma il cui cuore smise di battere in un letto di ospedale.


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